15 Settembre, 2002
La mia eredità (di Romano Prodi)
Il Bilancio del Premier in una lettera a La Stampa, con la quale il Professore risponde punto a punto ad un editoriale di Luca Ricolfi
Caro direttore,
l'editoriale di Luca Ricolfi, apparso ieri sul suo giornale, mi impone di intervenire in quanto - pur di sostenere le proprie tesi
in vista della competizione elettorale - l'editorialista non si fa
scrupolo di usare in modo strumentale e scorretto molte cifre che si
riferiscono all'azione del mio governo. Per evitare
ulteriori «incomprensioni», mi permetterà di far seguire a ogni
considerazione «virgolettata» di Ricolfi, la valutazione ufficiale
mia e del governo, confidando di evitare un successivo rimpallo di
dichiarazioni.
«Lotta all'evasione. La cifra di (almeno) 20 miliardi recuperati è
altamente controversa, ed è stata messa in dubbio da vari analisti e
centri di studio indipendenti. Per il 2006, unico anno per il quale
si dispone già di dati completi, non è nemmeno certo che esista un
effetto-Visco (la mia migliore stima fornisce un recupero di
evasione di appena 1,7 miliardi)».
La stima del recupero di evasione per oltre 20 miliardi di euro è
robusta ed ampiamente documentata dai documenti ufficiali presentati
dal governo al Parlamento. A sostegno della credibilità della stima
è l'andamento dell'elasticità delle entrate tributarie al Pil.
Dal 2001 al 2005 è stata pari allo 0,75 per cento. Nel 2006 è stata
pari al 2,6 per cento; nel 2007 è stimata all'1,6 per cento. È vero
che nel corso del 2006 anche altre economie sviluppate hanno avuto
un aumento dell'elasticità, tuttavia laddove essa è aumentata di più
(Spagna), l'incremento è stato inferiore alla metà di quello
raggiunto in Italia.
Più in dettaglio, l'imposta maggiormente sensibile alla lotta
all'evasione è l'Iva da scambi interni, la quale ha un termine di
confronto molto chiaro per misurare l'emersione di base imponibile:
i consumi interni. A partire da maggio 2006, il gettito Iva da
scambi interni è aumentato a tassi più che doppi rispetto alla
crescita dei consumi interni. Anche nel 2007, il gettito Iva da
scambi interni ha superato nettamente l'incremento dei consumi
interni. In sintesi, è emersa senza alcun dubbio nuova base
imponibile.
In ogni caso, la discussione sulla quantità di risorse recuperate
non può offuscare un punto politico incontrovertibile, sottolineato
innanzitutto nella letteratura economica: i condoni favoriscono
l'evasione. I 20 condoni realizzati dal governo che ci ha preceduti
hanno sicuramente determinato l'ampliamento dell'irregolarità
fiscale. E non a caso, l'Italia ha ancora un procedimento in corso
presso la Corte di Giustizia Europea per il condono Iva del 2003,
proprio per l'effetto di tale condono sull'evasione e quindi sul
gettito Iva per il Bilancio della Commissione Europea (alimentato
dall'imposta raccolta nei Paesi membri). La discontinuità nella
politica fiscale con il governo da me presieduto ha certamente
innalzato la correttezza nel comportamento dei contribuenti.
«Quel che in compenso è certo è che il governo Prodi ha sempre
tenuto basse le previsioni sulle entrate fiscali, e proprio grazie a
questo artificio contabile ha fatto emergere i vari "tesoretti"».
Innanzitutto, oltre che nell'extragettito non previsto, i risultati
della lotta all'evasione sono presenti nel gettito previsto in
conseguenza di precise misure di intervento contenute nel decreto di
luglio 2006 e nella legge finanziaria per il 2007. La
quantificazione di tali misure ha avuto il vaglio della Ragioneria
Generale dello Stato e dei Servizi competenti di Camera e Senato. In
particolare, il decreto del luglio 2006 conteneva misure
antievasione quantificate in quasi 3 miliardi euro, mentre la legge
finanziaria per il 2007 associava agli interventi antievasione quasi
6 miliardi di euro. In sintesi, quasi la metà degli oltre 20
miliardi di recupero di evasione sono frutto di un ventaglio di
interventi dall'impatto finanziario ufficialmente previsto
e «bollinato».
E comunque, a proposito di previsioni «tenute basse», va
sottolineato che le previsioni devono soddisfare precisi criteri di
contabilità pubblica. Il ministero dell'Economia e delle Finanze
poteva incorporare nelle previsioni soltanto l'effetto di misure
direttamente quantificabili. Il miglioramento della regolarità dei
comportamenti è per definizione non quantificabile ex ante, in
quanto dovuto al clima fiscale promosso dal governo: dalla credibile
eliminazione dei condoni, al riavvio dell'attività dell'Agenzia
delle Entrate, anche con iniziative esemplari su grandi evasori. I
risultati del clima fiscale si misurano ex post, in particolare
attraverso l'elasticità di specifiche imposte rispetto a specifiche
basi imponibili.
Si aggiunga poi un'altra circostanza: per un Paese ancora fortemente
indebitato come l'Italia mancare di prudenza con le previsioni
finanziarie - come ad esempio capitò al governo Berlusconi nei Dpef
2003-2006 - può essere molto dannoso. Costruire quadri finanziari
poco realistici significa esporsi al rischio di entrate più basse
rispetto a quanto stimato e di spese pubbliche destinate a crescere,
proprio a causa di una programmazione «lassista», ben più di quanto
sia consentito dall'andamento dell'economia. Atteggiamenti
prudenziali non solo sono giustificati, ma costituiscono la base
onesta per una buona e corretta programmazione finanziaria.
«Uso dell'extragettito. Quale che sia l'origine del cosiddetto
extragettito (gettito non previsto dal governo), è incontrovertibile
che i contribuenti non hanno visto sgravi fiscali per 20 miliardi di
euro (la lotta all'evasione fiscale non doveva servire a ridurre le
tasse ai contribuenti onesti?). Essi hanno invece assistito, nel
corso del 2007 a una sistematica opera di dissipazione del gettito
non previsto. Visco metteva i soldini nel salvadanaio, i "ministri
di spesa" lo rompevano tutte le volte che si accorgevano che era
pieno (Dl 81, Dl 159, Finanziaria 2008)».
Se quello che scrive il professor Ricolfi fosse vero, nel 2007
avremmo dovuto assistere a un aumento delle spese di pari entità
rispetto ai guadagni ottenuti in termini di gettito con la migliore
crescita economica e con la lotta all'evasione. Ma così non è stato.
Non abbiamo ancora i dati definitivi, ma le informazioni ufficiali a
disposizione ci consentono di affermare che:
il disavanzo pubblico sarà con grande probabilità sotto il 2% del
Pil, ben al di sotto del 2006 e degli anni precedenti;
il fabbisogno di cassa delle Amministrazioni Pubbliche potrebbe
essere risultato nel 2007 «prossimo per l'intero anno a 38 miliardi,
circa il 2,5% del Pil (il valore più basso degli ultimi quattro
decenni)» (p. 28, Bollettino Economico Bankitalia, gennaio 2008);
Sulla base di elaborazioni dei dati Bankitalia resi noti l'11
febbraio 2008, l'andamento delle spese di cassa del bilancio statale
riferito all'intero 2007 mostra rispetto al 2006 che le spese
correnti al netto degli interessi passivi (questi ultimi aumentati
tra il 2006 e il 2007 di circa 7 miliardi di euro) sono praticamente
rimaste invariate in termini nominali (e quindi calate in termini
reali di circa il 2%);
mentre le spese in conto capitale, così come tutti ci chiedevano,
sono aumentate di poco più di 8 miliardi di euro; e, di conseguenza,
che le spese totali al netto degli interessi sono aumentate del
2,1%, restando sostanzialmente invariate in termini reali. Ricordo
solo che il tasso di crescita delle spese negli anni precedenti era
ben superiore, quasi il doppio, di quanto realizzato dal mio governo.
Aggiungo anche che nei miei 20 mesi di governo l'aumento delle
entrate e il controllo delle spese - a cominciare da quelle
rientranti nei «costi della politica» - hanno consentito di ridurre
il cuneo fiscale di cinque punti percentuali sulle imprese e sui
lavoratori; di riformare l'imposta sulle imprese con un abbassamento
dell'aliquota di cinque punti e mezzo; di introdurre semplificazioni
e facilitazioni («forfettone») per le piccole imprese; di ridurre
l'aliquota Irap, di abbassare la pressione fiscale sui redditi medio-
bassi. Certo - ma ne sono orgoglioso - abbiamo aumentato le risorse
destinate ai più poveri (pensionati e incapienti), ai precari
(introduzione dell'indennità di maternità, dell'indennità malattie,
migliori condizioni per le pensioni future, facilitazioni per il
riscatto ai fini pensionistici della laurea), alle giovani coppie in
affitto e l'elenco potrebbe continuare.
«Morale. Il governo Prodi consegna all'Italia una situazione nella
quale non c'è più alcun extragettito da spendere e, se anche qualche
risorsa dovesse mai spuntare fuori, verrebbe immediatamente bruciata
per coprire i 7-8 miliardi di spese non messe in bilancio dalla
Finanziaria 2008».
In sintesi, quando il governo che ho avuto l'onore di guidare si è
insediato, l'Italia era ancora sotto la procedura per disavanzo
eccessivo da parte dell'Unione Europea. Proprio in questi giorni il
Commissario Almunia ha annunciato che dal prossimo aprile la
procedura sarà cancellata. Al tempo stesso, spese pubbliche,
evasione fiscale e disavanzo pubblico erano in forte crescita, il
debito pubblico rispetto al Pil aveva ripreso a salire. Oggi siamo
in una situazione nella quale le spese sono tornate nell'alveo delle
necessità del risanamento, l'area dell'evasione fiscale è stata
visibilmente ridotta, il disavanzo pubblico è solidamente sotto il
3% del Pil, il debito rispetto al Pil è nuovamente e
significativamente in discesa. I grandi obiettivi del pareggio di
bilancio e di un debito pubblico sotto il 100% del Pil non sono più
dei miraggi, ma delle mete realistiche che è diventato possibile
raggiungere negli anni a noi più prossimi. E si tratta di mete che
la nuova situazione del bilancio consente di accompagnare alle
misure, altrettanto necessarie, di riduzione del carico fiscale.
Come detto più volte, saranno i prossimi dati di consuntivo 2007 e
la prossima Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica
a certificare il buon andamento delle finanze pubbliche e a
aggiornare le previsioni sul 2008. Mi limito solo a ricordare quanto
da altri già scritto è cioè che il governo che verrà farà bene a
preservare la buona eredità che noi lasciamo sia sul fronte
dell'aumento del gettito da evasione sia della gestione delle spese
pubbliche.
Mi scuso per la lunghezza della risposta e per l'elencazione di
cifre, percentuali e dati economici. Ma credo si tratti di una
precisazione doverosa al fine di evitare che tali e tante
imprecisioni possano diventare strumento di mistificazione
elettoralistica.
 
Fonte La Stampa
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