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15 Settembre, 2002
Il baccano della Lega sulla moschea serve a fare voti....
di Benito Fiori

Il baccano della Lega sulla moschea serve afare voti....

Egregio Direttore de " Il Piccolo Giornale" ,
una precisazione va fatta al suo intervento del 22 u.s. sul corteo della
Lega contro gli immigrati e su quello organizzato dalla Caritas per i
carcerati. Da un punto di vista strettamente numerico il confronto è per lo
meno scorretto se si considera che la Lega ha messo in campo lo stesso Bossi
e quello scurrile arruffapopoli di Borghezio grazie ai quali sono arrivati
in città pulman di militanti da Bergamo e Brescia, mentre quella della
Caritas ha coinvolto il vescovo e 500-600 infreddoliti cittadini, per lo più
persone di chiesa, solo dedite a riflessioni umane e preghiere. Il Sindaco e
membri della Giunta comunale erano fisicamente presenti, ma non hanno
proferito parola. Insomma, si era di fronte ad una manifestazione di livello
nazionale contro una manifestazione importante, ma solo di rilievo
cittadino. Dal punto di vista politico, sono sempre più convinto che la
volgarità che segna i comizi dei leader leghisti assottigli sempre più le
loro fila anche quando toccano temi di sicura presa presso l'opinione
pubblica, come quello della moschea di Cremona messa genericamente come
luogo di reclutamento per il terrorismo. Da questo punto di vista, se è vero
che un imam è vicino o addirittura colluso con il terrorismo, lo si arresta
o lo si espelle dal paese, ma il luogo di culto non può essere chiuso a dei
fedeli perché ritenuto, in quanto tale, luogo di reclutamento di terroristi.
È solo una questione di civiltà. Cosa avremmo detto se dopo avere visto
condannare negli USA un parroco ed un Vescovo pedofili avessero chiuso tutte
quelle chiese? Avrebbe accettato il mondo cattolico che dallo strano
puritanesimo protestante americano quelle chiese fossero ritenute tutti
luoghi osceni e i sacerdoti cattolici tutti pedofili?
A me sembra però che il baccano della Lega serva soltanto a evocare la
torbida xenofobia di una minoranza degli italiani per "fare voti" e a
coprire la scontata inefficacia della legge Bossi-Fini, ogni giorno
evidenziata dall'incessante afflusso di gente disperata ed affamata che
sfida la morte su dei gusci di noce in nome di una speranza di vita. Almeno
Fini, personaggio di maggiore spessore politico rispetto al rozzo Bossi,
resosi conto dell'errore, sta cercando, con un raro miracolo di equilibrismo
politico-culturale, di rimediarvi con la proposta di legge per il voto agli
immigrati regolari nelle amministrative.
E a proposito di terrorismo, della gravità di questa minaccia, qualche
parola va detta ancora. Il problema del terrorismo islamico è che usa come
arma, prima ancora dell'esplosivo, la vita stessa dell'attentore in nome del
"martirio" religioso secondo la folle interpretazione komeinista del Corano.
Visto che Osama Bin Laden e Saddam Hussein sono ancora in libertà, visto che
sopravvivono forze a loro fedeli che con la guerriglia uccidono
quotidianamente uomini tra le forze occupanti e con il terrorismo
terrorizzano le loro popolazioni come le nostre, c'è da chiedersi se la
tradizionale forma di guerra finora ingaggiata con aerei, carri armati e
tecnologia futuristica, con conseguenti distruzioni e perdite di civili è
stata la forma migliore per battere quel terrorismo. O, piuttosto che
l'occupazione militare del territorio (per carità di patria qui dimentico
l'interesse per il petrolio), non era il caso di investire energie e risorse
sul piano dell'intelligence e dell'infiltrazione con cui si sarebbe forse
evitata, tra le tante altre cose, la saldatura tra Bin Laden e l'assassino
Saddam e quello possibile tra questi due e i padroni del terrorismo
palestinese? Perché se ciò avvenisse, cosa accadrebbe della miope Israele? E
se di fronte all'arrogante strapotere occidentale si sviluppasse ancor di
più l'atteggiamento di simpatia nei loro confronti da parte di ogni islamico
sulla terra, cosa ne sarebbe del mondo intero?
Per scongiurare tutto ciò, per tentare una qualche soluzione che prevenga
una catastrofe, gli Usa ed i loro alleati dovrebbero attivarsi subito per:
a) l'ammissione degli errori compiuti nei decenni per avere ceduto sui
destini della Palestina alle ideologiche pressioni dell'azione politica del
sionismo internazionale e per avere cercato di mantenere il controllo del
mercato del petrolio. Questo passaggio è importante per aprire un dialogo
con quella parte del mondo arabo, la sua maggioranza, che non è certamente
terrorista, che nutre un grande orgoglio di appartenenza culturale e
religiosa, e che, come tutti gli islamici, detesta l'Occidente;
b) la rimozione delle motivazioni che sono all'origine di tutto ciò: prima
fra tutte, la questione palestinese. Cosa non facile, ma obbligata per
sperare che in quell'area si possa ristabilire una accettabile atmosfera di
pace. Si tratterebbe, infatti, di "imporre" al sionismo internazionale e
alla minoranza integralista ebraica, la maggioranza ne è già convinta, un
concetto laico del loro recente ritorno in Palestina, ovvero, che è
giuridicamente insostenibile sia la tesi religiosa della "terra promessa",
sia quella che, di conseguenza, fa ritenere usurpatori coloro che da 19
secoli vi hanno abitato in solitudine ed ora debbano esserne espulsi;
c) la ricerca di una più ampia e facile conoscenza fra i popoli per sventare
l'intento di quei terroristi di caratterizzare la guerra che stanno
combattendo, e che sul piano militare tradizionale è per loro insostenibile,
come guerra di religione, visto che il primo salto, quello della guerra di
civiltà, l'hanno già vinta;
d) l'investimento massiccio, a dispetto di qualcuna delle sette sorelle del
petrolio, in ricerca sull'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili,
oltre che per una vitale attenzione all'ambiente, per relegare il petrolio,
gigantesca ricchezza di molti paesi arabi, a bene strategico non primario
come lo è oggi.
Distintamente
Benito Fiori
(un laico liberaldemocratico)

p.s. Pubblichiamo la lettera integrale inviata a " Il Piccolo Giornale"

 


       



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