15 Settembre, 2002
Cava di Caravaggio: Intervento in Senato di Cinzia Fontana
SEDUTA AULA SENATO DEL 7 APRILE 2010 INTERROGAZIONE SU “CAVA DI CARAVAGGIO”
Cava di Caravaggio: Intervento in Senato
di Cinzia Fontana
SEDUTA AULA SENATO DEL 7 APRILE 2010 INTERROGAZIONE
SU “CAVA DI CARAVAGGIO”
Il resoconto della seduta dell'Aula del Senato
di ieri, dove è stata data la risposta all'interrogazione
sulla cava di Caravaggio e l'intervento della
Sen. Cinzia Fontana
PRESIDENTE. Segue l’interrogazione 3-00988
sull’attuazione del piano cave del Comune
di Caravaggio (Bergamo).
Il rappresentante del Governo ha facoltà
di rispondere a tale interrogazione.
GIRO, sottosegretario di Stato per i beni
e le attività culturali.
Signor Presidente, mi riferisco all’interrogazione
presentata dalla senatrice Fontana, con la
quale chiede informazioni circa l’eventuale
ricorso da parte del Ministero alle prerogative
previste dal codice dei beni culturali per
sottoporre a tutela paesaggistica l’area
dei fontanili e delle risorgive in località
Caravaggio, ove il piano cave della Provincia
di Bergamo prevede la realizzazione di un
ambito estrattivo.
A tal proposito, come già fatto in occasione
della risposta fornita all’interrogazione
parlamentare numero 5/01989, presso l’VIII
Commissione (ambiente) della Camera dei deputati,
voglio anzitutto rappresentare che il Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio
e del mare ha precisato che il piano cave
della Provincia di Bergamo rientra nell’ambito
di materia in merito alla quale l’articolo
50 del decreto del Presidente della Repubblica
n. 616 del 1977 ha trasferito il potere amministrativo
alle Regioni. In virtù di tale trasferimento,
come è noto anche alla senatrice interrogante,
la Regione Lombardia (con legge n. 7 del
16 giugno 2003) ha emanato il proprio piano
regionale delle attività estrattive.
Ciò premesso, voglio evidenziare che non
rientra tra le competenze del Ministero dei
beni culturali la valutazione degli eventuali
impatti idrogeologici segnalati dall’interrogante,
pur considerando che, laddove l’esecuzione
dei lavori del piano cave in argomento dovesse
determinare un’alterazione della situazione
del suolo, con danni alla falda freatica
che alimenta il Sacro Fonte di Caravaggio,
ciò costituirebbe sicuramente un fatto molto
grave, anche sotto l’aspetto culturale.
In questo senso, intendo assicurare che gli
uffici territoriali del Ministero stanno
effettuando una costante attività di controllo
finalizzata alla valutazione di eventuali
potenziali lesioni dei valori culturali presenti
in località Caravaggio e, se del caso, all’attivazione
di tutti gli strumenti di tutela previsti
dal codice dei beni culturali.
Preciso infine che il Santuario di Caravaggio,
realizzato sul progetto dell’architetto Pellegrino
Tebaldi della seconda metà del XVI secolo,
è sottoposto a vincoli con prescrizioni già
dal 1981 in quanto, oltre ad essere uno dei
monumenti più significativi della bassa bergamasca,
costituisce da sempre un luogo di fede di
eccezionale importanza, che richiama ogni
anno migliaia di visitatori.
FONTANA (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FONTANA (PD). Signor Presidente, voglio innanzitutto
ringraziare il Sottosegretario di Stato per
i beni culturali della risposta; tuttavia,
non mi ritengo soddisfatta perché, anche
se c’è un segno di attenzione al valore che
il Sacro Fonte del Santuario di Caravaggio
ha per il territorio, esso concerne solo
un aspetto del problema che veniva evidenziato
nell’interrogazione, mentre manca l’indicazione
circa le azioni che il Ministero dell’ambiente
intende assumere rispetto ad un’opera che
rischia di avere un impatto devastante sul
territorio.
Peraltro, nel frattempo, visto che l’interrogazione
è stata presentata ben sei mesi fa, la giunta
regionale lombarda ha reinserito la cava
in località Caravaggio nel piano cave della
provincia di Bergamo, nonostante il consiglio
regionale si fosse espresso a maggioranza
contro e nonostante il fatto che la motivazione
dell’accoglimento da parte del TAR del ricorso
promosso dal titolare della cava contro la
deliberazione consiliare si basasse esclusivamente
su un difetto di motivazione della decisione
assunta dal consiglio. E così, anziché procedere
allo svolgimento di un’adeguata e approfondita
istruttoria al fine di produrre la necessaria
motivazione, cosa fa la giunta regionale?
Inizia dalla fine e reinserisce il polo estrattivo
nel piano cave. In questo caso, sì, una scelta
assunta con grave assenza di motivazione,
scavalcando il ruolo stesso del consiglio
regionale.
Sono ben consapevole che la competenza sull’approvazione
dei piani cave è attribuita alle Regioni,
ma ho voluto interrogare il Ministro dell’ambiente
perché rimango convinta che vi siano ragioni
che vanno ben al di là della mera competenza
regionale e chiamano in causa il ruolo stesso
del Ministero dell’Ambiente, che è il vero
assente rispetto a questa interrogazione
e a quella presentata alla Camera. Le ragioni
di fondo sono due.
Circa la prima, nei documenti e nelle comunicazioni
prodotte, sia a livello nazionale sia a livello
comunitario, che riguardano la pianificazione
territoriale, si trovano riferimenti a quattro
principi ispiratori delle scelte territoriali:
quello ambientale, quello economico, quello
sociale e quello del processo partecipativo.
Tutti disattesi nel percorso di approvazione
di quest’opera di escavazione!
Voglio qui sottolineare che è un territorio
intero, nelle sue diverse espressioni locali
– istituzionali, sociali, ambientali, economiche
e religiose – ad essersi unito per scongiurare
la realizzazione di un progetto dall’impatto
così devastante sotto vari aspetti. Ricordo
che siamo in una delle zone più pregiate
della pianura padana, la zona dei fontanili
e delle risorgive, quindi, un’escavazione
di questo tipo rischia, come evidenziato
da alcuni studi commissionati, di prosciugare
la falda. I fontanili da secoli alimentano
il reticolo idrico e sono tuttora elementi
di importanza strategica di ambienti ormai
unici in alcune parti della Pianura Padana,
come è quella a Nord della provincia di Cremona
nella zona dell’Alto cremasco e della Bassa
bergamasca.
Da qui discendono per la mia terra anche
le motivazioni economiche, perché si rischia
di produrre scompensi socio-economici sulle
attività territoriali locali, con un sensibile
danno al reddito agricolo della zona, mettendo
così in crisi un’agricoltura fiorente e un
territorio agricolo tra i più fertili e produttivi
dell’intero Paese.
Oltre a queste considerazioni, ci sono certo
quelle esposte dalle diocesi di Crema e Cremona
rispetto ai rischi di danni alla falda freatica
che alimenta anche il Sacro Fonte del Santuario
di Caravaggio.
Vi sono, quindi, fondate motivazioni per
chiedere al Governo di intervenire, anche
perché credo che al territorio sia dovuta
una spiegazione rispetto ad una situazione
a dir poco paradossale e certo contraddittoria:
infatti, nell’approvare il progetto della
BreBeMi e del suo allegato «Piano cave di
prestito», il CIPE ha stralciato una cava
di prestito, anch’essa inserita in località
Caravaggio, facendo proprie le motivazioni
rese dalla speciale commissione VIA in base
alle quali si evidenzia il rischio di impatti
permanenti al regime idrologico (così dallo
studio del Ministero dell’ambiente).
Come sono conciliabili nello stesso luogo
risposte così divergenti?
Ecco perché ho chiesto al Ministero di attivare
gli strumenti di tutela previsti dal codice
dei beni culturali e del paesaggio. Ricordo
infatti che, certo, la legislazione ha delegato
alle Regioni la competenza in materia di
tutela delle bellezze naturali, ma ha stabilito
che lo Stato conservi un potere di inibizione
o sospensione dei lavori quando essi rechino
pregiudizio a beni qualificabili come bellezze
naturali.
La seconda ragione della interrogazione riguarda
la richiesta di sapere se il Ministero intenda
ricorrere alle prerogative richieste dal
Codice dei beni culturali e del paesaggio
al fine di sottoporre a vincolo paesaggistico
l’area dei fontanili e delle risorgive in
quanto area di elevato interesse pubblico,
proprio per le ragioni che ho cercato di
evidenziare. Anche perché, sebbene già una
legge della Regione Lombardia del 2003 impegnasse
la Giunta a predisporre un progetto fontanili
per la loro conservazione e valorizzazione,
ad oggi, dopo sette anni, nulla è stato fatto!
Nonostante il Ministero dell’ambiente non
abbia risposto all’interrogazione, sono qui
ancora a ribadire ed auspicare che lo stesso
Ministero, ascoltando il grido di allarme
e di preoccupazione che un intero territorio
in modo trasversale esprime, faccia la propria
parte esercitando le prerogative cui può
ricorrere per conservare un patrimonio naturalistico,
ambientale e socio-economico di elevata qualità.
(Applausi)
 
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