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15 Settembre, 2002
30 novembre 2004: Sciopero generale contro la legge finanziaria
Intervento del Sindaco Gian Carlo Corada

Carissime concittadine, carissimi concittadini,

devo innanzitutto ringraziare voi tutti ed i dirigenti delle vostre organizzazioni sindacali, per aver voluto dare la parola - dal palco di questa bella e sentita manifestazione che chiude lo sciopero generale nazionale - anche all'onorevole Torchio, Presidente della nostra Provincia, ed a me, come Sindaco di Cremona.

Non credo sia la primissima volta che capita che i vertici dei nostri Enti Locali parlino ad una manifestazione sindacale. Certamente, però, non capita spesso.

Abbiamo aderito senza tentennamenti al vostro invito.

Ci troviamo infatti a dare, insieme, una forte ed allarmata risposta ad una legge finanziaria e ad una manovra di bilancio proposta dal Governo che, insieme, giudichiamo - oltre che ingiusta e negativa - sbagliata e inadatta a rispondere alle esigenze reali del Paese.

È una manovra che toglie risorse per gli interventi sociali, penalizza i ceti più deboli ed avrà effetti sociali pesantissimi. E tutto questo perché? Per una politica di sviluppo? No. Per ridurre le tasse a vantaggio di chi ha di più.

Il governo avrebbe dovuto affrontare i problemi veri del Paese. In Italia c'é un problema del debito pubblico, anzitutto. Un problema che - con la riduzione delle tasse sbandierata ed annunciata . invece di essere risolto viene al contrario ad essere aggravato. Ci sono le attese delle famiglie. Ci sono i contratti che non si rinnovano. Ci sono le esigenze dei pensionati che, tra l’altro, neppure avranno, nella stragrande maggioranza, i pochi benefici della riduzione fiscale.

Prendiamo, ad esempio, la sanità. Il governo aveva promesso, per il 2005, 1,8 miliardi di euro che avrebbero dovuto portare la dotazione complessiva a 90 miliardi di euro. Bene, in Finanziaria non si trova nessuno stanziamento. Poi ci sono le questioni strutturali: il Mezzogiorno, l'innovazione, la formazione, gli investimenti per la ricerca.

Tagliare le tasse può essere una scelta utile per aumentare i consumi, ma allora bisogna tagliarle ai lavoratori dipendenti e alle imprese virtuose, non a tutti, indiscriminatamente. Perché così si da una mancia a chi ha un reddito medio-basso, mentre si privilegia, come sempre, chi ha redditi alti o altissimi.

Una seria azione di governo, lo dice la parola stessa, deve 'governare', cioè discernere, scegliere tra diverse opzioni.

Se si ritiene che il taglio delle tasse possa essere un metodo per rilanciare l'economia, allora bisogna ridurre le tasse e gli oneri solo a quelle imprese che fanno investimenti in innovazione, tecnologia, ricerca e sviluppo. Privilegiando le une nei confronti delle altre.

Quanto alla copertura degli interventi per ridurre le tasse dovrebbe innanzitutto essere ricercata affrontando uno dei problemi più gravi del nostro Paese, quello dell' evasione fiscale e del lavoro nero.

Si parla, in Italia, di qualcosa come 200 miliardi di euro di evasione fiscale: basterebbe recuperarne il 10% per risolvere, almeno parzialmente, tutta una serie di gravi problemi che ci travagliano. Certo, lo sappiamo, non è facile. Ma appunto perché non è facile occorre crederci, organizzare, dare indicazioni precise, lavorarci su, come si dice.

Ed invece, non si parla più di lotta all'evasione fiscale, anzi, da parte del Presidente del Consiglio, partono spesso messaggi ambigui, secondo i quali sembra quasi che sia giusto e comprensibile non pagare le tasse, e chi le paga é anche un po' fesso!

O messaggi altrettanto inaccettabili, come quelli contenuti nella politica dei condoni, che non solo è grave sul piano economico o ambientale, ma anche . se non soprattutto . sul piano morale, della unità civile del nostro popolo. Della premiazione e dell’assuefazione alla illegalità.

Ecco perché la manovra é ingiusta e sbagliata.

Ma, insieme, stiamo rispondendo ad una manovra di bilancio che oltre ad apparire anche poco credibile rispetto alla copertura finanziaria, presenta un carattere fortemente centralistico che lede l’autonomia degli Enti Locali, rinviando ad una imprecisato futuro le misure attuative del federalismo fiscale previsto dalla Costituzione.

Una finanziaria che stabilisce un meccanismo di controllo sugli Enti locali che è in primo luogo offensivo per gli amministratori degli enti locali medesimi e dunque per i cittadini dei nostri territori che li hanno eletti.

Torna a manifestarsi un'idea ed una pratica centralistica a tal punto che vorrebbe persino entrare nelle questioni più di dettaglio del bilancio dei Comuni, cosa che è del tutto inaccettabile.

Altro che federalismo, altro che devolution!

Su questo piano, come su altri, c’è al contrario un forte e preoccupante ritorno all’indietro, che tradisce le promesse elargite a piene mani nella campagna elettorale del 2001.

Quella dei comuni, dei nostri territori, è l'immagine che offriamo del nostro paese, è l'impatto che diamo, è dove vive quello straordinario pluralismo di forze culturali, di tendenze, che animano le nostre città.

Tutto questo è da difendere, da sviluppare, da coltivare e non certo da mortificare.

Ed invece si propone una legge finanziaria per il prossimo anno ed una idea di futuro per la nostra società che colpisce con ulteriori tagli la finanza locale, penalizzando gli investimenti pubblici degli Enti Locali con L’effetto di favorire la recessione e di allontanare la ripresa economica.

Impongono ai Comuni ed alle Province regole così assurde e restrittive da obbligarli ad elevare quel poco di elevabile che è loro rimasto.

Con una mano ti danno qualche spicciolo, con l’altra ti danno bastonate!

Una manovra che potrebbe colpire pesantemente i sistemi di protezione e promozione sociale in particolare i servizi sociali, sanitari e assistenziali.

E lo stiamo provando sulla nostra pelle noi, qui a Cremona, dove per merito della forte tradizione riformista e solidale é sempre stato tenuto alto il livello del welfare locale.

I nostri uffici, il nostro personale, i nostri amministratori - ogni giorno di più - devono far fronte ad una domanda sempre più crescente, di aiuto, che proviene non più solamente da strati tradizionalmente colpiti dall'esclusione sociale, ma anche da strati di nuova povertà, più nascosta, meno abituata e che ha più ritrosia rispetto all'aiuto che può provenire dalla solidarietà pubblica.

È un livello di gravità che aumenta giorno per giorno, che ci preoccupa fortissimamente.

Questa finanziaria rischia di metterci il cappio al collo. Potrebbe costringere i nostri Comuni e le nostre amministrazioni locali a diminuire il livello dello Stato sociale e della protezione solidale.

Per questo ci opponiamo.

Faremo di tutto per non diminuire il livello della protezione sociale per i nostri anziani, per i nostri concittadini ammalati, per i bambini e le famiglie cremonesi.

Questa era e rimarrà la nostra assoluta priorità.

Il tetto di spesa e i vincoli contenuti nella manovra finanziaria rischieranno comunque di condizionare fortemente l’autonomia delle amministrazioni, assestando un duro colpo alla programmazione finanziaria degli enti locali stessi.

Tagliare ulteriormente le risorse a carico degli Enti locali significa colpire anche la possibilità di praticare sui singoli territori politiche antirecessive e azioni mirate allo sviluppo economico, del lavoro e della coesione sociale.

Ecco perché siamo qui con voi, il Presidente Torchio ed io, insieme a tanti amministratori pubblici. Ed ecco perché, in tutta l’Italia, in questa giornata di sciopero generale, saranno in tanti i Sindaci ed i Presidenti di provincia a parlare alle vostre manifestazioni.

Perché la preoccupazione che ci anima è uguale, perché lo spirito che ci muove è simile: vogliamo difendere lo stato sociale del nostro Paese, certo per poterlo rinnovare e migliorare, per renderlo più moderno e rispondente alle esigenze degli italiani.

Ma non smantellarlo! Non riusciranno a far saltare la solidarietà sociale che sta alla base della nostra civiltà e del nostro progresso.

Noi cittadini, noi lavoratori, noi amministratori locali ci impegniamo da oggi a non permetterlo. Ben sapendo che la battaglia sarà lunga, che altri appuntamenti ci attendono nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Dovremo tener ferma la barra delle nostre priorità e mantener salda la nostra unità: solo così potremo sperare di sconfiggere il disegno che sostiene questa legge finanziaria iniqua, sbagliata e negativa per le sorti del nostro Paese.

Se sapremo stare uniti potremo farcela.

 


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