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15 Settembre, 2002
«L'Unione vada avanti»
ARCI-Cremona: «il Governo ritrovi l'energia per un nuovo slancio riformatore»

Esprimiamo grande soddisfazione per il voto di ieri al Senato. Ne esce la conferma che questo governo ha una maggioranza politica, per quanto numericamente esigua, e che non esistono alternative alla coalizione che ha vinto le elezioni, ricevendo dagli elettori il mandato a governare.
L'Unione è un progetto che ha radici vere nella società, ha suscitato speranze e aspettative che non vanno deluse, pena lo scollamento definitivo tra istituzioni e paese reale. C'è un programma, frutto anche del confronto con forze sociali, movimenti e associazioni, che aspetta di essere realizzato, col concorso di tutti gli eletti del centrosinistra, coerentemente con gli impegni assunti di fronte agli elettori. Per questo il governo deve proseguire il suo lavoro, con un orizzonte che deve essere quello della legislatura, sapendo trovare, tra le differenze che vi convivono, la sintesi più avanzata possibile.
C'è sicuramente l'urgenza di mettere mano a una legge elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scelta di cui si sono sentiti in parte defraudati, ma questa non può essere  l'unica priorità. C'è una grave emergenza sociale che il governo deve anzitutto impegnarsi ad affrontare.
Gli anni dell'ubriacatura liberista hanno prodotto un peggioramento, per molti drammatico, delle condizioni concrete di vita e di lavoro. La precarietà, l'incertezza sul proprio futuro sono diventati i tratti caratteristici di un'epoca e di una generazione. Chi ha votato per l'Unione ha innanzitutto sperato che si invertisse questa tendenza. Per questo siamo convinti che tutte le misure, previste dal programma, atte a garantire una maggiore giustizia sociale, l'uscita dalla precarietà, il sostegno alle politiche pubbliche di welfare, vadano immediatamente realizzate.
Siamo anche convinti che si debba proseguire nella direzione dell'allargamento dei diritti di cittadinanza, portando a buon fine la revisione del T.U. sull'immigrazione e mantenendo l'impegno per una legge sulle unioni civili. Così come deve essere mantenuta ferma la rotta su una politica estera capace di restituire all'Italia un ruolo attivo nella costruzione di una politica di pace.
Da parte nostra continueremo a sostenere lealmente questo sforzo di cambiamento senza rinunciare ad esercitare il confronto critico e la spinta dal basso, indispensabili per costruire scelte più avanzate e allargare i diritti. Lo consideriamo un nostro dovere civico.
Per questo non rinunceremo a far sentire la nostra voce contro la realizzazione di grandi opere inutili e dannose che snaturano i territori o a batterci col movimento pacifista per la militarizzazione dei territori o, ancora, contro le privatizzazioni e per il rilancio dei servizi pubblici. Il 10 marzo saremo in piazza per una legge sulle unioni civili, insieme a quanti hanno a cuore la salvaguardia della laicità dello stato e la difesa delle libertà e dei diritti.
Se il governo saprà ascoltare e dialogare, troverà proprio nel rapporto coi cittadini e le forze sociali le energie di un nuovo slancio. Siamo convinti che per questa strada sia del tutto possibile garantire la necessaria stabilità al governo del paese, rispondere alla domanda di cambiamento e ridurre la distanza tra politica e società.

ARCI Comitato Territoriale di Cremona

 


       



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