15 Settembre, 2002
Parco Quaini-Malvezzi ..( di LUCI)
Il gruppo LUCI, a perenne memoria di questo scempio edilizio, propone ufficialmente questo nome da destinare all' ex Morbasco SUD
Parco Quaini-Malvezzi ..( di LUCI)
Il gruppo LUCI, a perenne memoria di questo
scempio edilizio, propone ufficialmente questo
nome da destinare all' ex Morbasco SUD
Il nuovo Parco urbano Morbasco sud
Lo studio di fattibilità del Parco urbano
Morbasco sud è pronto, i cittadini potranno
comunque far pervenire contributi e proposte,
a condizione che non si tocchino i presupposti
culturali che hanno generato le scelte di
fondo dell'Amministrazione comunale. Discutere
di questo Parco senza tenere conto del contesto
locale e generale nel quale si è sviluppato
è, a nostro avviso, un errore, per cui facciamo
qualche passo indietro per inquadrare meglio
la situazione.
Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale
del Po e del Morbasco, entro il quale ricade
quest'area, nasce nel 2003 con ben precisi
confini, che tenevano separata la parte a
"verde" da quella "urbanizzabile".
Non si sa chi e non si sa perché ma da un
momento all'altro questi confini sono stati
cambiati, regalando all'area edificabile
una congrua superficie. Non risultano agli
atti le motivazioni di questa scelta, nella
risposta alle nostre deduzioni presentate
verso il Piano, viene precisato che "il
Comune sta procedendo all'adempimento degli
adeguamenti informativi richiesti dall'Ente
Provinciale", motivazioni che non ci
risultano essere state ancora rese pubbliche.
Dopo di che il "privato" ha proposto
un Piano di edificazione che tende a massimizzare
i vantaggi ottenuti, cedendo un'area che,
dal suo punto di vista, non ha più valore.
Il Comune ha partecipato come spettatore.
Parallelamente, nell'area cosiddetta della
"Città dello sport" un'area a bosco
viene definita inutile, viene sostituita
con un'area commerciale e compensata con
un'altra area a bosco proprio all'interno
del futuro Parco Morbasco sud, così come
il boschetto di via Chiese (ritenuto di scarso
valore). In definitiva, una perdita netta
di territorio e una cementificazione che
cambierà completamente il volto del quartiere.
Inquadrare quindi ora il nuovo Parco diventa
difficile: dal disegno proposto lo immaginiamo
al tempo attuale, ma con una muraglia di
edifici nuovi lo scenario sarà ben diverso.
Ma vediamo quali sono alcuni di questi "presupposti
culturali" che qualificano il Parco.
Innanzi tutto non è per niente chiaro quale
dimensione di utilizzo potrà avere. Ad esempio,
l'accesso verso la cascina Pennelli, che
porta in un'area di proprietà privata, non
consente poi uscite: rischia così di essere
un parco chiuso, un parco di quartiere. E'
fondamentale definire a priori la connessione
con la viabilità ciclabile, presente e futura,
altrimenti si rischia di proseguire con questo
"spezzatino" (altro che rete.)
ciclabile caratteristico di Cremona: tutti
gli accessi "ipotizzabili" e "di
progetto" non sono raccordati con alcuna
pista ciclabile presente o prevista, isolando
di fatto il parco.
Non si capisce perché costruire ulteriormente
all'interno del Parco "un polo edificato
per servizi ricettivi, aule e spazi aperti
didattici", magari utilizzando "una
serie di materiali lapidei e non, immagazzinati
presso sedi comunali provenienti da lavori
pubblici della città in forma di scarti non
più utilizzabili". Si tratta di una
ulteriore edificazione, giustificata con
frasi incomprensibili: "geometrie semplici
e lineari in assonanza rispetto alle geometrie
espresse dalle preesistenze formali che il
territorio esprime" e "un uso dei
materiali che tenda a smaterializzare il
più possibile gli elementi edilizi a favore
di una corrispondenza semantica ed estetica
con il contesto". Per evitare spiacevoli
sorprese, è meglio sapere prima della edificazione
e con precisione, quali saranno le attività,
a chi saranno rivolte, quale soggetto pubblico
le gestirà, a chi verranno dati in gestione
gli orti, ecc., tutti quei dati cioè che
qualificano il progetto, per decidere successivamente
se il progetto è valido, se è modificabile
o se non serve.
Un altro aspetto poco chiaro è l'area di
servizio del parco, cioè quella fascia perimetrale
a sud-est, occupata da linee di sottoservizi
dell'AEM, che per questo motivo non può essere
piantumata. Si presume siano nuove linee,
in quanto gli alberi già ci sono e non danno
fastidio, per cui è curioso come questa futura
strada perimetrale, percorribile quindi con
mezzi motorizzati, arrivi esattamente al
sottopassaggio della ferrovia, consentendo
quindi un (altro) accesso alla Cascina Pennelli,
che verrebbe così collegata con il nuovo
accesso al Parco in via 1° Maggio. Possiamo
essere smentiti facilmente se venisse reso
pubblico il tracciato (e la motivazione)
di questa linea AEM.
Più in generale possiamo dire che in un altro
contesto (ad esempio nell'area ex-annonaria,
ancora in evoluzione) questa proposta di
parco potrebbe essere una buona base di partenza,
mentre per quest'area sembra l'ennesimo progetto
ben confezionato ma confuso, gestibile successivamente
secondo esigenze, una frettolosa soluzione
utile a confondere le idee. La gestione del
PII del Morbasco è stata attuata fin dall'inizio
in modo approssimativo e senza il coinvolgimento
dei cittadini, e ora che siamo alle fasi
finali la sensazione è la stessa. I danni
inferti al territorio sono ormai irreversibili,
chiediamo che almeno il Parco del Morbasco
sud venga progettato insieme ai cittadini:
da questo studio di fattibilità sembra proprio
il contrario, le scelte di fondo non si discutono,
ci viene giusto lasciata la possibilità di
dargli un nome.
Il gruppo LUCI, a perenne memoria di questo
scempio edilizio, propone ufficialmente il
nome da destinare a quest'area
Parco Quaini-Malvezzi
e invita i cittadini a votare sul sito del
Comune questo nome per il nuovo parco
LUCI Laboratorio Urbano di Civica Iniziativa
Trasformare, guarire, aggiustare, coltivare,
abbellire, rifiorire, evolvere, rinforzare,
colorare Cremona.
www.lucicremona.it
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