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 Attualità

15 Settembre, 2002
Fassino: bene Prodi, ecco le riforme della svolta (Ninni Andriolo su L'Unità)
Piero Fassino si dichiara *soddisfatto* - *Si chiude un anno che non dimenticheremo facilmente*, spiega il leader dei Ds.

In questi primi sei mesi è stato fatto un lavoro molto positivo, per questo si può guardare con serenità e fiducia al 2007. È stata ingranata la marcia e il motore del governo può funzionare a pieno ritmo per dare agli italiani le risposte che si attendono.

*** «Nel 2001 ci eravamo prefissi l'obiettivo di tornare a governare il Paese, restituendo all'Italia un esecutivo autorevole e forte, espressione di una coalizione di centrosinistra. Sembrava un traguardo velleitario - sottolinea il leader Ds - Bisogna ricordare che, dopo la vittoria di Berlusconi, c'era chi sosteneva che in Italia si sarebbe aperta una lunga fase caratterizzata dall'egemonia del centrodestra». E il segretario della Quercia ricorda, tra l'altro, «un autorevole giornalista come Giampaolo Pansa» che «allora profetizzava una lunghissima gelata per il centrosinistra».

Nonostante tutto ciò «non ci siamo rassegnati», sottolinea Fassino. «Per questo - commenta - è stato possibile raccogliere alle politiche del 2006 i frutti del lavoro portato avanti, con caparbietà e determinazione, dal 2001 in poi. E che ci consente, adesso, di guardare con fiducia ai prossimi anni»

Segretario, lei aveva chiesto al governo un cambio di passo. Soddisfatto delle dichiarazioni rese da Prodi durante la conferenza stampa di fine anno?
«Si. Perché, mettendo in rilievo il valore della Finanziaria, Prodi ha parlato giustamente del 2007 come di un anno di svolta. Era esattamente questo il significato della sollecitazione, mia e di altri dirigenti del centrosinistra, a pensare un'agenda di riforme strutturali da avviare fin dal gennaio 2007. Romano ha detto ciò che io mi ero sforzato di sottolineare più volte».

Cioè?
«Che la stessa Finanziaria potrà essere ancor più efficace se si avvieranno subito riforme che, intervenendo su fattori strutturali della crescita, dello sviluppo e della spesa pubblica, possano consentire al Paese di proseguire sulla strada del risanamento, del rilancio economico e produttivo, della riforma dello stato sociale».

E la "svolta" con quali scelte concrete dovrà misurarsi?
«Il 2007 dovrà essere un anno di svolta innanzitutto per il mondo del lavoro, al quale vanno dati quegli ammortizzatori sociali, quelle tutele, quei diritti e quelle garanzie che consentano a ogni lavoratore di essere sicuro e non esposto ai rischi della precarietà. Ma il 2007 dovrà essere un anno di svolta anche per l'Università, per la scuola, per la ricerca, con risorse e politiche sufficienti a far sì che la formazione costituisca una delle leve fondamentali per la riqualificazione del sistema produttivo e per la sua crescita. Il 2007 anno di svolta anche per il pubblico impiego, a partire dalla sottoscrizione dei contratti che consenta di saldare il loro rinnovo a un'azione di riforma che offra una pubblica amministrazione più rapida, meno burocratica e più efficiente. E il 2007 anno di svolta anche per lo stato sociale, perché i risparmi e le riduzioni di spesa, previsti nella Finanziaria, si traducano in riforme che rendano la sanità ancora più efficiente. Ritengo, tra l'altro, che bisognerà dare corso subito agli stanziamenti previsti per gli asili nido, per il fondo per le persone non autosufficienti, per i servizi sociali locali e per le politiche di integrazione dei cittadini extracomunitari»

E nel campo delle pensioni cosa dovrà intendersi per "svolta"?
«Servono riforme che consentano al sistema previdenziale di essere in equilibrio finanziario e di garantire, quindi, che tutti - coloro che già ce l'hanno e coloro che dovranno averla in futuro - possano godere di una pensione dignitosa»

Prodi sostiene che la riforma è stata già fatta e che il sistema va solo affinato. Lei è d'accordo?
«Sì, e sgomberiamo la discussione da una paura: che qualcuno voglia "tagliare" o "toccare" le pensioni. La pensione è un diritto acquisito, e una volta maturato nessuno lo può, né toccare, né tagliare. La questione di cui si deve discutere è come garantire che il sistema previdenziale sia sempre in equilibrio finanziario, alla luce dell'allungamento del tempo di vita, che vuol dire un periodo più lungo di erogazione della pensione».

E, allora, che si fa dello scalone? E, ancora, sì o no ai disincentivi per rimanere al lavoro?
«Lo scalone che porta all'età pensionabile per tutti a 60 anni, o dopo 40 anni di contributi, è già legge e scatterà dal primo gennaio 2008. Se lo si vuole superare, come i sindacati chiedono, bisognerà fare un nuovo accordo che preveda un regime nuovo e diverso per l'età pensionabile. Prevedendo incentivi che favoriscano una più lunga permanenza al lavoro. E credo che non sia difficile trovare un punto di accordo in tutta la coalizione».

Torniamo alla "svolta". Quali interventi per rilanciare il sistema produttivo?
«Grazie, anche, alle molte misure a sostegno delle imprese previste dalla Finanziaria - dalla riduzione del cuneo fiscale agli incentivi agli investimenti, fino all'utilizzo del Tfr per un grande piano di opere infrastrutturali - è possibile alzare la qualità competitiva e tecnologica del nostro sistema produttivo. Nel 2007 l'economia italiana potrà tornare a essere forte sui mercati internazionali, recuperando il terreno perduto negli anni scorsi. Io, però, penso alla svolta anche per un fondamentale servizio come quello della giustizia, perché si possano ridurre decisamente i tempi dei processi».

E nel campo dei diritti civili? Svolta anche per le coppie di fatto, malgrado le posizioni diverse che si registrano nell'Unione?
«Non si può eludere l'esigenza di realizzare una legge che riconosca diritti e tutele a chi, eterosessuale o omosessuale, ha scelto di convivere. E, sempre nel campo dei diritti civili, bisognerà portare a compimento una legge contro l'accanimento terapeutico che eviti altre tragedie, come quelle di Piergiorgio Welby. E bisognerà anche varare una normativa moderna e civile per la ricerca sulle cellule staminali e per tutto ciò che attiene alla vita dell'uomo e alla sua riproduzione. Tutte leggi eticamente delicate su cui dovremo sforzarci di perseguire soluzioni di larga condivisione. Insomma, nel 2007 si potrà camminare sulla via delle riforme a pieno ritmo».

Anche sul versante di quelle istituzionali?
«Bisognerà riprendere da subito il percorso delle riforme istituzionali e costituzionali necessarie a dare al nostro sistema efficienza, trasparenza e rapidità di funzionamento. Bocciato lo strappo istituzionale che la destra voleva imporre agli italiani, si tratta ora di portare a compimento una transizione ormai troppo lunga, mettendo mano a quelle riforme che possano consentire al Parlamento di funzionare in modo più rapido e snello, al governo di poter essere più efficiente nella sua azione quotidiana, alle autonomie locali di godere di poteri e prerogative - compreso il federalismo fiscale - che consentano di governare meglio le comunità».

E sarà il 2007 l'anno giusto per avviare la riforma della legge elettorale?
«Me lo auguro, Quella è una riforma urgente e indispensabile. Bisognerà verificare la possibilità di un'intesa con l'opposizione per dare al Paese una legge elettorale meno barbara e più civile di quella imposta da Berlusconi».

Intesa necessaria anche per le altre riforme istituzionali?
«Certo, la maggioranza di centrosinistra si muoverà in questa direzione, come d'altronde ha già fatto il ministro Chiti in queste settimane».

A proposito di rapporti con l'opposizione. Lei considera possibile l'allargamento dell'attuale maggioranza?
«Non c'è dubbio che il 2006 si chiude con la certificazione della crisi del centrodestra, tant'è che siamo ormai di fronte a due opposizioni. Sarà interessante vedere l'evoluzione di questo nuovo scenario. Naturalmente il centrosinistra non solo è sempre aperto ad un confronto con l'opposizione, ma anche ad un eventuale allargamento della maggioranza. Naturalmente, senza alterare l'attuale configurazione unitaria del centrosinistra»

In questi mesi lei ha chiesto maggiore collegialità nelle scelte di governo. Eugenio Scalfari, invece, auspica che al premier vengano assegnati "poteri dittatoriali" per fare avanzare le riforme. Punti di vista radicalmente opposti, non crede?
«No, due esigenze del tutto complementari. Io credo che si debba riconoscere a Prodi il massimo di autorità nel guidare il governo e, al tempo stesso, credo che la coesione del centrosinistra possa essere ulteriormente consolidata da una collegialità nelle scelte fondamentali che consenta a ciascuno di condividerle e di difenderle con piena convinzione»

Lei ha spiegato più volte che la nascita del Partito democratico costituisce parte integrante della riforma del sistema politico...
«Certo, durante i cinque anni del governo Berlusconi ci siamo prefissi non soltanto l'obiettivo di ricostituire l'unità del centrosinistra, ma anche quello di dare una forte, visibile e autorevole guida riformista alla coalizione. E dal 2003 abbiamo portato avanti, insieme a Romano Prodi, il progetto di trasformare l'Ulivo da semplice alleanza elettorale a soggetto politico. Intorno a quel simbolo abbiamo realizzato l'unificazione di un elettorato che si riconosce nei valori e nelle politiche progressiste e riformiste. Il 2006, poi, ci ha consegnato la positiva esperienza dei gruppi parlamentari dell'Ulivo, che si sta estendendo in molti comuni, province e regioni. E il 2006 è stato anche l'anno nel quale, dopo la vittoria elettorale, Prodi ha rinnovato l'appello a trasformare l'Ulivo in un Partito democratico, riformista e progressista. E, a partire dal seminario di Orvieto, si è intrapreso questo cammino ambizioso».

Per il 2007 lei prevede accelerazioni o intoppi?
«Né le une, né gli altri. Il 2007 però sarà un anno di svolta anche per la nascita del Partito democratico. All'inizio di gennaio i "saggi", incaricati di redigere il manifesto fondativo, presenteranno il frutto del loro lavoro, e su quel testo si potrà aprire un grande confronto democratico in tutto il Paese. Ad aprile sono previsti i congressi della Margherita e dei Ds, che dovranno decidere di impegnare le proprie forze nella costruzione del nuovo soggetto politico. Altre forze politiche interessate a questo progetto - dai socialisti, ai repubblicani, a movimenti ecologisti e ambientalisti - hanno già promosso per l'inizio del 2007, assise e assemblee. Insomma, nel corso del prossimo anno si svilupperà un grande cantiere di riflessione e d'iniziativa per avvisare la costruzione del Partito democratico».

Il 2007 sarà l'anno del congresso della Quercia. Sarà quella la sede per decidere se i Ds porteranno avanti o meno quel progetto...
«Certamente, ricordando tutto il cammino percorso in questi cinque anni. Nel 2001 registrammo una sconfitta cocente, che coincise con quella del governo, al quale avevamo dedicato le nostre energie, e con quella dell'Ulivo. I Ds subirono l'umiliazione del minimo elettorale storico. Non ci rassegnammo. E i Ds - così - sono stati capaci di ricostruire la propria forza, la propria credibilità, la propria iniziativa politica. Per questo oggi i Democratici di sinistra possono rivendicare con orgoglio di essere stati la realtà che con più determinazione e generosità ha lavorato a ricostruire se stessa e, insieme, l'unità del centrosinistra e dell'Ulivo. Insomma, senza la dedizione e la passione dei nostri militanti, dei nostri iscritti, dei nostri amministratori e dei nostri dirigenti - ai quali auguro, insieme a tutti gli italiani, i migliori auguri per il nuovo anno - non ci sarebbero state le vittorie elettorali che hanno scandito il quinquennio che abbiamo alle spalle. O, comunque, queste sarebbero state molto più ardue. Proprio la forza che esprimiamo ci consente oggi di guardare con grande serenità alla sfida del Partito democratico».

C'è chi ritiene che in quell'approdo si svenda inevitabilmente il patrimonio di una grande forza di sinistra...
«Un errore. Non si tratta davvero di considerare esaurita la nostra storia, né di andare ad un congresso di scioglimento del nostro partito. Si tratta, invece, di essere consapevoli che i Ds possono essere protagonisti di una stagione nuova della democrazia italiana. L'Italia è a un bivio cruciale della sua storia. Si tratta di ridefinire i tratti fondamentali della sua costituzione materiale e formale, della sua identità, della sua collocazione internazionale, del suo modello di sviluppo economico e produttivo. Si tratta di ricostruire nella società italiana quel senso di appartenenza, di coesione e di identità che negli anni del centrodestra si è fortemente indebolito. Serve una grande forza politica che guidi il passaggio verso questi approdi, per questo deve nascere il Partito democratico. Per restituire all'Italia e agli italiani quelle certezze e quelle sicurezze che in questi anni sono stati spesso messi in discussione. E il Partito democratico è, anche, il modo più vero e pieno per far vivere i valori e gli ideali della sinistra nella società del nuovo secolo».

Nell'Ulivo, però, c'è chi pensa che il concetto stesso di sinistra vada messo tra parentesi...
«I valori di libertà, uguaglianza, solidarietà, democrazia, rispetto della persona e della dignità umana che hanno caratterizzato la sinistra non hanno perso di attualità e di necessità. Sono del tutto attuali, anche se, nel corso di cento anni di storia, sono cambiate molte volte le forme e le modalità politiche e organizzative attraverso le quali perseguirli e affermarli. Oggi, nell'Italia che deve fare i conti con la società della globalizzazione, del tempo reale, della flessibilità, delle nuove sfide che ci interrogano, si tratta di far vivere quei valori scegliendo le forme politiche e organizzative più adeguate. Il Pd appare esattamente la risposta a questa esigenza, perché è capace di unificare le diverse esperienze, storie e culture del riformismo italiano. Le stesse che nel `900 sono state o divise, o in competizione tra loro, o in aperto conflitto. Le stesse che oggi possono riconoscersi reciprocamente, unendosi nel Pd come già hanno fatto nell'Ulivo, per offrire all'Italia un progetto di cambiamento. Proprio perché siamo, come Ds, la principale forza della coalizione, il nostro ruolo diventa più essenziale. Sta sulle nostre spalle una responsabilità enorme. Dobbiamo essere in grado di coglierla e di onorarla al meglio. Guardiamo al 2007 come a un anno cruciale, proprio perché dovremo dare gambe e intelligenza al progetto del Partito democratico. Il congresso dei Ds sarà un passaggio credibile per farlo sviluppare in modo forte e credibile».

da L'Unità del 30 dicembre 2006 


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