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15 Settembre, 2002
Elezioni Moldova: una situazione in piena evoluzione
Molti nodi restano però irrisolti, primo fra tutti quello dell'elezione del nuovo presidente.

L'8 agosto, a dieci giorni dalla vittoria alle elezioni parlamentari anticipate, i leader dei partiti dell'opposizione moldava hanno sottoscritto pubblicamente, durante una conferenza stampa, un patto di alleanza politica, denominata “Alleanza per l'Integrazione Europea”, che dovrebbe garantire i numeri per il nuovo esecutivo.

La futura composizione del governo sarà assicurata dal sostegno dei quattro partiti di opposizione democratica: il Partito liberaldemocratico, il Partito liberale, il Partito democratico e l'Alleanza “Moldavia nostra”, che dispongono di 53 seggi in parlamento, su un totale di 101.

Al momento, intanto, i documenti relativi al processo elettorale del 29 luglio sono esaminati dalla Corte Costituzionale, che dovrebbe convalidarne definitivamente i risultati entro la fine di questa settimana. La prima sessione del nuovo parlamento di Chişinău dovrebbe essere indetta entro un mese dalla data delle elezioni stesse, e quindi non oltre il prossimo 29 agosto.

Negoziati difficili

L'annuncio dell'accordo è stato accolto da molti con un sospiro di sollievo, visto che nelle settimane scorse molti elementi avevano lasciato traspirare le difficoltà incontrate nel raggiungere una soluzione condivisa.

Alcune dichiarazioni di carattere ambiguo rese da Vlad Filat, leader del Partito liberaldemocratico, in cui l'esponente politico ha affermato di non accettare nessuna forma di ricatto politico all'interno dei negoziati, hanno dato vita a voci di corridoio, che parlavano di possibile fallimento delle trattative, divenute ancora più forti dopo uno stop di tre giorni ad ogni discussione.

Fonti diverse puntavano il dito su divergenze relative alla divisione delle principali cariche istituzionali (presidenza della repubblica, presidenza del parlamento, premierato) come principale elemento di dissidio. Il Partito liberaldemocratico ha espresso chiaramente l'intenzione di aspirare alla presidenza del parlamento, carica a cui puntava però anche il Partito liberale.

Marian Lupu, leader del Partito democratico, non nasconde l'ambizione di divenire il prossimo presidente moldavo, ma nel caso non dovesse riuscire a diventarlo, potrebbe ripiegare anche lui sull'ormai inflazionato ruolo di presidente del parlamento, ruolo già rivestito da Lupu nella scorsa legislatura.

Nonostante non abbiano nemmeno i voti necessari per eleggere il presidente, le ambizioni dei vari partiti di opposizione hanno reso estremamente difficile anche soltanto raggiungere un accordo per formare una nuova maggioranza. Alcuni analisti hanno parlato chiaramente di partiti che “vogliono vendere la pelle dell'orso, ancor prima di averlo ammazzato”.

Un primo passo è stato fatto con l'accordo raggiunto ora sulla maggioranza parlamentare. C'è da dire però che il documento sottoscritto presenta soltanto principi e obiettivi generali: riforme strutturali, normalizzazione dei rapporti con la Romania, integrazione europea. Il nodo della divisione delle cariche, quindi, resta irrisolto. Il leader del Partito liberale, Mihai Ghimpu, ha però espresso ottimismo, dicendosi sicuro che tutto verrà risolto non più tardi della prima sessione del nuovo parlamento moldavo.

E il nuovo presidente?

Per raggiungere l'obiettivo di formare un nuovo esecutivo, la nuova “Alleanza per l'Integrazione Europea” deve però prima eleggere il nuovo presidente moldavo, operazione che richiede una maggioranza allargata di 61 voti in parlamento.

Al momento si è venuta a creare una situazione speculare a quella che seguì il voto del 5 aprile scorso, quando il Partito dei comunisti moldavo controllava la maggioranza in parlamento, ma aveva bisogno di un voto in più per eleggere il presidente, voto che i comunisti non sono stati in grado di assicurarsi. Da quella situazione di stallo emerse la necessità di nuove elezioni anticipate, tenute lo scorso 29 luglio.

Adesso i partiti dell'opposizione democratica, dopo aver trovato l'accordo necessario alla formazione del nuovo governo, sono quindi di fronte alla difficile sfida di trovare un accordo proprio con il Partito dei comunisti (o almeno con alcuni dei suoi deputati) per raggiungere il quorum necessario all'elezione del capo dello stato.

In questo contesto, Marian Lupu ha già espresso la necessità di aprire un dialogo con i comunisti, senza il quale ci si troverebbe presto in un nuovo vicolo cieco.

La posizione dei comunisti

A partire dalla sconfitta del 29 aprile, il Partito dei comunisti ha scelto di seguire un basso profilo, esprimendo in varie occasioni la disponibilità a cooperare con le altre forze politiche in parlamento, con l'eccezione del Partito liberale, e non escludendo la possibilità di preparasi a divenire forza di opposizione nel prossimo parlamento di Chişinău.

Vladimir Ţurcan, ex vice-presidente del parlamento, ha dichiarato che il Partito dei comunisti potrebbe anche votare per un presidente della “Alleanza per l'Integrazione Europea”, a patto che la personalità proposta sia accettabile agli occhi del partito.

Nonostante questa presa di posizione pubblica, sono in molti a mettere in dubbio la reale volontà dei comunisti di supportare un presidente indicato dai vincitori delle ultime elezioni. Non pochi commentatori non escludono affatto che lo stallo politico sull'elezione del presidente possa ripetersi, e che i moldavi potrebbero essere chiamati di nuovo alle urne all'inizio del 2010.

(scrive Iulian Lungu per L’Osservatorio sui Balcani)

 


       



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