15 Settembre, 2002
Formigoni insiste ....la sanità lombarda degrada
MENO LIBERTÀ DI SCELTA E PIÙ TEMPI D'ATTESA -SPESA FARMACEUTICA E TICKET: TUTTO DA RIVEDERE

MENO LIBERTÀ DI SCELTA E PIÙ TEMPI D'ATTESA
Liste di attesa sempre più lunghe, operazioni
che vengono rinviate, precarizzazione dei
posti di lavoro: questa la situazione della
sanità in Lombardia denunciata in una conferenza
stampa dal gruppo regionale dei Ds.
"La Legge regionale - ha commentato
il consigliere Carlo Porcari - sancisce la
libertà di scelta dei pazienti e la possibilità
per gli erogatori di produrre servizi accreditandosi.
Ma questo ha generato un aumento della spesa
superiore alle aspettative". "Quest'anno
solo il 95% delle prestazioni già erogate
nel 2002 viene rimborsato completamente -
ha continuato Porcari - oltre questa percentuale
il rimborso è parziale e, superato il 115%,
non è più possibile per le strutture sanitarie
prestare i loro servizi a carico del sistema
sanitario regionale, come spiegato in una
lettera inviata dal Direttore generale della
Sanità Carlo Lucchina ai direttori delle
Asl. In questa lettera si asserisce che 'una
volta superato il budget negoziato l'erogatore
non può più erogare prestazioni a carico
del S.S.R. se non dopo aver negoziato con
la competente Asl nuove aggiuntive condizioni'".
"Questa situazione - ha commentato poi
Porcari - allunga le liste d'attesa e fa
diminuire le possibilità di scelta, perché
a fine anno saranno disponibili per esami
solo quelle strutture dove prima nessuno
e' voluto andare".(vedi tabella terza
pagina ndr) "Come Ds abbiamo provato
a monitorare la lunghezza delle liste sul
sito della Regione appositamente preparato
- ha aggiunto il consigliere Marco Tam -
ma i dati sono aggiornati a febbraio e non
corrispondono ai tempi reali di attesa. Con
i tempi così lunghi, più di un mese per un
Ecg sotto sforzo, metà dei pazienti fanno
gli esami a pagamento.
E proprio su questo conta la Regione per
risparmiare, mentre le strutture tagliano
gli straordinari agli anestesisti per fare
meno operazioni e non superare il tetto annuale".
"In generale - ha riassunto poi Fiorenza
Bassoli, Vicepresidente del Consiglio regionale
- c'è una riduzione dei servizi sanitari
sul territorio. Registriamo l'interruzione
dei servizi ambulatoriali ed è elevata la
precarizzazione del personale medico.
Le paghe orarie sono la metà rispetto all'anno
scorso: è una vergogna che i medici precari
siano pagati 14 euro lordi all'ora, inoltre
chi va in pensione non viene sostituito con
un nuovo contratto a tempo indeterminato.
Il sistema non funziona e in questo modo
si vuole sfasciare il servizio sanitario.
Un servizio considerato eccellente, ma certo
non per merito del centrodestra".
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SPESA FARMACEUTICA E TICKET: TUTTO DA RIVEDERE
La Regione Lombardia ha introdotto i ticket
sanitari poiché la quota regionale della
spesa farmaceutica superava il tetto massimo
del 13% del bilancio della sanità fissato
dal Governo.
Ora il maxi-decreto 269/03 collegato alla
Finanziaria introduce, a partire dal gennaio
2004, la possibilità di cumulare il tetto
per la spesa farmaceutica territoriale (confermato
al 13%) con la spesa farmaceutica ospedaliera
(valutata al 3%) portando il tetto globale
della spesa farmaceutica al 16%. Inoltre
lo stesso decreto prevede che in caso di
superamento del tetto di spesa la quota eccedente
venga pagata per il 60% dalle case farmaceutiche,
andando a incidere esclusivamente sul margine
delle aziende produttrici, mentre il restante
40% dello sfondamento debba essere ripianato
dalle Regioni.
In base ad una stima fatta dal gruppo dei
Ds, che proietta su tutto l'anno i dati reali
dei primi otto mesi del 2003, l'incidenza
della spesa sanitaria globale sarà inferiore
al limite del 16% fissato dal Governo. "Secondo
le previsioni della Giunta regionale - ha
dichiarato il consigliere regionale Ds Carlo
Porcari - il provvedimento sui ticket avrebbe
fruttato 139 milioni di euro. Le nostre proiezioni,
dimostrano, invece, che nel 2003 i cittadini
pagheranno molto di più: almeno 175 milioni
di euro. Inoltre le regole nuove contenute
nel decreto collegato alla finanziaria dicono
che se ci fosse uno sfondamento del 16% sulla
spesa sanitaria a pagarne il costo sarebbero
per il 60% le case produttrici di farmaci
e per 40% le Regioni.
I dati dei primi nove mesi dell'anno e le
nuove regole contenute in finanziaria suggerirebbero
una revisione delle politiche regionali.
"Ci sono tutte le condizioni - ha concluso
Porcari - per abolire i ticket o almeno allargare
le esenzioni, anche perché l'apparente riduzione
dei consumi su scala nazionale è determinata
dal trasferimento, avvenuto all'inizio dell'anno,
di molti farmaci nella fascia a pagamento".
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