Signor Presidente, Assessori e Consiglieri,
l’entrata in maggioranza del Partito della Rifondazione è la novità
politica di questo Consiglio.
La presenza di Rifondazione Comunista vuole rappresentare un segno di
continuità con gli ideali che hanno contraddistinto la nostra presenza nelle
Istituzioni e al contempo fungere da stimolo per la nuova Giunta ad avere un
rapporto nuovo con la cittadinanza, con i movimenti e l’associazionismo che la
rappresentano.
E’ stata una scelta da noi voluta, ponderata e non facile . Siamo però
convinti che è stata una decisione giusta, non solo perché è risultata
decisiva per far nascere una nuova coalizione di centro-sinistra e consentirne
la vittoria , ma anche perché frutto di valutazioni complessive che fanno parte
di un progetto politico più generale che pensa a una trasformazione della
nostra società, ad una alternativa che concretizzi una controtendenza rispetto
a scelte economiche, politiche, culturali subalterne rispetto alla logica del
mercato.
Oggi ci sono le condizioni che ieri non sussistevano.
E’ finito il pensiero unico, anche a sinistra in tutta Europa è superata
criticamente l’idea che fosse possibile praticare politiche neoliberiste
in forme addolcite. Occorre ed è possibile praticare strade nuove.
Unità e criticità, pluralismo e radicalità sono i nostri punti di
riferimento; per questo occorrono anche qui segnali di discontinuità col
passato, perché i tempi e le nuove situazioni lo richiedono.
Lavoreremo per una amministrazione in rapporto costante con le realtà
politiche e sociali che in questi anni hanno costruito momenti di grande impegno
su valori forti, contro la guerra, per realizzare una politica costante di
formazione alla pace ed alla solidarietà internazionale, per l’affermazione
dei diritti dei migranti, per la difesa dei diritti di tutti i cittadini ed in
particolare dei lavoratori e dei soggetti deboli.
Una amministrazione quindi contro le posizioni guerrafondaie, razziste,
intolleranti e contrarie alla solidarietà ed alla affermazione dei diritti,
rappresentate dal centrodestra, per dare invece forza alla solidarietà ed alla
fratellanza tra i popoli, nel solco della nostra Costituzione, rilanciando
contro il revisionismo storico, il valore dell’antifascismo e della
resistenza.
Una alternativa democratica nel governo della provincia, passa per noi,
attraverso un diverso funzionamento degli enti preposti.
Le devastazioni provocate dall’introduzione del presidenzialismo nelle
istituzioni locali e il sistema elettorale maggioritario, concorrono ad un
negativo quadro di regole che ostacolano la partecipazione e l’espressione
diretta dei cittadini. E’ quindi prioritario reagire a questa involuzione
Pertanto è necessario ridare ruolo al dibattito nel consiglio provinciale e
sulle scelte giuntali, tenendo periodicamente bilanci sull’applicazione del
programma amministrativo, nulla infatti impedisce che su alcune tematiche
rilevanti si tengano sessioni apposite del consiglio.
La questione decisiva è per noi quella della promozione degli strumenti di
partecipazione.
Il rilancio della partecipazione, attraverso consultazioni, confronti
pubblici ed assemblee, strumenti assunti come regola e non come eccezioni,
rovesciando il modello dirigistico dall’alto, per favorire la ricostruzione di
reti di relazione sociale e di nuove modalità partecipative.
Si tratta quindi, di un ridisegno istituzionale in cui l’autonomia e la
rigenerazione sociale, non passano attraverso un federalismo che ripropone
neocentralismi regionali o locali, ma si fonda su un solido e condiviso
insieme di diritti, pensiamo alla provincia come elemento fondamentale di
sussidiarietà verticale, da contrapporre alla tanto decantata sussidiarietà di
tipo orizzontale, per il recupero della dimensione pubblica e collettiva come
elemento essenziale per una proposta capace di riaggregare un blocco sociale e
politico alternativo, un sistema cioè che garantisca equità e
solidarietà ed una strumentazione sociale ed economica per uno sviluppo
armonico delle istanze locali.
Il mondo del lavoro è cambiato profondamente, non certo in meglio, la
precarietà e l’incertezza sono la traccia che accomuna vecchie e nuove
professioni, lavoratori tradizionali con quelli atipici.
Per conferire maggiore sicurezza alla condizione dei lavoratori,
nel posto di lavoro e nel mercato del lavoro, è possibile
intervenire anche a livello locale, infatti le deleghe trasferite dallo Stato e
dalla Regione alla Provincia, assegnano importanti compiti relativi al mercato
del lavoro ed alla formazione professionale, sono quindi un’importante
occasione per un diverso modo di amministrare.
In particolare con la L. 30 si è accentuata ed accelerata la tendenza
alla precarizzazione del lavoro, il lavoratore diventa una merce, mera forza
lavoro, per questo è indispensabile che la Provincia, nell’ambito delle
proprie competenze, si opponga concretamente alla Legge e costruisca
ambiti in controtendenza alla liberalizzazione, contrastando la trasformazione
privatistica del collocamento al lavoro, per arrivare alla abrogazione di una
legge che non è emendabile.
Si tratta poi di contrastare una visione dello sviluppo che si identifichi
con l’allargamento della pratica dei patti territoriali e della loro logica di
flessibilità, precariato e “deroga” ai vincoli contrattuali, ambientali,
urbanistici.
Si crea sviluppo esercitando pienamente i propri poteri nella pianificazione
territoriale, senza puntare alla creazione di grandi opere infrastrutturali ed
al consumo di territorio, ma valorizzando le risorse locali.
Una logica di sviluppo auto-centrato, che valorizza i cicli economici locali,
gli interventi di manutenzione del territorio e la prevenzione dei danni
ambientali e sociali, ponendosi come primo obiettivo l’incremento dell’occupazione
stabile, regolare e socialmente utile.
Si tratta di dare concretezza alla importante scelta di adesione ad Agenda
21.
L'Agenda 21 locale è un processo, di condivisione con tutti gli attori
presenti sul territorio, per definire un piano di azione locale che
intrecciandosi, con gli impegni programmatici, di bilanci ambientali positivi e
del rispetto degli obbiettivi del Protocollo di Kyoto, per tutte le opere
infrastrutturali, determina un reale modello di sviluppo sostenibile.
Il territorio va quindi considerato come luogo dove la società trova
la sua espressione fisica, la sua dimensione esistenziale.
Il territorio ed i cittadini non sono luoghi e soggetti indifferenziati:
vanno scelte forze con cui attivare i processi, vanno cercati gli “attori
della trasformazione” soggetti capaci di intercettare il cambiamento,
interpretarlo, tradurlo in azione di governo. L’ Ente Locale deve diventare
soggetto attivatore del processo di trasformazione, stimolando anche le altre
forze.
Per questo accanto ad iniziative per promuovere e far crescere una cultura
ambientale, oltre ad organizzare seminari e corsi, anche nelle scuole, sulle
tematiche dello sfruttamento ambientale e della biodiversità, va
prioritariamente rilanciato l’ufficio provinciale di ricerca e progettazione
sul risparmio energetico e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sul tema della mobilità, quella personale o delle merci, la priorità
programmatica è e resta quella ferroviaria.
Da tempo insistiamo perché come enti locali, si apra una vera e
propria vertenza con la Regione perché si ponga fine allo scandalo delle
attuali linee.
Ciò deve vederci poi promotori, insieme alle altre amministrazioni
provinciali ( Mantova, Lodi ) di un progetto più generale che porti alla
costruzione di una sorta di “ferrovie sud lombardia” per gestire anche con
il concorso di altre aziende pubbliche ( ad esempio Linea Group, KM, Centro
Padane ) l’intero sistema dei trasporti in una logica di integrazione ed
intermodalità.
Ci preoccupa lo stato della viabilità ordinaria, pertanto restano
prioritarie la sistemazione, continuamente rinviata, della Paullese, è
indispensabile intervenire per la riqualificazione, la manutenzione e la messa
in sicurezza della rete stradale esistente ed il completamento con nuovi tratti,
dove necessari, per rendere più efficiente ed efficace la rete territoriale
della mobilità.
Il tutto con costi notevolmente inferiori a nuove inutili autostrade.
Non pensiamo quindi ad interventi infrastrutturali pesanti ed invasivi delle
poche aree non cementificate ed in ogni caso proponiamo approfondite valutazioni
dell’impatto ambientale delle singole opere e dell’intero sistema
della mobilità delineato nel piano territoriale
Per i servizi sociali, pur in presenza di una cornice legislativa che
conferisce alle province compiti residuali, è necessario che si valorizzi
fortemente il ruolo di coordinamento dei Comuni disegnando un ambito provinciale
nel quale le politiche sociali si coordinino, cioè una programmazione vera dei
servizi del territorio che coinvolga tutti i soggetti in campo: la
programmazione deve diventare la testa di qualsiasi azione rivolta a costruire
uno stato sociale garante dei diritti, non solo di soddisfacimento di bisogni.
A questo scopo si deve promuovere la costituzione di aziende consortili nelle
zone di Cremona- Crema-Casalmaggiore-Soresina.
Su questa materia segnaliamo la proposta nuova ed innovativa dello SPI CGIL
di creazione di “case della salute”, ovvero di strutture pubbliche
subdistrettuali, in cui vengano fornite le prestazioni di cure primarie, dove si
realizza l’integrazione fra il sociale e il sanitario.
Bisogna ricominciare a ragionare seriamente su un modello agricolo che ponga
con forza la questione della qualità dei prodotti, legata alla tipicità, alla
territorialità e tracciabilità.
Devono essere incentivate le attività eco‑compatibili (ad es.
agricoltura biologica - recupero del patrimonio naturale ed architettonico
locale - educazione ambientale);
Deve essere incentivato l’uso nelle mense scolastiche, negli asili nido, di
prodotti biologici, prodotti localmente secondo il concetto del ciclo corto “qui
produco qui consumo” garantendo un contatto diretto tra produttori e
consumatori.
Infine, noi consideriamo la scelta di partecipazione al governo locale,
strettamente legata ai contenuti: difesa ed allargamento dei diritti individuali
e collettivi tali da configurare una nuova cittadinanza per tutti e tutte, la
gestione dei beni comuni da sottrarre al mercato, mediante la valorizzazione
pubblica dell’ambiente, del territorio e della cultura.
Questa maggioranza avrà sicuramente molto lavoro da svolgere, le condizioni
per farlo bene ci sono.
Gruppo Consigliare Rifondazione Comunista
[Intervento non rivisto]