15 Settembre, 2002
Via dalla scuola in anticipo.
Un addio senza rimpianti - No, rimani, combatti per la tua scuola
n città é in atto un dibattito sui temi della scuola, scaturito da una lettera pubblicata dal quotidiano La Provincia. Non ci sentiamo estranei al tema e per questo, ringraziando il quotidiano locale, riprendiamo e rilanciamo.
www.welfarecremona.it
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Gentilissimo direttore,
da anni la scuola si trova nel disagio di relazioni inesistenti fra tutti i suoi molteplici interlocutori (Usp, Dirigenza, personale Ata, distinti fra segretari e collaboratori scolastici, enti sul territorio, sindacati, genitori ed insegnanti). Salviamo i bambini da questo dissesto, poiché nell’essere se stessi (per fortuna!) subiscono maltrattamenti e soprusi da parte di tutti. Se le persone più consapevoli, all’interno del sistema-scuola, entrano in un’ottica di “missionarietà”, esorbitando dal monte ore individuale, rendendosi disponibili per ogni emergenza, accettando di assumere un ruolo professionale sempre più ibrido ed oneroso, facendosi punto di riferimento costante di piccoli e grandi, significa che siamo giunti tardi al capezzale di un malato grave.
Nel dettaglio: ci sono dirigenze che non sono in grado né di organizzare né di gestire i rapporti con l’utenza. Ci sono insegnanti che usano gli alunni per protestare contro il ministero, esprimendo valutazioni politiche (ricordate il sei politico del ’68?). Ci sono sindacati che non si fanno interlocutori della base e soprattutto non la appoggiano. Ci sono enti sul territorio che devono essere continuamente sollecitati ad interventi strutturali che dovrebbero essere dovuti e/o di ordinarietà. Ci sono genitori poco consapevoli delle difficoltà dei figli e proprio per questo divengono interlocutori diffidenti nei confronti della scuola. Ci sono nella scuola di oggi
molte figure che professionali non sono figlie di questo pressapochismo pernicioso e nefasto che nega alla scuola di non essere un luogo di lavoro qualsiasi.
Nella scuola attuale non c’è cultura pedagogica, non c’è cultura psicologica, non c’è cultura d’accoglienza, non c’è cultura se non sulla carta bensì tanta presunzione, tanta ipocrisia, tanta ignoranza e soprattutto tanta demagogia (a proposito, il termine non era caduto in disuso?).
Chi scrive, per questo chiederà di essere posta in anticipo in quiescenza dopo 37 anni e non 40 (anche a costo di licenziarsi).
E lo farà senza rimpianti!
Marina Grazioli (Cremona)
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Signor direttore,
vorrei lanciare questa appello: resta maestra Marina! Resta Marina per altri tre anni in una scuola così amara. Dove niente, ma proprio niente, esprime umanità e senso. Per te. Non abbiamo vissuto l'avventura di condividere le nostre reciproche funzioni, la tua di docente e la mia di dirigente. Mi dicono della tua passione, del tuo impegno e dedizione, della tua competenza. Perché sciupare tutto questo? Lavorare nella scuola statale è oggi difficile. Vero.
Quando si è al termine di un lungo e motivato impegno si vorrebbe che la strada fosse piana. Oggi la salita è erta. E allora? Ciò che abbiamo imparato ci sostiene. I nostri lavori ci hanno dato tanto. Siamo fortunate! Mi sembri un pugile che getta la spugna anzitempo. Il ring è storto e angusto, le regole del gioco si sono fatte più dure, troppo!
Combatti l'ultimo round. Poi l'infanzia ti mancherà. Quei bambini così belli e veri, unici attori assenti nel tuo sfogo, accorato sì, ma greve di un'acrimonia che non condivido.
Bianca Aurora Baietti (Dirigente scolastico, Cremona)
 
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