15 Settembre, 2002
Il premier racconta del Paese dei balocchi, ma vuole una giungla dove sopravvivano i più forti.
Intervento di Annamaria Abbate, segretaria cittadina del PD di Cremona
Il bollettino della crisi mondiale si fa di ora in ora più allarmante, e mentre tutti gli altri Governi sono impegnati a dare risposte forti e commisurate alla gravità della recessione, il nostro sfoggia serenità e ottimismo, fa grandi proclami, ma in concreto praticamente non muove un dito. Nell’ultimo rapporto Ocse sulle “best practices”, che passa in rassegna le esperienze più significative messe in campo dai Governi contro la crisi, l’Italia non viene citata neppure una volta, eppure il Premier continua a millantare di essersi mosso prima e meglio degli altri. Evidentemente le sue armi mediatiche di distrazioni di massa volte a impedire che la percezione individuale della crisi diventi percezione collettiva, risultano spuntate quando si esce dal mondo dei lustrini.
Le trovate anticrisi del nostro teleimbonitore, presentate puntualmente con grande sfarzo mediatico, si rivelano vistose bufale. Facciamo l’esempio del ponte sullo stretto: aprirà i cantieri solo alla fine del 2010, quando la crisi dovrebbe essere già passata. E il resto delle grandi opere pubbliche sbandierate? L’elenco approvato dal CIPE è una grande presa per i fondelli: si tratta solo in minima parte di progetti immediatamente cantierabili e, in buona sostanza, sono ancora gli stessi che Berlusconi illustrò in quella memorabile sceneggiata a Porta a Porta nel 2001, nonostante nel frattempo abbia governato per sette anni. E cosa dire del suo pomposo Piano casa? Una misura che favorirà l’abusivismo, porrà enormi problemi ai comuni e alle Regioni e metterà a rischio il nostro grande patrimonio ambientale e paesaggistico che costituisce la prima risorsa del Paese. Invece si dovrebbe appropriatamente e più semplicemente allentare il patto di stabilità interno e consentire a Regioni ed enti locali di fare investimenti nei lavori pubblici, dal momento che anche i comuni più virtuosi non possono farlo, pur avendo disponibilità in cassa.
Il PD ha presentato diverse proposte, alcune di misure urgenti per affrontare subito l'emergenza, come la moratoria di un anno per i licenziamenti annunciati dei precari della pubblica amministrazione, altre inserite in un quadro più ampio di misure strutturali, come la lotta all'evasione fiscale con il ripristino della tracciabilità dei pagamenti, il rifinanziamento degli interventi socio-assistenziali e del fondo per le politiche sociali.
Proprio oggi l'Aula della Camera ha bocciato la mozione presentata dal Pd sull'istituzione dell'indennità di disoccupazione, un assegno mensile per i lavoratori esclusi dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto di lavoro dal 01 settembre 2008.
Speriamo che la stessa sorte non tocchi ad un’altra forte proposta messa in campo dal PD che presto si tradurrà in iniziativa parlamentare: un contributo straordinario “una tantum”, pari a due punti Irpef sui redditi superiori ai 120.000 euro. Il contributo toccherebbe circa 200 mila contribuenti, produrrebbe circa 500 milioni, e a beneficiarne sarebbero i comuni e le associazioni di volontariato che utilizzerebbero i 500 milioni a loro disposizione per contrastare la povertà estrema. Il tetto dei 120 mila euro comprende anche la categoria dei parlamentari e riguarda chi oggi conta su un reddito netto mensile dai 6.200 euro in su.
In un paese dove il divario che separa le fasce ricche da quelle povere è in progressivo ampliamento, il contributo di solidarietà è una proposta culturalmente ed eticamente importante, frutto di una visione completamente alternativa a quella del Governo: dalla crisi si deve uscire con un ritrovato senso di appartenenza alla comunità nazionale e tutti insieme, forti e deboli, senza lasciare indietro nessuno.
Annamaria Abbate
Segretario cittadino PD Cremona
 
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