15 Settembre, 2002
Notizie del Comitato Beni Comuni
Campagna «acqua pubblica» e il Forum di Nairobi
Campagna per la pubblicizzazione dell’acqua
In provincia di Cremona ai banchetti (escludendo quindi quelle poi raccolte
al proprio interno dalle varie associazioni) sono state raccolte circa 700
firme. È un risultato positivo, considerando l’obiettivo finale delle 3.500
firme. Notevole impegno ha dimostrato il gruppo di Casalmaggiore che da solo ha
messo in fila sinora 235 firme.
Aggiornamento sulle prossime date cremonesi:
- la data di sabato 17 febbraio viene spostata a domenica 18
febbraio a causa della concomitanza con la manifestazione di Vicenza, a cui
molti di noi intendono partecipare.
- la data del banchetto del sabato successivo, 24 febbraio, è stata
“adottata” dal GAS di Cremona.
Le date dei banchetti del nostro comitato provinciale in questa settimana:
- giovedì 1 febbraio, Offanengo (mercato settimanale)
- giovedì 1 febbraio, Castelleone (rassegna Finestra sul mondo: sala Leone),
ore indicative 20.45-22.30;
- sabato 3 febbraio, Cremona (nei pressi della Galleria 25 aprile), ore
indicative 16.00-19.00;
- sabato 3 febbraio, Casalmaggiore (p.za Garibaldi), ore indicative
9.30-12.00.
A livello nazionale, la campagna pare procedere a gonfie vele.
In Lombardia è appena giunta l’adesione ufficiale delle ACLI di Milano.
Altre adesioni importanti continuano ad arrivare.
In Campania (un dato per tutti) hanno già raccolto 6.000 firme,
ma sulla mailing list della campagna continuano a circolare mail in cui gli
stessi organizzatori dei banchetti rimangono stupiti di quanto massicciamente e
convintamente la gente stia rispondendo.
*
Comunicazioni di Paolo Rizzi - Comitato Italiano Contratto Mondiale
sull'acqua
Prepaid water meter
Nairobi 28 gennaio 2007
Nel piccolo slum di Soweto in Nairobi i poveri pagano l'acqua alle pompe private
al prezzo di 3 Kshs per 20 litri mentre con la stessa cifra ai rubinetti
se ne ricevono 120 perché il prezzo medio è 25 kshs per metro cubo.
Nel Sud Africa, un pò meno povero, nella città di Soweto i poveri prepagano se
vogliono essere collegati alla rete idrica.
Nel piccolo slum di Soweto a Nairobi vedo il primo grande palo, simile a quelli
dello stadio Moi di Kasarani, che con tanti riflettori fa luce allo slum,
come annuncia la campagna del grande manifesto esposto a Uhuru park: un faro per
gli slum illumina la vita.
Nella grande Soweto in Johannesburg vogliono, sull'esempio dell'acqua, fare
prepagare anche l'energia..
La neonata Rete africana per l'acqua traccia i suoi 5 obiettivi non negoziabili
: il terzo rifiuta il sistema del " prepaid water meter" di cui vi descrivo la
storia, estraendola da un opuscolo distribuito al terzo incontro conclusivo
dedicato alla costituzione di questa rete e che trovate sul sito www.apf.org.za
PREPAID WATER METER è una nuova tecnologia introdotta dalla J.W.
Johannesburg Water nel 2003 a Phiri, un quartiere di Soweto. Se non hai i soldi
per pagare unità d'acqua, "ti tagli da solo" dal servizio. I funzionari della
J.W. dopo tre anni dicono di avere risparmiato 90 miliardi di litri d'acqua, ma
non dicono che hanno negato un diritto umano e represso le proteste.
È stata proposta ai residenti la cancellazione del debito accumulato se
accettavano di mettere il contatore: una proposta senza via d'uscita. Alla
fine J.W. dichiara il successo dell'operazione "Gcina Manzi" che ha esteso ad
altri 13 quartieri della città questa tecnologia, nonostante le proteste contro
la Suez/Lyonnaise des Eaux, organizzate dal Anti Privatization Forum, autore di
una ricerca attraverso un questionario alle famiglie nel maggio 2006.
Ha risposto il 15%, pari a 176 famiglie, i cui i componenti sono al 84%
disoccupati o ricevono un reddito medio di R 1000 di cui 3/4 in forma di
pensione di sussistenza; inoltre nel 36% di queste famiglie risultava esserci
almeno un malato.
Queste famiglie avevano accettato la proposta che prevede la fornitura gratuita
di un massimo di 6.000 lt al mese, ma è stato calcolato che una famiglia
media di 7 persone ( e qui le famiglie sono molto numerose) consuma tra i 2.700
e i 9.300 litri in più dei 6.000 gratuiti, di fatto corrispondenti a soli 30
litri a persona.
La ricerca ha rilevato che la media dei "tagli" è stata di 8 volte all'anno ed
inoltre molti contatori sono stati causa di malfunzionamenti perché vanno a
batteria e J.W. non fa la manutenzione costante, il che si traduce in giornate
senza acqua. Se si deve sostituire il contatore si pagano altri R 80.
Le donne, che da sempre si prendono cura della casa e dell'acqua, si sono
caricate anche del controllo per limitare gli usi quotidiani, che penalizza le
necessità femminili quando serve più acqua per l'igiene durante il ciclo
mestruale. Inoltre il contatore limita l'uso di acqua agli sciacquoni.
La ricerca si è conclusa con un dato di insoddisfazione da parte dell' 85%
delle famiglie.
Le proteste sono state criminalizzate e le connessioni abusive hanno portato ad
arresti.
Le famiglie che hanno voluto uscire dal contratto e bypassare il contatore di
limitazione hanno pagato R400 per questa operazione.
Oggi l'installazione dei limitatori si è estesa anche a Magale City, Stretford,
Extension4, Evaton West e Alexandra, dove tutte le scuole hanno il misuratore.
La conseguenza, per chi non accetta il misuratore è quella di andare alle
pompe del quartiere, con fatica e code. La cosa peggiore di questa iniziativa è
che dietro i termini usati da Lyonnaise des Eaux "risparmio" e "sprechi" passa
l'accettazione della negazione di un diritto umano.
Il Contratto Mondiale sull'acqua ha, come sapete bene, lo slogan H2OK e chiede
con questo OK un accordo per 50 litri gratuiti per tutti, specialmente per i
poveri. Nelle strade di Nairobi vediamo un altro manifesto con lo slogan H2Ow
che promuove la Davis & Shirtliff abbinando acqua ed energia solare.
Mario Agostinelli è solarmente felice di vedere questi cartelli promuovere
uno degli obiettivi da lui portati al Forum sociale di Bamako : "un pozzo - un
pannello solare" e ci scommetto che rientrando in Italia, rinnovabilmente
ricaricato dall'energia del forum sociale mondiale, sommerà questo slogan con
quello del contratto mondiale facendo un H2Okw.
Emilio Molinari ha comunicato, nel partecipatissimo seminario, che il Comitato
Italiano per il Contratto Mondiale sull'acqua non ha soldi, ma è promotore
della campagna per 1 centesimo di euro al metro cubo di acqua erogata, da
destinare in Italia per la cooperazione internazionale, e questo muoverà grandi
risorse. Vi segnalo che nel mio ATO nella provincia di Novara e Verbania quest'anno
raccoglieremo 442.000 euro.
Chissà se su questo esempio si farà il centesimo al Kw/ora, così da dotare di
acqua e di luce per la vita i "popoli in baracche o in ville da bidone".
Io credo di sì ed ho fiducia perché qui a Nairobi abbiamo incontrato anche
tante suore e padri missionari altermondialisti che a partire dall'Africa
raggiungeranno le coscienze occidentali. Tutti , credenti e non credenti,
consideriamo la vita un dono da non prepagare
**
Nairobi Kasarani Moi 23 gennaio 2007
Cinquanta scellini per mezzo litro di acqua minerale questo è il prezzo che
devono pagare per la loro sete i frequentatori del Forum Sociale Mondiale di
Nairobi nell'area dello stadio Kasarani Moi.
Quei pochi abitanti degli slum che sono riusciti a raggiungere il forum,
sono gia abituati a pagare di più l'acqua dei loro concittadini ricchi ma Alex
Zanotelli, che interviene al primo seminario organizzato dal Comitato Italiano
per il Contratto Mondiale sull'acqua denuncia questo scandalo, che finanzia le
multinazionali private e produce tonnellate di rifiuti. Trovo anche le
bottigliette da 25 cl che tanto avevamo combattuto perché non venissero
autorizzate per legge in Italia come obbligo per i ristoratori.
Ricordo che al Forum Sociale Mondiale che si era tenuto a Mumbai in India era
organizzato un servizio di rifornimento di acqua purificata per i delicati
stomaci western occidentali al prezzo di 5 rupie, se riempivi la bottiglia che
avevi svuotato, e 10 rupie se ne pretendevi una nuova. Inoltre tutti i servizi
igienici erano occasione per segnalare ai fruitori con manifesti ben visibili
che fognature e accesso all'acqua per tutti sono ancora da conquistare.
Anche il catering a Mumbai era etico e pur in assenza di bicchieri e piatti in
ma-terbi, delle bellissime stoviglie in legno e piatti fatti con le foglie di
banana pressate erano a disposizione di tutti e per il caffé le tazzine erano di
coccio. Qui a Nairobi sfortunatamente è tutta plastica.
Fanno eccezione le tende fuori dal gate 19 dello stadio che sono gestite da
africani ed offrono dell'ottimo cibo a solo 300 scellini, in piatti di metallo
che poi vengono lavati in una catena di bacinelle con poca acqua fino alla
pulizia finale.
Siamo in pochi a raggiungere questi ristoratori mentre lunghe code ci sono al
Gate 1 di fronte all'ingresso dove c'e un tradizionale ristorante bar. I
ristoratori africani da buoni commercianti ci offrono un pasto gratis ogni 5
commensali che riusciamo a portare da loro.
Da Uganda, Lesotho, Ghana, Kenia, Tanzania, Sierra Leone, Sud Africa, Tunisia,
Mali, Togo, Brkina faso, Nigeria, Egitto provengono i primi attivisti della
costituenda nuova AWN (Africa Water Network), la rete africana contro la
privatizzazione dell'acqua. Ci ritroviamo con loro al Kenia Institute of
Education insieme ad altri militanti di Filippine, Colombia, Paraguay, Brasile,
India, USA, Canada, Olanda, Francia, Germania, Italia, per dare forma a
strategie ed agenda al movimento africano per l'acqua ed a tutto il
World Social Forum.
Ci siamo trovati gia il 20 gennaio ed ora a questo secondo incontro del 22,
convocato dopo cena, arriviamo stanchi ma contenti dopo i due seminari
consecutivi, partecipati da 400 persone di cui la metà italiani, che abbiamo
tenuto nel pomeriggio nella tenda Mobita Keita. Dopo le prime tre ore, aperte
dal Emilio Molinari che fa memoria dei forum di Caracas e Bamako e rilancia la
nuova agenda dei movimenti per l'acqua, i preziosi volontari interpreti erano
distrutti e quindi le consecutive tre ore sono state condotte, animate, e
tradotte dal sessantenne istrione professor Riccardo Petrella che, vi assicuro,
non prende droghe ma molti carboidrati per soddisfare un sempre buon appetite
per poi soddisfare la fame di conoscenza che il forum alimenta.
Per brevità segnalo solo che la vice-ministra Patrizia Sentinelli ha dichiarato
che il governo italiano deve fare pressione sull'ONU perché l'acqua venga
assunta come un problema di SICUREZZA perché causa di guerre e conflitti.
L'animatrice della rete AWN è invece Virginia Secsheta del Sud Africa che libera
le energie dei partecipanti con gridi rituali liberatori che animavano il
movimento di lotta contro l'Apartheid in Sud Africa.
Power to the people
Gridate anche voi lettori, per 3 volte, prima di continuare queste righe,
la parola AMANDLA AMANDLA, AMANDLA (potere) e poi altre tre volte WATER
PRIVATIZATION. DOWN, WATER PIVATIZATION. DOWN, WATER PIVATIZATION. DOWN.
Che vi sentirete meglio, come allo stadio prima di una partita di rugby, perché
e proprio di una sfida che si tratta, di una gara (non d'appalto) di una corsa
contro il tempo che vede alla partenza questa rete che speriamo diventi forte
come quella Latino-Americana che ha insegnato a tutti come lottare contro le
multinazionali.
Ed ecco che un militante del movimento africano per l'acqua della Nigeria chiede
libertà di organizzazione e di espressione per tutti ma con una agenda comune e,
due suoi conterranei delle trade Unions dichiarano che anche i sindacati sono
parte dei consumatori e quindi pregano che
siano accettati nella rete ma, pragmaticamente chiedono: note tecniche e pratica
del consenso. Dal Ghana arriva la richiesta che il primo consenso sia sulla non
negoziabilità con le partnership private. Un indiano ricorda la forza di
una buona informazione per sostituire all'agenda degli stati quella dei popoli.
La coltivazione dei fiori in Kenya, da parte degli olandesi, ricorda Olivier del
International Observatory, che con il Transnational Institute di Amsterdam ha il
merito di avere convocato questi incontri con la rete africana, sta prosciugando
i laghi del Kenya; questo va detto a Bruxelles al Parlamento europeo. I delegati
keniani replicano che bisogna fare una rete e creare un ombrello africano
per tutti i paesi per modificare le leggi che consentano questi saccheggi
dell'acqua incontrollati; dal Sud Africa ritorna l'urgenza di non dimenticare la
sanitation, senza la quale continueranno ad aumentare i circa 6 milioni di morti
legati all'acqua, di cui due milioni per diarrea a causa di scarsità di igiene.
Sappiamo che il solo lavarsi le mani dopo essere stati alla toilet ridurrebbe
del 30% questi terrificanti dati.
Il Lesotho chiede solidarietà e sostegno alle lotte contro le grandi dighe
e Sekou Diarra del Mali, ricorda che e stata cacciata la multinazionale francese
SAUR perché non è stata capace di rispettare gli impegni nel contratto, ma che
ora il timido tentativo di gestione pubblica è vanificato dalla pressione della
corporation di Aga Kan. Gli Ugandesi ricordano che la privatizzazione è vecchia
storia del mercato e che il diritto all'acqua è la nuova storia della politica.
Io propongo che l'appuntamento di Bruxelles del 18-20 marzo 2007 sia partecipato
da questa nuova rete insieme agli eletti locali, ai sindacati, alle ONG e alla
società civile che farà l'assemblea mondale per l'acqua al parlamento europeo.
Ricordo che poi nel 2008 in occasione del 60° anniversario della dichiarazione
dei diritti umani, finalmente si dichiari il diritto all'acqua per tutti pari a
50 litri al giorno. Nell'agenda comune deve essere anche inserita la
delegittimazione del Consiglio Mondiale dell'acqua che organizzerà il prossimo
forum mondiale istituzionale a Instanbul nel marzo 2009. Questo consiglio,
sostenuto dalle imprese multinazionali, non rappresenta le nazioni unite, come
viene fatto credere, e va sostituito con un nuovo consiglio che inglobi le
istanze denunciate dai forum alternativi mondiali.
Domani 24 gennaio ci ritroveremo al padiglione 12 dello stadio alle ore 11,30
per una ultima fase di lavori e per produrre un documento utile a far conoscere
a tutto il forum sociale mondiale gli impegni di questa nuova rete per la difesa
e il diritto all'acqua.
Nairobi 18 gennaio 2007
"Maji ni chenchemi ya uzima" "Maji usababisha kifo" : acqua fonte di
vita, acqua causa di morte.
Sul mini dizionario di lingua Swahili non si trova la parola morte, non è
argomento per turisti. Questi piccoli manuali di sopravvivenza sono
pensati e redatti per muovere i primi passi e richiedere i servizi di cui non si
può fare a meno quando si è in un paese straniero: food, cibo: travel, mezzo di
trasporto: currency, servizi bancari: illnesses and accidents, malattie e
incidenti.
Scriviamo queste righe a Nairobi nel Centro Commerciale Adam's Arcade, gli
internet café sono oggi il ponte tra il nostro virtuale desiderio di sicurezza e
una immediata reale concretezza. Abbiamo preso il bus numero 4 per andare alla
Comboni House ma ci hanno fatto scendere un km prima indicandoci questa
direzione e una volta superata la sbarra di controllo, ci troviamo in un'area di
free wireless internet, dove la schizophrenia di Nairobi si manifesta in una
decina di giovani intenti a consultare il proprio portatile sul tavolino del
bar, bevendo birra o mango juice.
In questa città per molti non c'è accesso all'acqua ma altri hanno facile
accesso al web.
Prima di venire a Shalom House siamo stati a Maji House, sede del Ministero
dell'acqua e irrigazione, a cercare materiali e informazioni sul servizio idrico
in Kenya e a Nairobi. Ne siamo usciti con due pubblicazioni: la rivista The
Water News e la rivista Bomba, redatte dall'Athi Water Services Board
(www.awsboard.com).
Athi è il fiume che dà il nome al distretto che serve l'acqua a Nairobi e
provincia, cioè a 6 dei 33 milioni di persone che vivono in Kenya. La parola
Swahili "Bomba" significa "pipe", tubatura, e l'omonima rivista in inglese
spiega che solo un efficiente sistema di tubature può garantire un futuro senza
sete: il sottotitolo è infatti "ensuring a future without thirst".
Con un gioco di parole possiamo dire che la questione tubature qui a Nairobi è
davvero "esplosiva", come dicono i dati che alcune ong attive nello slum di
Kibera ci forniscono: Kwaho Kenya Water for Health Organization, Maji na
Ufanishi, AMREF.
Nello slum di Kibera ci sono solo 25 km di tubature per 800.000 abitanti, non
c'è rete fognaria e solo circa 600 o 1.000 gabinetti (toilets) sono fruibili dai
residenti, cioè 1 ogni 1.300 o 800 persone. Secondo i dati ONU il rapporto
minimo dovrebbe essere 1 a 50. Non a caso uno dei problemi più gravi sono le
"flying toilets", I gabinetti volanti e cioè sacchetti di plastica in cui
sono costretti a defecare I cittadini e che vengono poi buttati nelle strade
intorno, nei quartieri di Gatewikivi e Kisumu Ndogo, in Kibera, come dichiara
Miriam Abdul dello Stara Peace Women Group, che conduce una scuola e una mensa
per 250 bambini/e orfani all'80 % a causa dell' AIDS.
Sulla rivista Water News leggiamo che dei 598 dipendenti del Ministero
dell'acqua nel 2005 ne sono deceduti per AIDS 22, pari a circa il 4%, un dato in
calo rispetto al 2001, in linea con I dati nazionali che passano dall'11 al 5,9
%: dati positivi ma comunque terrificanti.
A Kibera l'acqua non è free (gratuita), qui il wireless è organizzato in 650
chioschi, di cui 98 % private e 2 % delle ong, che vendono acqua con costi che
vanno dai 3 scellini ai 20 (secondo la disponibilità del momento) per riempire
un jerry can, bidoncino giallo da 20 litri: questo prezzo corrisponde a 10 - 80
volte il prezzo medio nazionale di chi in Kenya è collegato alla rete idrica. I
poveri pagano di più dei ricchi.
Anche qui, davanti al cancello di Shalom House, ci sono 2 distributori,
segnalati da una lunga coda di persone, carretti, biciclette, in attesa del loro
turno. Parliamo con le persone in coda: questo per loro è tutto tempo di vita
senza reddito: qualcuno ci chiede subito se abbiamo bisogno del suo lavoro,
visto che ci occupiamo di acqua.
È stato difficile e imbarazzante spiegare che al World Social Forum si
parlerà proprio di diritto all'acqua: ci hanno risposto che non hanno i soldi
per raggiungere lo Stadio Moi.
Anche chi ha l'acqua in casa non può fidarsi e dovrebbe bollirla, ma la
paraffina per cucinare ha costi altissimi.
Siamo stati a Kahawa West con le suore Elisabettine a visitare nello slum
persone malate di tbc e aids: ci hanno fatto accomodare nelle loro baracche e ci
siamo scambiate le frasi di rito: come stai oggi, come va la salute, hai
mangiato. ed una risposta silenziosa la vediamo con i nostrl occhi: il
fornellino per terra è inutilizzato, non ci sono i soldi per la paraffina, e
quindi anche il cibo distribuito dal progetto Rainbow a poveri e malati non può
essere cucinato.
Il Ministro dell'acqua Mutua Katuku assicura che 351 milioni di scellini (85
scellini = 1 euro), dati da IDA-Banca Mondiale al Water Services Trust Fund,
sono stati spesi per la realizzazione di 54 progetti nel 2005, e che ora è in
atto una campagna per recuperare almeno il 10 % delle bollette non pagate, che
corrisponderebbe a 165 milioni di Kshs al mese, necessari a ridurre del 50% il
debito dei consumatori non paganti di 1,2 miliardi di scellini.
Peccato che contemporaneamente si proceda alla privatizzazione del servizio, con
la scusa che lo stato non ha soldi per gli investimenti, con l'approvazione
della Banca Mondiale.
Una specifica campagna pubblica di 5 settimane nel 2005 ha cercato di convincere
almeno 40.000 famiglie a pagare il debito per un servizio idrico comunque
inefficiente e insicuro.
Sulla rivista ministeriale una rassicurante foto mostra lo staff del
Malindi Water Board che beve acqua di rubinetto alla Maji House, dopo un
trattamento locale per ridurre la quantità di fluoro, causa di malattia ai
denti. Si annuncia un progetto di imbottigliamento e vendita dell'acqua
dell'acquedotto.
Queste prime informazioni ci dicono quanto lavoro ci aspetta per condividere
conoscenze e scelte di azioni collettive con i movimenti impegnati per l'acqua
che si incontreranno al Forum di Nairobi.
Paolo Rizzi - Comitato Italiano Contratto Mondiale sull'acqua
Laura Bergomi - Associazione per la pace
 
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