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 Attualità

15 Settembre, 2002
Cisl ACQUA: BENE PUBBLICO SU CUI INVESTIRE
Con il “decreto Ronchi” di fine 2009 sono state stabilite le modalità con le quali viene regolata la gestione di alcuni servizi di pubblica utilità

Cisl ACQUA: BENE PUBBLICO SU CUI INVESTIRE
Con il “decreto Ronchi” di fine 2009 sono state stabilite le modalità con le quali viene regolata la gestione di alcuni servizi di pubblica utilità, tra cui quello dell’erogazione dell’acqua.
Cisl Lombardia ritiene che tale decreto introduca la possibilità di mettere a gara la gestione del servizio idrico o di costituire società miste pubblico-private allo stesso scopo in modo confuso, senza preservare a sufficienza l’ambito pubblico e dentro un sistema di regole contradditorio e che rischia di permettere comportamenti e scelte non opportune da parte delle singole amministrazioni locali.

Il nostro paese non può, in tema di servizi di pubblica utilità, limitarsi a regolare l’apertura di tali servizi al mercato e le possibili liberalizzazioni, senza impegnarsi in politiche di sostegno e di investimento. Va assolutamente evitato che gli enti locali gestiscano l’ingresso dei privati solo in funzione del reperimento di liquidità.

Cisl Lombardia, alla luce delle novità introdotte, ritiene fondamentale che il processo di nuova gestione che le amministrazioni locali potranno scegliere con una maggiore apertura al mercato si attui sulla base di alcuni principi di riferimento:

• la definizione di un “sistema idrico integrato” che comprenda la captazione, la erogazione dell’accesso all’acqua potabile, la depurazione e lo smaltimento (fognatura) come ciclo completo che permetta un adeguato uso della risorsa acqua in tutte le sue fasi:

• il mantenimento dell’accesso all’acqua come “servizio universale” di carattere sociale e come gestione di un bene pubblico, pur consapevoli che tale servizio abbia necessariamente assunto una rilevanza economica;

• il mantenimento di un sistema regolatorio autorevole e ben definito, che vada ad evitare l’ingresso dei privati (peraltro già reso possibile da precedenti parziali liberalizzazioni) con modalità speculative, di breve periodo, a danno del servizio e dell’utenza;

• il mantenimento in mano pubblica (anche in presenza di gare o società miste) delle funzioni di indirizzo, controllo amministrativo, proprietà degli impianti e formazione delle tariffe, fondamentali per evitare di regalare ai privati investimenti fatti con denaro pubblico (le reti) e di cedere agli stessi le leve di decisione pubblica in materia

In realtà il settore idrico in Italia necessita di ingenti investimenti economici per recuperare efficienza e standard di carattere europeo, superando storiche arretratezze (eccessiva dispersione di acqua nella rete dovuta alla sua obsolescenza e alla scarsa manutenzione, superamento della frammentazione degli enti di gestione, qualità del servizio).

La Cisl denuncia inoltre come preoccupante la contemporanea abolizione delle autorità d’ambito (ATO), strumenti che in realtà fungevano in modo adeguato nel presidio e nel governo delle politiche idriche. Tale abolizione rischia di privare il sistema di un centro regolatore proprio, finendo per ridare agli enti locali (i cui confini non corrispondono ai bacini idrici) funzioni nuove e da ricostruire.

La Cisl ritiene che, pur dentro un quadro di regole nazionali, il governo del sistema in rapporto alle caratteristiche del territorio debba prevedere specifiche deleghe normative in capo alle Regioni.

La Cisl rivendica inoltre, di fronte al necessario aumento delle tariffe che nel tempo si dovrà realizzare per coprire l’aumento degli investimenti sia pubblici che privati, che vengano introdotte sia tariffe di carattere sociale (volte a tutelare sia le famiglie numerose, sia i soggetti e le famiglie a basso reddito) sia tariffe che promuovano il risparmio e combattano il cattivo uso o lo spreco dell’acqua (soprattutto nei settori economici come agricoltura e industria che più ne consumano)

A tal fine Cisl Lombardia ritiene fondamentale che nel regolamento di attuazione della legge, ancora in fase di definizione, vengano meglio definiti gli aspetti che possano meglio attuare tali principi di riferimento e chiede alla confederazione di promuovere le necessarie pressioni.

La Cisl chiede inoltre che vengano messe in atto clausole sociali volte a salvaguardare l’occupazione e la condizione dei lavoratori occupati nel settore, permettendo in questa trasformazione una loro adeguata valorizzazione.

La Cisl Lombardia ritiene non utile la tenuta di un referendum abrogativo sulla materia. Pur condividendo il comune obiettivo di mantenere l’acqua come un bene pubblico con forte valenza sociale, i referendum in atto (al di là della difficoltà ad ottenere i necessari quorum) nell’abolire la legge non risolverebbero nessuna delle questioni ritenute centrali e decisive per dare sviluppo al settore (recuperare risorse per investimenti non più rinviabili e mantenere chiare regole di gestione pubblica).

Maggio 2010

la segreteria Usr Cisl Lombardia

 


       



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