15 Settembre, 2002 Padania Acque spa Comitato Beni Comuni: Un vero «mercato di operatori privati in grado di sostituirsi al pubblico»?
Noi componenti del Comitato Beni Comuni leggiamo con piacere le dichiarazioni
di Giuseppe Dasti, presidente di Padania Acque spa, relative alla progettata
futura gestione in-house (cioè completamente pubblica) del servizio idrico
integrato, obiettivo primo e principale che ci siamo posti sin dal primo giorno.
Tuttavia si legge tra le righe che questa decisione verrà presa solo perché non
si è stati (a livello regionale e locale) in grado di attuare la privatizzazione
(su questa infatti mesi fa quasi tutti i sindaci si erano trovati tragicamente
d’accordo e anche Dasti la definisce una “buona” soluzione). Questa è certo una
delusione, avremmo preferito leggere che tale scelta si prendeva come atto di
rispetto per i diritti dei cittadini e come salvaguardia nei confronti del “bene
comune acqua”; ma tant’è, al giorno d’oggi bisogna accontentarsi e continuare a
lavorare in direzione dell’obiettivo che ci si prefigge. Chiediamo però
accoratamente al presidente Biondi di impegnarsi affinché la delibera che verrà
posta al voto tra pochi giorni all’ATO sia una delibera forte, di grande
spessore, di contenuto, che parli di diritti e non di burocrazia, una delibera
che possa far sentire tranquilli i cittadini cremonesi sul futuro della loro
acqua. Sarebbe ora di smetterla di far passare questa questione agli occhi della
gente come una “battaglia ideologica” e di riconoscere che si tratta invece del
futuro di un pezzo importante della qualità della vita di tutti. Siamo certi che
i sindaci, membri dell’ATO, siano pienamente in grado di capirlo e di valutarlo.
Proseguendo nel lavoro di stimolo che vorremmo avere, non possiamo fare a
meno di osservare con sconcerto e preoccupazione che questa partita sull’acqua
(e più in generale sui servizi locali ai cittadini) sembra essere giocata ogni
giorno in prima persona dalle aziende (Padania Acque ha per esempio appena
“creato” come propria autonoma iniziativa la nuova azienda di gestione),
lasciando in un angolo non tanto e solo i sindaci (e già è cosa grave), quanto
quelli che dovrebbero essere i reali organi di indirizzo, vale a dire i consigli
comunali. Come Comitato Beni Comuni pertanto chiediamo, come facciamo ogni
giorno, a sindaci ed amministratori locali di tutto il territorio cremonese di
prendersi un’ora di tempo per approfondire le ragioni vere (di cittadinanza) che
devono spingerli a scegliere la modalità in-house e a non farlo solo perché così
li spingeranno a fare i partiti di riferimento o i direttori delle aziende di
servizio: chiediamo loro di riprendere fortemente in mano il loro ruolo di guida
politica. Per esempio chiedendo a Padania Acque quali sono le modalità previste
nella neonata Padania Acque Gestione spa per assicurare il controllo da parte
degli enti locali che loro come sindaci hanno il compito di guidare. Questo
infatti (il cosiddetto “controllo analogo”) è fortunatamente una delle
condizioni essenziali previste dal modello in-house e significa semplicemente
che una azienda in-house deve prevedere al suo interno strumenti (di indirizzo e
controllo da parte degli enti locali) del tutto simili a quelli che l’ente
locale mette in opera ogni giorno su un qualunque altro servizio tenuto in
gestione diretta.
Infine rivolgiamo a tutti i lavoratori di tutte le aziende del territorio che
si occupano di gestione idrica un invito ad interessarsi con attezione del
futuro delle loro aziende (che è il loro personale futuro). Leggere (come si
legge nell’intervista a Dasti) che si attende in Italia la creazione di un vero
“mercato di operatori privati in grado di sostituirsi al pubblico” per compiere
eventualmente in futuro “altre scelte anche con aperture al privato” a noi
preoccupa molto. Lo stesso dovrebbe essere per loro.
Per il Comitato Beni Comuni - campagna Giulemanidallacqua
Giampiero Carotti