15 Settembre, 2002
Tre miti sulla ricerca in America (da www.lavoce.info)
Un intervento di Andrea Boggio e Fabrizio Ferrero
Quello che colpisce di più del dibattito pubblico sulla ricerca e
sull'università in Italia, e per certi versi anche a livello
Europeo, è il continuo confronto con un modello americano di ricerca
che non esiste: una ricerca di eccellenza, finanziata dai privati, e
portata avanti da ricercatori eccezionali. Un mito che nasce da una
mancanza di informazioni essenziali e che ostacola lo sviluppo di un
sano dibattito sulla costruzione di un modello italiano (o europeo)
di ricerca. Questo intervento discute tre miti relativi alle ricerca
in America, che se sfatati magari posso incentivare discussioni più
meditate e comprensive.
Primo mito: la ricerca è essenzialmente finanziata da privati
Falso. La maggior parte dei fondi di ricerca sono pubblici.
Nell'anno 2005 (Tabella 1), la spesa di ricerca universitaria
ammontava a circa 45 miliardi di dollari, ed il governo federale
contribuiva con circa 29 miliardi (64%), mentre il governo statale
apportava altri 3 miliardi. Le imprese coprivano solo il 5% delle
spese di ricerca. Il resto era coperto dalle Università stesse
(fondi propri) e da Non-profit di vario tipo. Le imprese non
contribuiva neanche a coprire i costi della ricerca applicata (il
25% del totale). Dai primi anni 80 ad oggi, i finanziamenti alla
ricerca del settore privato sono effettivamente cresciuti ma
comunque non coprono che il 5% del totale. Dal 2000 al 2005, al
contrario, il governo federale ha aumentato i fondi di ricerca del
66% (da 17 a 29 miliardi di dollari).
Al di là dei dati aggregati, tutti i grandi breakthrough scientifici
e tecnologici della ricerca americana sono stati finanziati con
denaro pubblico. Un rapporto del National Research Council
pubblicato nel 1999 conclude che il finanziamento federale ha reso
possibili non solo i primi sviluppi dell'informatica, ma anche gli
sviluppi più recenti come l'intelligenza artificiale, la realtà
virtuale e, ovviamente, Internet. Il governo federale ha anche
finanziato la mappatura del genoma umano, la ricerca sul nucleare,
la ricerca sul riscaldamento globale del pianeta. Quando il governo
federale non interviene, spesso il governo statale cerca di coprire
i costi di ricerca (vedi la ricerca sulle cellule staminali per la
quale lo stato di Massachussets ha di recente stanziato oltre un
miliardo di dollari (lo stato del Massachussets ha circa 7 milioni
di abitanti: meno della nostra Lombardia!).
Secondo mito: la ricerca è essenzialmente ricerca di eccellenza.
Falso. Certamente la ricerca di base è quella di cui tutti parlano,
per cui gli stranieri espatriano in America, e per cui i ricercatori
americani vincono Premi Nobel. Nel periodo 1901-2002, 270
ricercatori americani hanno vinto il Premio Nobel - un numero che è
superiore alla somma (256) dei vincitori dei quattro paesi che
seguono. Tuttavia, se si guarda la distribuzione dei Premi Nobel per
capita, gli Stati Uniti sono solo undicesimi. In realtà il mondo
della ricerca negli Stati Uniti è estremamente ramificato, ed
include anche piccole università che spesso si occupano di ricerche
importanti solo a livello locale. Senza di loro le università
maggiori (che poi sono una minoranza) non potrebbero concentrare i
loro sforzi sulla ricerca di base, per sua natura molto rischiosa e
senza applicazioni immediate.
Terzo mito: avere ricercatori eccezionali è sufficiente.
Falso. La ricerca non vive solo di menti ed intuizioni. Esiste una
società che la supporta in vario modo. Per esempio, i politici sono
spesso in grado di capire ed apprezzare il valore politico ed
economico che la ricerca porta con sé, e quindi si fanno promotori
di iniziative spesso aliene ai politici europei. Un modo piuttosto
semplice di favorire la ricerca è di avere leggi che garantiscano
benefici fiscali all'instituzioni che fanno ricerca ed quelle che
sovvenzionano la ricerca: così le università pubbliche e private
sono generalmente esenti dal pagare le tasse sulla proprietà e sui
redditi, e, fin dal 1981, le imprese che investono in ricerca posso
ottenere una detrazione fiscale corrispondente a parte degli
investimenti in ricerca e sviluppo (1).
In conclusione, è troppo facile rinunciare a costruire le premesse
per fare ricerca in Italia nascondendosi dietro all'idea che gli
americani producono una ricerca migliore perché sono i migliori e
che l'Italia (o l'Europa) non potrà mai avere le stesse aspirazioni.
Questo é falso. Tuttavia, é vero che per costruire le premesse per
una ricerca seria sono necessari fondi pubblici, ed una classe
politica attenta. Semplice no?
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(1) Si vedano, a livello federale, ad esempio, U.S. Code, Credit for
increasing research activities, 26 U.S.C. 41 (credito fiscale per
ricerca e sperimentazione); U.S. Code, Clinical testing expenses for
certain drugs for rare diseases or conditions, 26 U.S.C. 45C
(credito per farmaci orfani); Tax Relief and Health Care Act of
2006, Public Law No: 109-432, (benefici fiscali per ricerca e
sviluppo).
 
Per vedere anche la tabella
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