15 Settembre, 2002
Bersani: «Nel Pd né Craxi né Berlinguer» (Ninni Andriolo su L'Unità)
Il Pantheon del Pd tiene banco nell’ultimo week end precongressuale di Margherita e Quercia. Ma il dibattito sui padri nobili da portare o meno in dote al partito che verrà, si intreccia........
Il Pantheon del Pd tiene banco nell’ultimo week end precongressuale di Margherita e Quercia. Ma il dibattito sui padri nobili da portare o meno in dote al partito che verrà, si intreccia - sopra e sotto traccia - con quello che riguarda la leadership dell’Ulivo. La discussione sull’autocandidatura di Fassino. «Non ho meno titoli di altri, semmai qualcuno di più», in sostanza, va a braccetto con polemiche e consensi registrati dalla proposta del leader Ds di riconoscere anche a Craxi - insieme a Gramsci, De Gasperi, Nenni, ecc. - un posto di primo piano nella lunga marcia dei riformismi che dovranno confluire nel Partito Democratico.
I congressi Ds e Dl saranno decisivi anche in funzione della pole position da conquistare in vista della premiership 2011, in sostanza. Intanto, le ipotesi sui nomi che potrebbero confrontarsi in occasione di ipotizzabili primarie si moltiplicano. C’è Piero Fassino. E c’è Veltroni che - alla vigilia del congresso della Quercia - ha incontrato, ieri, separatamente il leader Ds e Massimo D’Alema. Con il ministro degli Esteri si è parlato «del rapporto e della collaborazione tra governo e capitale del paese», spiega una nota del Campidoglio. Nessun riferimento al Pd, in sostanza, per chi è intenzionato a crederci. Ufficiosamente, in ogni caso, fonti vicine al primo cittadino di Roma, mettono l’accento sull’«intesa» da tempo ritrovata tra Veltroni e D’Alema.
Rutelli, dibattito «abusivo»
«Abusivo, prematuro e immaturo» il confronto sulla leadership del futuro Pd, sentenzia Rutelli, «Sia Veltroni che io, non per far riferimento a leadership future che considero un dibattito sbagliato, siamo entrambe persone che si intendono di consensi e di voti popolari». Non sfugge ai più, anche leggendo in controluce queste affermazioni, che il presidente della Margherita si considera pienamente in corsa. Contando, magari, sull’entrata in campo non di uno, ma di più ex diessini.
Bersani, senza prenotazioni
Il futuro leader del Pd dovrà essere scelto «attraverso meccanismi nuovi e di grande partecipazione», mette in chiaro Pierluigi Bersani. «Chi vorrà candidarsi si candiderà - spiega il ministro per le Attività produttive intervistato a «R» Retroscena, il programma in onda stasera su La7 - E se qualcuno pensa giusto che io mi candidi, non dico certo di no, come spero non dica di no nessuno. Ma non credo che ci siano prenotazioni da fare». Una stoccatina all’autocandidatura di Fassino?
Il prodiano Monaco, in ogni caso, mette tutti in fila: «Per la guida futura del Pd, alla virtuale candidatura di Veltroni, sembra si aggiungano Fassino e Bersani e prevedibilmente altre ve ne saranno. Ottima cosa. La competizione aperta tra più candidati deve essere la regola di un partito che osa chiamarsi democratico». Secondo Bersani, però, «se si vuole che il Pd abbia un appeal, nessuno deve immaginarsi che questo nostro gruppo dirigente, me compreso, voglia occupare il futuro». Quindi, la presa di distanze dal leader della Quercia sul pantheon Pd. Il ministro per le Attività produttive non ci metterebbe Craxi e non ci metterebbe nemmeno Berlinguer - «anche se mi costa», spiega -. Perché guarderebbe «avanti» e non indietro. Posizione simile a quella espressa su l’Unità di ieri da Nicola La Torre, già collaboratore di D’Alema e vice presidente dei senatori dell’Ulivo.
«Altro che fusione fredda»
Una preoccupazione simile riecheggia anche nelle parole di Anna Finocchiaro. «Ciascuno di noi porterà nel Pd i propri riferimenti politici, di affetti, di storie personali - spiega la presidente dell’Ulivo a Palazzo Madama - Ma non c'è dubbio che il primo dovere che abbiamo è quello di costruire, piuttosto che il pantheon del passato, il luogo politico del futuro». Per Finocchiaro, in ogni caso, «la fusione fredda nella costruzione del Pd è il pericolo da evitare. Non penso affatto ad un partito che sia il rimescolamento delle gerarchie di Ds e Dl - aggiunge - ma a qualcosa di assolutamente nuovo nel quale il mondo viene messo sottosopra. La temperatura sarà altissima, quindi». E Giovanna Melandri invita a «togliere il freno a mano» per far correre meglio la macchine dal Pd e aprire ai giovani.
Fassino, subito i comitati Pd
Tagliare di colpo le radici, dopo aver celebrato congressi che assicuravano i militanti Ds e Dl sul fatto che il Pd non cancellerà con un colpo di spugna le loro storie? Fassino sembra attento a fare i conti con un processo che rispetti il travaglio di un partito che a larghissima maggioranza «ha detto sì, con generosità, alla nuova formazione politica».
Il leader della Quercia, tuttavia, non decelera. «All'indomani dei congressi nazionali dei Ds e Margherita - avverte - bisognerà avviare subito la costituzione in ogni città dei comitati promotori del Partito democratico». Costituiti «da esponenti di partiti, associazionismo democratico e società civile». «Si apra una vasta stagione di discussione e confronto sul manifesto per il Pd, preparando così la convocazione dell'assemblea costituente eletta direttamente dai cittadini - ribadisce Fassino - È indispensabile dare al processo costituente dimensioni larghe, respiro di forte e diffusa partecipazione. I Ds intendono impegnare tutta la loro forza per sostenere e promuovere questo obiettivo».
 
Fonte
|