15 Settembre, 2002
La Bigia d’i gàtt e la Petrolio due racconti di Maria Pola
La Bigia abitava sopra ol mio appartamento e la Petrolio……
La Bigia d’i gàtt e la Petrolio due racconti
di Maria Pola
La Bigia abitava sopra ol mio appartamento
e la Petrolio……
Abitava proprio sopra al mio appartamento,
per questo mi arrivavano
strani rumori, continui scalpiccii, strane
corsettine. Sapevo
benissimo, mentre li ascoltavo incuriosita,
che a provocarli erano
i gatti: i gatti della Bigia d’i gàtt*.
Nel rione la conoscevano tutti, i ragazzi
del quartiere la guardavano, la
seguivano e un po’ la deridevano, quando
girava senza meta nel quartiere
circondata da tutti quei gatti.
Qua e là si fermava: sicuramente c’erano
dei gatti che l’aspettavano e a
tutti lei dava da mangiare. Era una vecchia
che a me sembrava anche più
vecchia di quanto non fosse ed il suo aspetto
trasandato, la sua magrezza
esagerata mi incuriosivano e mi impaurivano
insieme. Mi sembrava
anche che avesse un’espressione strana, indecifrabile
ed incomprensibile
come il suo gran darsi da fare con i gatti.
I capelli disordinati, faticosamente
tenuti insieme da numerosi pettinini, ne
peggioravano l’aspetto.
C’era la guerra e, al suono dell’allarme,
correvamo tutti nelle cantine.
Per me, che avevo dieci anni, alla paura
delle bombe si aggiungeva quella
della Bigia, perché anche lei si rifugiava
in cantina dove svuotava le
sue borse piene di carta e di quei gatti
che aveva frettolosamente recuperato
per metterli in salvo.
Quegli animali sporcavano e impuzzolentivano
dappertutto, ma nessuno
brontolava più di tanto, perché tutti sapevano
che quelli erano i gatti
della Bigia d’i gàtt.
La Petrolio
Non sapevo allora e non so neppure ora come
si chiamasse veramente,
perché per tutti era “la Petrolio”. Quel
soprannome
le si era appiccicato addosso al punto che
nessuno si chiedeva
se avesse un nome ed un cognome.
Di mercoledì e di sabato, giorni di mercato,
quando in via Solferino i “büregòon”*
(agricoltori e proprietari terrieri) affollavano
la via discutendo
dei loro affari ed il bar Torrazzo traboccava
di gente, era facile imbattersi
nella Petrolio. Era giovane, ma sembrava
già vecchia. All’angolo della
via si fermava per ore intere cercando l’elemosina.
Era proprio malconcia, con quegli stracci
messi uno sopra l’altro, in tanti
strati, che erano i suoi vestiti. Aveva sempre
con sé due borse, a vedersi
stracolme di chissà che cosa. A volte, qualche
ragazzo gliele portava via
e, incurante dei suoi improperi, ci frugava
dentro sperando di trovarci
chissà quale oggetto misterioso, ma restava
deluso: contenevano solo
stracci e cose di nessun interesse.
Sempre spettinata, con i capelli che le coprivano
il viso, sempre puzzolente
– forse da lì il soprannome – girovagava
spesso per le montagnole
dei giardini pubblici ed il suo aspetto spaventava
i bambini che scappavano
terrorizzati gridando”la Petrolio, la Petrolio!”
Ma la Petrolio non faceva del male a nessuno.
Era lì per raccogliere i
mozziconi delle sigarette. Per farlo, non
sempre si chinava perché si era
organizzata: aveva un bastone e ad una estremità,
dicono, che vi avesse
confi ccato uno spillo.
Mirava il mozzicone, lo infi lzava e, poi,
lo metteva nel sacchetto che
teneva al braccio sinistro. Cosa facesse
di quei mozziconi non si sa. Nessuno
l’ha mai vista fumare.
da un racconto di Maria Pola
Cremona, 4 aprile 2006
MARIA POLA è nata nell’anno 1925 a Cremona
dove
è sempre vissuta. Aveva tre sorelle ed una
fi glia.
É stata operaia in varie fabbriche
 
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