15 Settembre, 2002
La crisi che stiamo attraversando miete molte vittime silenziose
Sono i lavoratori “indipendenti”, come li classificano all’Istat per distinguerli da quelli “dipendenti.
La crisi che stiamo attraversando miete molte
vittime silenziose
Sono i lavoratori “indipendenti”, come li
classificano all’Istat per distinguerli da
quelli “dipendenti.
La crisi che stiamo attraversando miete molte
vittime silenziose: sono i lavoratori “indipendenti”,
come li classificano all’Istat per distinguerli
da quelli “dipendenti”, certo molto colpiti
dalla recessione, ma che possono almeno contare
sulla cassa integrazione e che spesso ricevono
visibilità dai media.
Dal secondo trimestre del 2007 alla fine
del 2009, i posti di lavoro andati in fumo
tra i lavoratori “indipendenti” sono stati
503.000, una perdita, in due anni e mezzo,
dell’8,1%. Tra questo mezzo milione di lavoratori
che non hanno più un’occupazione troviamo
artigiani, commercianti, titolari di partita
Iva individuale, collaboratori domestici,
soci delle cooperative, co.co.co., ecc.,
tutti lavoratori che non possono contare
sugli ammortizzatori sociali validi invece
per chi ha un rapporto di lavoro dipendente.
La crisi dei lavoratori autonomi, sempre
secondo i dati Istat, colpisce soprattutto
il Nord Italia, dove sono scomparsi circa
257.000 occupati, pari al 51% del totale.
Tra le categorie di lavoratori indipendenti
che hanno pagato il prezzo più alto, dicevamo,
ci sono i titolari di partita Iva individuale
che lavorano in proprio nei servizi, ma che
spesso, sotto la falsa formula dell’autonomia,
molto in voga da qualche tempo in Italia,
sono di fatto lavoratori dipendenti, con
orari fissi da rispettare, ma senza i diritti
sanciti dai CCNL. Tra questa categoria di
persone sono andati persi 241 mila posti
di lavoro, cioè il 47,9% del totale. Uno
spunto di riflessione molto interessante,
credo, anche per il sindacato, che deve senz’altro
allargare la rappresentanza anche a questa
tipologia di lavoratori.
Chiara Rizzi
fonte: Nidil Cgil Cremona
 
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