15 Settembre, 2002
Colei che sola a me par donna
In una mia precedente lettera, mi accorgo di avere commesso un macroscopico errore per difetto di informazione......
...... Avevo affermato che le donne presenti nella lista di Leone Lisè, neosegretario
provinciale della Margherita, sono il 14,28%. Chiedo umilmente venia e rettifico.
Non sono il 14,28%, neppure il 30% previsto dai regolamenti nazionali del Partito.
Sono solo due su trenta, quindi il 6,6%. Però, tranquilli ! In realtà si tratta di
un numero periodico che dovrebbe essere scritto con infiniti 6 dopo la virgola. Lo
si potrebbe legittimamente arrotondare al 6,7%, così l'impressione cambia
radicalmente. Se poi fossimo di quei commercianti che arrotondarono generosamente i
prezzi nel passaggio dalla Lira all'Euro, potremmo impunemente arrotondare il tutto
al 10%. Tieh !
Mi sono reso conto di avere esagerato nell'elogio delle donne e sono stato colto da
un soprassalto di maschilismo di ritorno. C'è donna e donna. Rilevo che le uniche
due donne presenti nella lista di Leone Lisè, sono le signore Spingardi ed Orini,
che spesso si spendono sulla stampa a sostegno della rappresentanza femminile. Come
la mettiamo, gentili signore ? Non avete rilevato la palese contraddizione ? Mi
sorge il dubbio che ciascuna delle signore suddette abbia di sé il concetto che il
grande Francesco Petrarca aveva dell'amata Laura della quale andava dicendo "colei
che sola a me par donna".
Quanto a Leone Lisè, gli è capitata proprio male. La sua vicenda mi ricorda una
scenetta di un film di Fantozzi che, dopo tante tribolazioni, nella Roma del 1870
era riuscito a trovare un alloggio per sé e famiglia. Mentre era serenamente seduto
a tavola a festeggiare l'evento, un muro della stanza veniva abbattuto e, tra
polvere e calcinacci, dalla breccia entravano i bersaglieri italiani con la fanfara.
Povero Fantozzi, gli avevano assegnato un alloggio a Porta Pia !
Cari amici, non me ne vogliate; dopo l'amarezza dei congressi della Margherita, non
ci resta che attaccarci all'ironia.
Gabrino Fondulo
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La lettera precedente:
Mò sono cavoli di Leone Lisè ! Se non vuole passare alla storia come il Luigi Facta della Margherita Cremonese, sarebbe bene che con uno scatto di lucidità presentasse dimissioni spontanee da segretario provinciale della Margherita, per rimescolare il tutto ripartendo da zero. In questo dovrebbe essere preceduto dalle dimissioni di Francesco Spotti dalla carica di coordinatore della margherita di Cremona, prima che il risultato del Congresso venga invalidato o (peggio) prima che si arrivi ad una frattura irreparabile in seno al partito. A meno che questo non sia proprio quello che Lisè e Spotti vogliono: una piccola Margherita, parva sed apta mihi come avrebbe detto il poeta latino Orazio, depurata da quelle componenti (come i Democratici e gli ulivisti) che avrebbero diluito i valori originari di cui i popolari ex democristiani si sentono portatori esclusivi. La “mano destra di Dio” di Peppino Ceraso.
Clara Guercilena, Annamaria Abbate e Maria Rosa Zanacchi hanno sollevato la questione delle quote rosa nella lista di Lisè; se la matematica non è un’opinione, nella sua lista le donne presenti sono il 14,28% e non il 30% stabilito. Clara Guercilena aveva già avvertito Lisè della macroscopica mancanza, durante una pausa del Congresso Provinciale. Per tutta risposta, Leone Lisè era caduto dalle nuvole ed aveva candidamente ammesso di non aver partecipato alla stesura della sua lista ! Un vero decisionista, dunque.
Gino Bartali avrebbe detto “gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare !”
Per me sarebbe bene che si facesse finta che i Congressi non sono stati celebrati, azzerando il tutto per ripartire su nuove basi.
C’è la lungimiranza per farlo ? Intanto, da uomo, appoggio pienamente la battaglia delle donne citate che, oltretutto, possiedono attributi in abbondanza. “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo …….”.
Gabrino Fondulo
 
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