15 Settembre, 2002
Andrea Ranieri, Il mondo in classe
Relazione introduttiva al Forum di Modena: *L'Ulivo cambia la scuola, parole e fatti per la scuola di oggi e di domani* del 23 e 24 febbraio 2007
Verso il Partito Democratico
L’Ulivo cambia la scuola
Parole e fatti per la scuola di oggi e di domani
23-24 febbraio
FORUM GUIDO MONZANI
Via Aristotele, 33
MODENA
Relazione Introduttiva di Andrea Ranieri
Perché il Partito democratico
I Democratici di Sinistra e la Margherita si apprestano a dar vita con i loro congressi alla fase costituente del Partito Democratico. E’ già stato varato un manifesto dei valori fondanti del nuovo soggetto politico ad opera di un gruppo di saggi interni ed esterni ai nostri partiti.
Il Partito Democratico dovrà non limitarsi ad essere un nuovo partito, ma dovrà essere un partito nuovo, capace di rilanciare il valore e la credibilità della democrazia e delle istituzioni democratiche, e riavvicinare la politica ai cittadini, ai loro problemi, alle loro insicurezze, ma anche ai loro sogni e alle loro speranze. Non può essere una operazione di piccolo cabotaggio politico, giocata all’interno degli equilibri politici esistenti, parlata in politichese, ma dovrà proporre una visione politica alta, capace cioè di portare la politica all’altezza delle persone a cui si rivolge, senza il cui contributo attivo e consapevole è impossibile governare le complessità, ridurre le incertezze, cogliere le opportunità del nuovo millennio.
Un compito di questo tipo, è stato detto, non può essere la semplice sommatoria dei partiti di riferimento, e nemmeno la semplice convergenza della tradizioni politiche e culturali, il riformismo socialista e quello cattolico. E’ questa un’operazione giusta e necessaria. Il confronto tra queste culture - nella politica, nel sociale, nel sindacato – ha caratterizzato i momenti migliori della nostra storia, le grandi riforme del nostro Paese. Ma non basta più. Tali e tante sono le discontinuità, le differenze, rispetto a quelle stesse tradizioni e a quella storia, tali e tante sono le nuove parole e i nuovi fatti con cui confrontarsi – la globalizzazione, il mescolarsi di culture e di razze, l’economia della conoscenza, le nuove tecnologie della informazione e della comunicazione – da rendere necessario un nuovo inizio, in cui le idee e i valori chiave delle nostra storia – la democrazia, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza – sono chiamate a ridefinirsi.
E’ per questo che abbiamo bisogno di nuove forze e di nuove idee, e di un nuovo modo di fare politica, che solleciti il protagonismo e non la semplice delega, che promuova le competenze che si formano nei processi di trasformazione culturale e sociale, che sappia mettere in rete e dare valore a quel sapere politico che è nato in questi anni nell’associazionismo, nei luoghi di lavoro, nella scuola e nella Università, dovunque le persone hanno cercato, dentro la trasformazione, un nuovo orizzonte di senso per il proprio lavoro e per la propria vita.
E’ per questo, che accanto ai Congressi, facciamo iniziative come questa. Per rendere visibile quel che del Partito Democratico già esiste ed è all’opera, nel Governo, nel Parlamento, nelle Regioni e nelle autonomie locali, e soprattutto nei luoghi di studio e di lavoro, del nostro Paese. Perché non c’è possibilità di riformare questo Paese dall’alto, limitandosi a fare buone leggi e con una illuminata azione di governo.
Se quelle leggi, se quell’azione di governo, non mettono in moto energie, idee, passioni, nel tessuto sociale, se non aprono la strada ad una nuova capacità di governare il cambiamento dal basso, di rendere protagonisti i lavoratori e i cittadini, le buone riforme si arenano, la stessa capacità di governo declina. Del resto è questa idea e questa pratica che ci ha permesso di praticare una linea di riforme anche quando eravamo all’opposizione, utilizzando al massimo, a tutti i livelli, gli spazi e i poteri delle autonomie locali, e delle iniziative dal basso.
Oggi siamo qua per provare a rendere concreta questa idea parlando di scuola. Per fare una ricognizione puntuale su quello che stiamo facendo, per dare una prospettiva certa e condivisa a quello che decideremo di fare. Al Governo, in Parlamento, nei territori, nelle scuole. Sapendo che solo agendo contemporaneamente e con il massimo di coerenza possibile su ciascuno di questi terreni è possibile governare il cambiamento, essere davvero riformisti.
Il testo integrale della relazione é in allegato
 
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