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						 15 Settembre, 2002  
						Piazza Marconi: scavo in dirittura d’arrivo  
						Grandi ed interessanti novità alla conclusione della prima parte del lavoro
  
                      
La prima parte dello scavo iniziato nel maggio 2005 si concluderà entro il 
mese di ottobre. Potrebbe sembrare un tempo esageratamente lungo ma, come per 
tutte le cose, è necessario capire le ragioni e vedere i risultati. In genere 
negli scavi urbani in Italia settentrionale lo sterile, cioè quello strato dove 
l’uomo non è intervenuto, cioè dove ci sono solo strati di formazione geologica 
e non antropica, si trova da m -2,50 a m -3,50; nel caso di Cremona la 
stratificazione antropica può variare, secondo il sito, da un minimo di m –1,80, 
come nei casi di via Cadolini e via Milazzo, a un massimo di circa m -4,50 / -5, 
nella cripta di Sant’Omobono sotto l’abside centrale della Cattedrale e nella 
parte ovest di via Cadolini. I motivi delle differenze di quote sono da trovarsi 
nella variabilità del paesaggio, che in età romana era molto più movimentato di 
oggi, poiché nei secoli vi sono stati frequenti spianamenti di macerie e di 
colmature dei punti più bassi. Questi ultimi sono verosimilmente da collegarsi a 
luoghi più vicini alle rive del Po, che lambiva la città romana. Il quartiere 
residenziale romano trovato in piazza Marconi, come è stato più volte rimarcato, 
era molto movimentato, con una serie di terrazzamenti da nord a sud e da ovest 
ad est: attualmente nella parte est dello scavo si è raggiunta una quota di m 
–8,20 dal piano stradale odierno. Oltre alla straordinaria profondità che, per 
la verità, è tipica dei depositi archeologici dell’Urbe, la complicata e ricca 
stratificazione ha indotto alla scelta di una strategia dello scavo che potesse 
raccogliere la maggiore quantità di informazioni possibile compatibilmente con 
un ritmo di scavo davvero serrato. L’opinione di chi ha condotto gli scavi è che 
lo scopo sia stato raggiunto in pieno. 
Il cittadino potrebbe chiedersi: “ma cosa importa di quei mattoni vecchi?” 
Anche per questa domanda la risposta è molto più complicata di quello che un 
osservatore distratto potrebbe immaginare. Il lavoro dell’archeologo non è solo 
quello di recuperare reperti belli o significativi per la datazione ma è quello 
di ricostruire la vita dei nostri antenati anche negli aspetti più intimi e, per 
altro, più sconosciuti. Non si tratta soltanto di ricostruire gli edifici e le 
planimetria dell’isolato che stiamo considerando, ma di identificare rotte 
commerciali e scambi, fabbriche locali per la produzione di ceramiche o di 
strumenti in osso e cosi via. A questo proposito si sta preparando un intervento 
di equipe intitolato: “Ceramica di produzione locale e di importazione dai 
recenti scavi di Cremona. Nuove considerazioni sul quadro socio-economico (tra 
la tarda età repubblicana e la prima età imperiale)” per un convegno a Como in 
novembre su produzioni e commerci in Transpadana in età romana. In dicembre 
saranno presentati gli oggetti di lusso dalle domus di piazza Marconi per 
un convegno “A dieci anni dalla mostra della via Postumia.” Oltre alla 
ricostruzione della vita dell’uomo, con l’analisi dei resti vegetali, di ossa 
umane ed animali si può ricostruire l’ambiente naturale, l’agricoltura, 
l’allevamento, la dieta, le patologie legate ad essa ed alle malattie 
professionali. Alcuni esempi di ritrovamenti recenti possono chiarire il 
discorso appena presentato. Durante lo scavo di un cosiddetto deposito di anfore 
che serviva come drenaggio per zone umide, è stata rinvenuta un’ anfora entro la 
quale sono state trovate parti di scheletri di due esemplari di donnole, di cui 
uno era un cucciolo, vi era almeno due esemplari di lucertola e due di rane e 
frammenti di gusci di noci, nocciole e della corteccia di un albero. Si potrebbe 
verosimilmente ipotizzare che la donnola abbia utilizzata l’anfora come tana con 
i resti di qualche pasto. Un altro reperto interessante è un piccolo 
abbeveratoio in marmo per uccellini che doveva far parte dell’ arredo del grande 
giardino che si trovava nelle vicinanze, probabilmente tra la domus del 
mosaico scavato nel 2002 e quella rinvenuta sul lato ovest dello scavo 
attualmente in corso. 
Oltre agli oggetti che aiutano alla ricostruzione della vita di tutti i 
giorni ci sono oggetti di gran lusso che permettono di intravedere un tenore di 
vita davvero di altissimo livello. Già in passato si è parlato di un ninfeo che 
decorava il giardino che trova confronti con fontane trovate per lo più in case 
signorili nel Lazio e in Campania, sono stati ritrovati oscilla ed 
elementi di statue come una raffinata testa di Afrodite con fiocco che faceva 
parte di una statua di grandezza superiore al naturale. Lo scavo della stanza 8 
ha restituito alcuni oggetti straordinari tra cui frammenti di due recipienti 
(un piatto e un vassoio forse per la toeletta) in porfido egizio, si tratta di 
reperti rarissimi che provengono normalmente da ambienti legati alla famiglia 
imperiale di cui ci sono pochissimi esemplari fuori contesto cioè non databili o 
collocabili cronologicamente, i pezzi di Cremona sono gli unici databili con 
precisione poiché si trovano sotto gli strati della distruzione del 69 d.C., 
nella casa di età augustea. Sempre da quella stanza proviene un frammento del 
panneggio di una statua a grandezza naturale di fattura raffinatissima. 
Infine sono stati rinvenuti abbondantissimi frammenti di pietre di 
provenienza varia, dall’Egitto all’Egeo al Nord Africa, lo studio è attualmente 
in corso da parte del centro Bozza del C.N.R che già da adesso conferma che si 
tratta della più vasta campionatura di elementi decorativi da scavo degli ultimi 
anni.  
 
 
          Immagini:
 
 
 
  
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