15 Settembre, 2002
Una lettura integrata della legge di riforma dell’assistenza.
di Francesco Bova
L’editore Giuffrè ha recentemente pubblicato, a cura di E. Balboni, B. Baroni, A. Mattioni, G. Pastori, il volume Il sistema integrato dei servizi sociali. Commento alla legge n.328/2000 e provvedimenti attuativi dopo la riforma del Titolo V della Costituzione. pp. 564, Milano, 2003, Euro 40,00.
Ben 29 autori, tra cui studiosi di diritto pubblico ed esperti di politica sociale, hanno concorso per promuovere e realizzare un’opera volta a fornire una corretta chiave di lettura della legge quadro di riforma dell’assistenza alla luce della modifica del Titolo V della Costituzione (leggi costituzionali n. 1 del 1999 e n. 3 del 2001) che ha attribuito alle Regioni piena potestà legislativa in materia di assistenza, come scrive nella presentazione il Presidente UNEBA della Lombardia Bassano Baroni, in esenzione dal tradizionale obbligo di operare nel quadro dei principi generali fissati dalle leggi ordinarie dello Stato.
Come è noto, al di là di alcuni contenziosi tra Stato e Regioni, in merito alla puntuale interpretazione e individuazione dei poteri tra legislazione esclusiva e legislazione concorrente, l’esperienza ci ha insegnato che nonostante la legge 328/2000, i provvedimenti attuativi della stessa legge (non tutti poi sono stati assunti ed emanati sia dall’ultimo governo Amato sia dall’attuale governo Berlusconi) e il Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali, le Regioni hanno poi adottato piani sociali o socio-sanitari non sempre in armonia agli indirizzi, agli obiettivi e alle priorità, ovvero a quei principi generali fissati dallo Stato che dovrebbero, pur nella specificità territoriale, garantire uniformità di accesso e di trattamento per tutti i cittadini italiani.
E’ emblematico che molti sistemi di welfare regionale sono stati rivisitati sulla base di matrici ideologiche e politiche e non necessariamente ad una oggettiva lettura dei bisogni e delle potenzialità dei territori e delle comunità, nel rispetto del principio costituzionale che dovrebbe garantire sull’intero territorio nazionale l’esigibilità e i livelli essenziali delle prestazioni sociali, secondo l’articolo 117 della Costituzione riformata.
Aspettando che le annunciate riforme costituzionali ( o controriforme) dei ministri Bossi e La Loggia possano apportare nuove radicali modifiche agli articoli 117 e 118 che sono strategici proprio nell’ambito delle politiche sociali, e aspettando che il ministro Maroni e il sottosegretario Sestini, dopo l’annuncio del Libro Bianco sul Welfare, definiscano più concretamente la loro proposta, è utile e doveroso affrontare la lettura di questa nuova opera sul sistema integrato dei servizi sociali, per lo spessore scientifico e la completa trattazione di temi fondamentali per riformare correttamente il nostro sistema di protezione sociale, mantenendo il principio universalista e le eque correzioni selettive per conciliare gli obiettivi di benessere sociale con le priorità di lotta al disagio e alle povertà multidimensionali.
E’ interessante la trattazione di Balboni sui livelli essenziali, il nuovo Titolo V e il concetto di interesse, con una premessa in chiave filosofica: da Hobbes ad Habermas. Di uguale interesse anche il tema dell’integrazione fra servizi socio-sanitari sviluppata da Baroni, che affronta tra l’altro, come Degani, l’analisi del dpcm del 14 febbraio 2001 che ha suscitato tra gli addetti ai lavori, sindaci e direttori generali delle aziende sanitarie, perplessità e contenziosi sulla corretta applicazione. Altri temi affrontati dagli autori rappresentano ancora tipiche aree di sofferenza dell’intero sistema di protezione sociale: l’accertamento della condizione economica del richiedente ( di G. Mazzoni), ovvero l’ISEE, meglio conosciuto come il riccometro; il Piano di Zona ( di M. Massa) e gli atti che suggellano accordi, intese, concertazioni tra attori pubblici e privati; la Carta dei servizi sociali (di F. Midiri) con l’assenza, nonostante l’obbligatorietà della dotazione per i soggetti erogatori di prestazioni, di un sistema di controllo e monitoraggio sull’adeguatezza delle carte, nonché di specifiche sanzioni per i soggetti inadempienti; il processo di riordino e di trasformazione delle IPAB (di G. Pastori) e alcune ambiguità circa il loro nuovo profilo all’interno del sistema di protezione sociale; i titoli per l’acquisto dei servizi sociali (di A. Frego Luppi), i cosiddetti buoni e voucher, che alcune regioni come la Lombardia hanno enfatizzato come strumento principale delle politiche sociali.
Un’opera, dunque, interessante da consigliarne la lettura oltre che ai tecnici e ai burocrati delle politiche sociali anche agli amministratori locali, ai sindaci e agli assessori che hanno il compito di far assumere ai Comuni un ruolo diverso rispetto a quelle funzioni amministrative che risalgono al d.p.r. 616/1977 e al d.lgs. 112/1998.
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