15 Settembre, 2002 Blix: non c'è la prova del riarmo irakeno Per le ispezioni serve più tempo e maggiore collaborazione da parte dei servizi di sicurezza occidentali.
Blix: non c'è la prova del riarmo irakeno
Per le ispezioni serve più tempo e maggiore collaborazione da parte dei servizi di sicurezza occidentali.
da www.dsonline.it
Niente "pistole fumanti" cioè niente flagranza di reato.
Gli ispettori delle Nazioni Unite di stanza in Iraq non hanno trovato nessuna prova evidente contro il dittatore Saddam Hussein, che gli Stati Uniti accusano di
produrre armi di distruzione di massa.
E' quanto riferito oggi dal capo degli osservatori internazionali, Hans Blix, che ha
riferito al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Capo osservatori: rapporto consegnato da Baghdad è incompleto
"Siamo lì ormai da due mesi, abbiamo girato il Paese in ricerche sempre più approfondite e non abbiamo trovato prove di 'pistole fumanti'", ha proseguito Blix parlando con i giornalisti al quartier generale delle Nazioni Unite.
Blix ha tuttavia precisato che il rapporto consegnato dall'Iraq all'Onu lo scorso dicembre è incompleto. "Crediamo che la dichiarazione abbia fallito nel rispondere ad un elevato numero di domande", ha precisato il capo degli ispettori, sottolineando come gli osservatori abbiano bisogno di informazioni di intelligence degli altri Paesi, proprio per coprire i gap lasciati da Baghdad.
Riceviamo informazioni di intelligence da diverse fonti.
Proprio in merito alla condivisione delle informazioni con altri Paesi Blix ha precisato: "stiamo ricevendo informazioni di intelligence da diverse fonti. Non entrerò nei dettagli ma è chiaro che tutto questo può rivelarsi prezioso per il futuro".
Il capo degli ispettori ha poi parlato dell'attività svolta in queste prime sei settimane dagli osservatori internazionali: "abbiamo visitato già 125 siti, alcuni dei quali non erano stati visitati in passato, e ce ne saranno altri. E sono fiducioso che arriveranno altre informazioni di intelligence".
L'intervento odierno di Blix e di El-Baradei al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite precederà quello ben più importante del prossimo 27 gennaio, che potrebbe dare il via alla guerra voluta dal presidente degli Stati Uniti, Geroge W. Bush.