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15 Settembre, 2002
La soppressione delle autorità d’ambito e le conseguenze sul servizio idrico
Il Parlamento ha approvato la soppressione degli ATO

La soppressione delle autorità d’ambito e le conseguenze sul servizio idrico
Il Parlamento ha approvato la soppressione degli ATO
La Camera dei deputati, su proposta della Lega Nord, ha approvato in data 5 marzo 2010 la soppressione entro l’anno in corso degli Ato rifiuti e degli Ato idrici italiani. Un improvviso cambiamento legislativo dall’entità e dagli esiti, oggi, difficilmente valutabili o prevedibili, presentatosi sotto l’innocua denominazione di emendamento “comma quinqiues all’art.1” del decreto legge n°2 del 25 gennaio 2010, titolato “interventi urgenti per enti locali e regioni”.
Se il provvedimento passerà anche in Senato (cosa alquanto probabile) che avverrà? Appare evidente che la soppressione degli ambiti trascini con sé la soppressione delle autorità che su di essi si incardinano, vale a dire le Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO), quelle a cui è demandato decidere sulla gestione del servizio idrico provinciale. Se le AATO, il cui organo decisionale è l'assemblea dei sindaci, vengono abolite non è certo, in questa fase di spinta privatizzatrice, con il fine di restituire e riconoscere pienamente la potestà dei comuni sul servizio. Le competenze infatti è previsto passino non alle Provincie (che sarebbero l’ente locale territorialmente sovrapponibile oggi agli ATO) ma addirittura alle Regioni: questo significa eliminare anche formalmente (e non solo di fatto) ogni possibilità e capacità di controllo e di decisione dei comuni.
Nessuno ovviamente mette in discussione il fatto che gli ATO in alcune regioni italiane, come ad esempio la Sicilia, fossero diventati dei “carrozzoni”, ma è evidente che il segno del provvedimento approvato va contro la “ribellione” che sta maturando dentro gli Enti Locali che sempre più numerosi stanno rivendicando i loro spazi decisionali e il loro ruolo di tutori dei diritti dei cittadini. E’ altrettanto chiaro che dare la competenza alle Regioni significa semplificare molto il processo di “messa sul mercato” del servizio idrico integrato: basteranno infatti 20 gare per privatizzare tutta l’acqua d’Italia, invece delle centinaia che si dovrebbero fare. Per non dire del fatto che solo le multiutility o le multinazionali (cioè gli attori più pericolosi del mercato idrico, come hanno dimostrato ogni volta che hanno preso in mano una gestione idrica) avrebbero la capacità finanziaria per partecipare a gare regionali, escludendo automaticamente dal novero le piccole e medie realtà aziendali locali, destinate a scomparire (e con esse i relativi lavoratori).
Questa è una ulteriore, decisiva conferma della necessità di orientarsi verso un percorso del tutto diverso, che ponga le aziende dei nostri comuni al di fuori del mercato e al di fuori dei rischi di privatizzazione, come cittadini e lavoratori chiedono a gran voce. Perché è chiaro che eliminare le AATO significa eliminare proprio le autorità che possono rappresentare un sia pur minimo baluardo contro gli appetiti dei privati e possono e debbono per legge vigilare sulle tariffe e sulla qualità del servizio erogato: evidentemente i privati che stanno premendo fortemente su tutti i partiti oggi in Parlamento spingono anche per vedersi sollevati da ogni controllo democratico.
E’ essenziale che, rispetto a questo ulteriore e pesante attacco alle autonomie locali, i comuni, già molto diffidenti verso la privatizzazione di un bene essenziale alla vita come l’acqua, prendano con forza l’iniziativa, facciano valere la loro autonomia (come da articoli 5, 114, 118 della Costituzione) decidendo — come hanno ribadito i non pochi interventi dei sindaci al Coordinamento degli Enti Locali nella assemblea tenutasi a Roma il 6 marzo — di procedere senza indugi sulle tre strade maestre elaborate e promosse dal Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua Pubblica e rilanciate dal Comitato Acqua Pubblica di Cremona:
- approvare al più presto le modifiche degli statuti comunali dichiarando il servizio idrico “servizio privo di rilevanza economica” e sottraendo così tale servizio al mercato;
- partecipare in massa con tanto di gonfaloni alla manifestazione del 20 marzo a Roma per l’acqua pubblica e in difesa dei beni comuni
- appoggiare i referendum abrogativi delle norme privatizzatrici, in vista dei quali partirà tra poche settimane una massiccia campagna nazionale di raccolta firme, che vede infoltirsi ogni giorno di più la lista dei promotori.

Soresina, 14 marzo 2010


per il Comitato Acqua Pubblica
Giampiero Carotti

 


       



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