Si è presentata come un’impresa sovraumana: nel torrido padiglione della
Festa, in mezzo ad una invasione di rumori, parlare di poesia, di sentimenti di
donne e di uomini. Parlare dell’amore, della paura e della paura di avere
paura, della paura non di provare sentimenti ma di parlarne, della paura dell’altro,
del diverso, dei “barbari”. Una delle prime di letture di Ottavia Piccolo è
dedicata a Kostandinos Kavafis. Il titolo: Aspettando i barbari.
Che aspettiamo, raccolti nella piazza
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori
Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l'imperatore s'è levato
così per tempo e sta solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari.
L'imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l'offerta d'una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei ceselli tutti d'oro e argento?
Oggi arrivano i barbari
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d'un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri!)
Perché rapidamente e strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S'è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.
No, questa serata della festa non si presentava come il luogo ideale per
leggere - e ascoltare - poesie ma Ottavia Piccolo, Rosa Carotti, Francesco
Liborio, con la sensibile e sapiente “mediazione” di Emilia De Biasi e con
la sola forza delle parole, hanno costruito un rapporto con gli ascoltatori in
grado di mitigare caldo, musiche da ballo, viavai di curiosi. Forse proprio
perché la poesia non è stata presentata come un mondo estraniato dal mondo ma
come un modo - una possibilità - di guardare lontano e di vedersi, come un
testo che ci parla di cose che prima non sapevamo di avere dentro di noi, come
una via di prendere coscienza di sentimenti per poterci avvicinare diversamente
agli altri. Riappropriarci del lusso di parlare di sentimenti e di poesia,
riappropriarci del lusso di parlare di politica contro chi tentava e tanta di
convincerci che è cosa inutile.
Ottavia Piccolo, in chiusura di serata, legge l’ultimo testo: un comunicato
dei sindacati cremonesi dei lavoratori dello spettacolo che chiedono la
mobilitazione di tutte le coscienze contro il taglio al finanziamento del mondo
della cultura e dello spettacolo che il governo ha deciso di attuare. Questa
volta la grande attrice non “recita”, alza la sua voce con l’adesione più
sincera della ragione e del sentimento: “La cultura non è una merce ma una
risorsa di tutti e per tutti”.
Troverete alcune immagini nella Fotogallery. Per leggere il testo del
comunicato cliccate sul link.