Nelle sempre più fresche serate di fine agosto, al Cascinetto continua la
10a Festa dell’Arci. E’ la via ideale per “raccoglierci” in vista dei
mesi che impongono costante impegno, a ciascuno nel proprio posto. Raccogliere
le proposte creative e musicali degli organizzatori, poi, è un po’ come
raccogliere le ultime conchiglie sulla spiaggia prima di mettersi sulla via del
“rientro”.
E’ doveroso soffermarsi sulle proposte musicali, dietro le quali si
nasconde un Gigi Rossetti fin troppo schivo e modesto. Attraverso queste la
musica ci viene restituita come autentica espressione della cultura / delle
culture. Intendiamoci, anche la musica-merce che invade il nostro quotidiano è
espressione della cultura contemporanea; lo è come la cannuccia con la quale si
sorseggia una Coca Cola sulla spiaggia o la lavastoviglie che ci fa risparmiare
lavoro manuale e sprecare tanta acqua. La Festa dell’Arci, sera dopo sera, ci
offre buona musica che lo è perché è fonte di piacere, cura dell’anima,
come è anche ricerca espressiva - poetica, sonora, “ideale” - di realtà e
di verità.
La serata di domenica 22 ha visto sul palco i Caravane de ville
- gruppo che a qualcuno poteva risultare sconosciuto e già questo la dice lunga
sui circuiti di distribuzione delle informazioni - a ben vedere - e non soltanto
dei dischi. (A proposito di informazioni: www.caravanedeville.com). Sette
musicisti la cui unione, portando ognuno la propria personale formazione
musicale, è già “contaminazione”. Artisti che si misurano con l’espressione
di scelte di valori (e perché no, di scelte “politiche”) attraverso una
poetica nuova e senza le scorciatoie degli slogan; che sanno raccontare storie
vere creando una nuova epica; che riescono a non tagliare radici che affondano
in una musica di tradizionale orale senza la sua riproposizione “modernizzata”;
che sono “globalizzati” perché assorbono le sonorità che oggi sono le
nostre città ad offrire. E’ e non è rock, folk, etno, jazz: è “meticciato
metropolitano”. Che sa - osa - essere anche dolce e melodico e sa - osa -
arrivare agli estremi limiti della ricerca. Sostenuta dalla grandiosa voce di
Sara Pionati e da una “caravana” di strumenti (e di oggetti) a volte
sorprendentemente impiegati nel creare atmosfere e immagini.
Un giorno o l’altro assisteremo a qualche manifestazione di protesta delle
Muse, in difesa della loro divina arte, la Musica, con la quale erano chiamate a
presiedere al Pensiero, portando pace sull’Olimpo. Le Muse sono figlie di
Memoria e tutte insieme restituiranno l’immagine della società e del nostro
tempo. E proprio perché la musica ha più facilità di pervadere il nostro
quotidiano, ha - la musica, chi la fa, chi la “distribuisce” - una grande
responsabilità.
Ci viene voglia di cantare con Sara Pionati: “Signora dei Grandi Illusi;
Signora di sputi e di pugni chiusi; Dei grandi poemi graffiati sui muri;
Ascoltaci…” (Nostra Signora dei Diseredati).
M.T.