15 Settembre, 2002
Lettera aperta all’on. Luciano Pizzetti (di Benito Fiori)
Caro Luciano, dalla stampa ho letto alcuni passaggi della tua annunciata difesa in sede di Direzione provinciale dell’operato delle segreterie dove hai riaffermato l’interpretazione data al tema del “rinnovamento” del PD.
Caro Luciano,
dalla stampa ho letto alcuni passaggi della tua annunciata difesa in sede di Direzione provinciale dell’operato delle segreterie dove hai riaffermato l’interpretazione data al tema del “rinnovamento” del PD. Anche tu hai individuato nella figura di un giovane proveniente dalla società civile e senza alcuna esperienza politica il grimaldello per recuperare il consenso perso. Mesi fa tu hai avuto modo di sapere in modo diretto come io convenga sulla necessità di aprire il partito ai giovani ed ai “volti nuovi”.
Ritenendo però la Politica una attività umana tra le più nobili, ma al tempo stesso tra le più complesse e difficili, io qui ribadisco che una cosa è spalancare le porte al “nuovo” perché cresca e maturi, una cosa, del tutto diversa, è affidargli la responsabilità di prendere decisioni che ricadono direttamente sulla comunità. A meno che, poi, non siano altri a prenderle per lui.
Mi è parso non da te non sollevare una critica alla scelta del segretario provinciale di schierarsi a favore di uno dei contendenti, cosa che è certamente portatrice, questa sì, di spaccature laceranti nel partito.
Ma torniamo al pur necessario “rinnovamento” su cui non sto a dilungarmi avendo già avuto modo di scriverne nei giorni scorsi. La domanda che però ti rivolgo è questa: di questo rinnovamento ha bisogno più il partito o lo stesso sistema democratico?
L’Italia ha bisogno del “nuovo” per non cambiare nulla come la effimera cultura dell’immagine impone e che la destra realizza con gli Alfano, la Carfagna e la Gelmini, oppure dell’affermazione di una nuova cultura politica in cui sia posto al gradino più alto e nel totale disinteresse personale, lo spirito di servizio, nella consapevolezza che governare la Cosa Pubblica, se voluto dall’elettorato, è un “grande onore”?
Se governare è un onore, il partito “deve” offrire il meglio delle sue risorse umane quando è chiamato dalla comunità alla responsabilità del governo. E la strada maestra per il necessario apprendistato sia il proficuo scambio tra esperienza e conoscenza, proprie dell’età matura, con la grande capacità di leggere il divenire della società che è propria dei giovani.
Avanti quindi con l’impegno del partito a “preparare” all’assunzione di responsabilità pubbliche una nuova generazione di aderenti e/o elettori, purché dotati delle più alte qualità morali, politiche e culturali. Lo so, questa è “roba” vecchia, ma io non credo nei miracoli.
L’affanno nella ricerca della ricetta per vincere le elezioni prossime a Cremona ha prodotto solo una scorciatoia pericolosa: i toni del confronto stanno rischiando un devastante scontro: la vecchia militanza si è vista emarginata dalla dirigenza, chi ha bene amministrato ha percepito la scelta come una sconfessione del proprio lavoro.
Consentimi una amara chiosa al tuo giudizio sulle primarie: «Sono un momento di confronto, ma anche un’arma a doppio taglio. Non siamo in grado di reggere questo tipo di competizione». Luciano, ricordi cosa dice l’art. 2 del Capo I° dello Statuto nazionale che tu hai contribuito a stendere? «Il Partito Democratico affida alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori le decisioni fondamentali che riguardano l’indirizzo politico, l’elezione delle più importanti cariche interne, la scelta delle candidature per le principali cariche istituzionali.».
Allora, se è la segreteria del PD che sceglie i candidati, se la sola attenzione alla costruzione dei gruppi dirigenti è stata quella per l’equilibrio delle “provenienze partitiche”, se a livello nazionale non si fa nulla, o quasi, per restituire ai cittadini la scelta di chi dovrà rappresentarli con il ripristino della preferenza sulla scheda, se si cancellano anche le primarie, vera grande innovazione della politica italiana, non ti pare che questo partito sia in fondo fin troppo uguale agli altri?
Conoscendo da tempo la tua onestà intellettuale e la tua sensibilità politica, mi aspetto una tua presa d’atto della pesantezza della situazione ed un intervento che convinca tutto il gruppo dirigente a rileggere con meno fervore da neofita ed in altra chiave di lettura la realizzazione del rinnovamento. Ritengo molto grave ciò che sta accadendo e non so cosa potrà fare l’arrivo del segretario regionale Martina oggi.
Intanto, avendo solo quest’altro altro strumento per manifestare questo mio forte disagio, sto pensando di derubricare la mia appartenenza al PD da aderente a semplice elettore. Con stima
Benito Fiori
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