15 Settembre, 2002
Gli effetti dell’accordo sul TRF di Gian Carlo Storti
12 milioni di lavoratori saranno chiamati a decidere sulla destinazione del loro TFR.
Gli effetti dell’accordo sul TRF.
12 milioni di lavoratori saranno chiamati
a decidere sulla destinazione del loro TFR.
Le regole sul conferimento del Tfr, stabilite
nella riforma pensionistica Maroni e ora
anticipate dalla Finanziaria di un anno,
scattano per tutti dal 1° gennaio 2007, e
ci saranno sei mesi di tempo, da gennaio
a giugno, per scegliere la destinazione del
proprio Tfr .
Entro il 30 giugno 2007 quindi circa 12 milioni
di lavoratori dipendenti saranno chiamati
a decidere cosa fare del proprio trattamento
di fine rapporto, l'accantonamento annuale
che il lavoratore si ritrovava a fine carriera
sotto forma di liquidazione.
Il TFR ora si potrà utilizzare per far decollare la
seconda gamba previdenziale, cioè quella
parte di pensione complementare che dovrebbe
rimpinguare le magre pensioni che si prospettano
per i giovani.
Ecco in concreto i passi che il lavoratore deve fare.
Occhio alla tempistica: ogni lavoratore ha
davanti almeno tre opzioni:
-aderire a un fondo pensione chiuso o aperto, a seconda che sia frutto
di un accordo tra l'azienda e il sindacato,
o che sia invece promosso da banche e altri
soggetti finanziari;
-crearsi un piano pensionistico individuale
(un «Pip», nel gergo dei gestori dei fondi),
promosso di solito dalle assicurazioni;
-lasciare il Tfr in azienda.
Assunta la decisione, il lavoratore dovrà comunicarla
appunto entro giugno 2007 all'azienda, compilando
un apposito documento.
Avvertenza : se non si esprime alcuna scelta
entro i sei mesi scatta il meccanismo del silenzio-assenso
ed il Tfr sarà trasferito a un fondo negoziale,
da cui si potrà uscire dopo tre anni di permanenza.
In caso l'azienda abbia aderito a più fondi,
sarà conferito in quello individuato d'accordo
con i sindacati, o (in mancanza di accordo)
nel fondo in cui sia presente con il maggior
numero di lavoratori. Se manca del tutto
un fondo negoziale, il Tfr andrà a una gestione
residuale dell'Inps.
Una volta iscritto al fondo, tanto il lavoratore
dipendente, quanto quello autonomo che si
iscrive ai fondi pensione aperti o ai «Pip»
(i piani individuali previdenziali), potrà
versare di tasca sua un contributo massimo
di 5.164 euro all'anno, completamente esente
da prelievo fiscale, e dunque molto conveniente.
Per i fondi chiusi, c’è anche il contributo
del datore di lavoro. La pensione integrativa
si potrà ricevere al momento in cui scatteranno
i requisiti di pensionamento ordinari. L’assegno
verrà tassato con un’aliquota dell’11% (che
forse verrà ridotta).
La cifra da versare mensilmente sarà decisa
da ogni singolo lavoratore e ovviamente dipenderà
dalla propria capacità di risparmio, da quanto
manca alla pensione, e dal futuro andamento
dei mercati.
Commenti.
Soddisfatti per l'intesa i sindacati. Sul
Tfr è stato raggiunto ''un buon accordo nell'interesse
del Paese - è il giudizio del leader della
Cgil, Guglielmo Epifani -. Abbiamo trovato
la quadratura del cerchio''. E' ''un'intesa
storica che sana un'ingiustizia che durava
da dieci anni per i giovani e i meno giovani''
è stato il commento a caldo del leader della
Cisl, Raffaele Bonanni. E di ''ottimo accordo
soprattutto per i giovani - parla il segretario
della Uil, Luigi Angeletti -. Abbiamo guardato
soprattutto gli interessi dei giovani e la
possibilità di garantire loro pensioni decenti''.
Conclusioni provvisorie.
Dalla situazione caotica iniziale sul TRF
si è arrivati ad un buon accordo di concertazione
a tre: Governo, Confindustria e Sindacati.
Mi pare proprio un punto a favore di Prodi
ed alla sua politica tesa a costruire intese
con le parti sociali.
Quello che piu’ è importante è che finalmente
partono i fondi pensione che sicuramente
avvantaggeranno i giovani lavoratori. Insomma
anche in questi il paese diventa piu’ europeo,
Non bisogna perdere la fiducia.
storti@welfareitalia.it
articolo pubblicato su “ Il Piccolo “ di
sabato 28 ottobre 2006.
 
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