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 Attualità

15 Settembre, 2002
Consiglio Provinciale: la vera novità è il PRC nella maggioranza
“Le condizioni per lavorare bene ci sono”

Intervento del capogruppo Angelo Bruschi in Consiglio Provinciale - 29 settembre 2004

Signor Presidente, Assessori e Consiglieri,

l’entrata in maggioranza del Partito della Rifondazione è la novità politica di questo Consiglio.

La presenza di Rifondazione Comunista vuole rappresentare un segno di continuità con gli ideali che hanno contraddistinto la nostra presenza nelle Istituzioni e al contempo fungere da stimolo per la nuova Giunta ad avere un rapporto nuovo con la cittadinanza, con i movimenti e l’associazionismo che la rappresentano.

E’ stata una scelta da noi voluta, ponderata e non facile . Siamo però convinti che è stata una decisione giusta, non solo perché è risultata decisiva per far nascere una nuova coalizione di centro-sinistra e consentirne la vittoria , ma anche perché frutto di valutazioni complessive che fanno parte di un progetto politico più generale che pensa a una trasformazione della nostra società, ad una alternativa che concretizzi una controtendenza rispetto a scelte economiche, politiche, culturali subalterne rispetto alla logica del mercato.

Oggi ci sono le condizioni che ieri non sussistevano.

E’ finito il pensiero unico, anche a sinistra in tutta Europa è superata criticamente  l’idea che fosse possibile praticare politiche neoliberiste in forme addolcite.  Occorre ed è possibile praticare strade nuove.

Unità e criticità, pluralismo e radicalità sono i nostri punti di riferimento; per questo occorrono anche qui segnali di discontinuità col passato, perché i tempi e le nuove situazioni lo richiedono.

Lavoreremo per una amministrazione in rapporto costante con le realtà politiche e sociali che in questi anni hanno costruito momenti di grande impegno su valori forti, contro la guerra, per realizzare una politica costante di formazione alla pace ed alla solidarietà internazionale, per l’affermazione dei diritti dei migranti, per la difesa dei diritti di tutti i cittadini ed in particolare dei lavoratori e dei soggetti deboli. 

Una amministrazione quindi contro le posizioni guerrafondaie, razziste, intolleranti e contrarie alla solidarietà ed alla affermazione dei diritti, rappresentate dal centrodestra, per dare invece forza alla solidarietà ed alla fratellanza tra i popoli, nel solco della nostra Costituzione, rilanciando contro il revisionismo storico, il valore dell’antifascismo e della resistenza.

Una alternativa democratica nel governo della provincia, passa per noi, attraverso un diverso funzionamento degli enti preposti.

Le devastazioni provocate dall’introduzione del presidenzialismo nelle istituzioni locali e il sistema elettorale maggioritario, concorrono ad un negativo quadro di regole che ostacolano la partecipazione e l’espressione diretta dei cittadini. E’ quindi prioritario reagire a questa involuzione

Pertanto è necessario ridare ruolo al dibattito nel consiglio provinciale e sulle scelte giuntali, tenendo periodicamente bilanci sull’applicazione del programma amministrativo, nulla infatti impedisce che su alcune tematiche rilevanti si tengano sessioni apposite del consiglio.

La questione decisiva è per noi quella della promozione degli strumenti di partecipazione.

Il rilancio della  partecipazione, attraverso consultazioni, confronti pubblici ed assemblee, strumenti assunti come regola e non  come eccezioni, rovesciando il modello dirigistico dall’alto, per favorire la ricostruzione di reti di relazione sociale e di nuove modalità partecipative.

Si tratta quindi, di un ridisegno istituzionale in cui l’autonomia e la rigenerazione sociale, non passano attraverso un federalismo che ripropone neocentralismi  regionali o locali, ma si fonda su un solido e condiviso insieme di diritti, pensiamo alla provincia come elemento fondamentale di sussidiarietà verticale, da contrapporre alla tanto decantata sussidiarietà di tipo orizzontale, per il recupero della dimensione pubblica e collettiva come elemento essenziale per una proposta capace di riaggregare un blocco sociale e politico alternativo,  un sistema cioè che garantisca equità e solidarietà ed una strumentazione sociale ed economica per uno sviluppo armonico delle istanze locali.

Il mondo del lavoro è cambiato profondamente, non certo in meglio, la precarietà e l’incertezza sono la traccia che accomuna vecchie e nuove professioni, lavoratori tradizionali con quelli atipici.

Per conferire maggiore sicurezza alla condizione dei  lavoratori,  nel posto  di lavoro  e nel mercato del lavoro, è possibile intervenire anche a livello locale, infatti le deleghe trasferite dallo Stato e dalla Regione alla Provincia, assegnano importanti compiti relativi al mercato del lavoro ed alla formazione professionale, sono quindi un’importante occasione per un diverso modo di amministrare.

In particolare con la L. 30  si è accentuata ed accelerata la tendenza alla precarizzazione del lavoro, il lavoratore diventa una merce, mera forza lavoro, per questo è indispensabile che la Provincia, nell’ambito delle proprie competenze, si opponga  concretamente alla Legge e costruisca  ambiti in controtendenza alla liberalizzazione, contrastando la trasformazione privatistica del collocamento al lavoro, per arrivare alla abrogazione di una legge che non è emendabile.

Si tratta poi di contrastare una visione dello sviluppo che si identifichi con l’allargamento della pratica dei patti territoriali e della loro logica di flessibilità, precariato e “deroga” ai vincoli contrattuali, ambientali, urbanistici.

Si crea sviluppo esercitando pienamente i propri poteri nella pianificazione territoriale, senza puntare alla creazione di grandi opere infrastrutturali ed al consumo di territorio, ma valorizzando le risorse locali.

Una logica di sviluppo auto-centrato, che valorizza i cicli economici locali, gli interventi di manutenzione del territorio e la prevenzione dei danni ambientali e sociali,  ponendosi come primo obiettivo l’incremento dell’occupazione stabile, regolare e socialmente utile.

Si tratta di dare concretezza alla importante scelta di adesione ad Agenda 21.

L'Agenda 21 locale è un processo, di condivisione con tutti gli attori presenti sul territorio, per definire un piano di azione locale che intrecciandosi, con gli impegni programmatici, di bilanci ambientali positivi e del rispetto degli obbiettivi del Protocollo di Kyoto, per tutte le opere infrastrutturali, determina un reale modello di sviluppo sostenibile.

Il territorio va quindi considerato  come luogo dove la società trova la sua espressione fisica, la sua dimensione esistenziale.

Il territorio ed i cittadini non sono luoghi e soggetti indifferenziati: vanno scelte forze con cui attivare i processi, vanno cercati gli “attori della trasformazione” soggetti capaci di intercettare il cambiamento, interpretarlo, tradurlo in azione di governo. L’ Ente Locale deve diventare soggetto attivatore del processo di trasformazione, stimolando anche le altre forze.

Per questo accanto ad iniziative per promuovere e far crescere una cultura ambientale, oltre ad organizzare seminari e corsi, anche nelle scuole, sulle tematiche dello sfruttamento ambientale e della biodiversità, va prioritariamente rilanciato l’ufficio provinciale di ricerca e progettazione sul risparmio energetico e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili.

Sul tema della mobilità, quella personale o delle merci, la priorità programmatica è e resta quella ferroviaria.

Da tempo insistiamo perché come enti locali, si  apra una vera e propria vertenza con la Regione perché si ponga fine allo scandalo delle attuali linee.

Ciò deve vederci poi promotori, insieme alle altre amministrazioni provinciali ( Mantova, Lodi ) di un progetto più generale che porti alla costruzione di una sorta di “ferrovie sud lombardia” per gestire anche con il concorso di altre aziende pubbliche ( ad esempio Linea Group, KM, Centro Padane ) l’intero sistema dei trasporti in una logica di integrazione ed intermodalità.

Ci preoccupa lo stato della viabilità ordinaria, pertanto restano prioritarie la sistemazione, continuamente rinviata, della Paullese, è indispensabile intervenire per la riqualificazione, la manutenzione e la messa in sicurezza della rete stradale esistente ed il completamento con nuovi tratti, dove necessari, per rendere più efficiente ed efficace la rete territoriale della mobilità.

Il tutto con costi notevolmente inferiori a nuove inutili autostrade.

Non pensiamo quindi ad interventi infrastrutturali pesanti ed invasivi delle poche aree non cementificate ed in ogni caso proponiamo approfondite valutazioni dell’impatto ambientale delle singole opere  e dell’intero sistema della mobilità delineato nel piano territoriale

Per i servizi sociali, pur in presenza di una cornice legislativa che conferisce alle province compiti residuali, è necessario che si valorizzi fortemente il ruolo di coordinamento dei Comuni disegnando un ambito provinciale nel quale le politiche sociali si coordinino, cioè una programmazione vera dei servizi del territorio che coinvolga tutti i soggetti in campo: la programmazione deve diventare la testa di qualsiasi azione rivolta a costruire uno stato sociale garante dei diritti, non solo di soddisfacimento di bisogni.

A questo scopo si deve promuovere la costituzione di aziende consortili nelle zone di Cremona- Crema-Casalmaggiore-Soresina.

Su questa materia segnaliamo la proposta nuova ed innovativa dello SPI CGIL di creazione di “case della salute”, ovvero di strutture pubbliche subdistrettuali, in cui vengano fornite le prestazioni di cure primarie, dove si realizza l’integrazione fra il sociale e il  sanitario.

 

Bisogna ricominciare a ragionare seriamente su un modello agricolo che ponga con forza la questione della qualità dei prodotti, legata alla tipicità, alla territorialità e tracciabilità.

Devono essere incentivate le attività eco‑compatibili (ad es. agricoltura biologica - recupero del patrimonio naturale ed architettonico locale - educazione ambientale);

Deve essere incentivato l’uso nelle mense scolastiche, negli asili nido, di prodotti biologici, prodotti localmente secondo il concetto del ciclo corto “qui produco qui consumo” garantendo un contatto diretto tra produttori e consumatori.

Infine, noi consideriamo la scelta di partecipazione al governo locale, strettamente legata ai contenuti: difesa ed allargamento dei diritti individuali e collettivi tali da configurare una nuova cittadinanza per tutti e tutte, la gestione dei beni comuni da sottrarre al mercato, mediante la valorizzazione pubblica dell’ambiente, del territorio e della cultura.

Questa maggioranza avrà sicuramente molto lavoro da svolgere, le condizioni per farlo bene ci sono.

 

Gruppo Consigliare Rifondazione Comunista

[Intervento non rivisto]

 


       



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