15 Settembre, 2002
La ciambella Draghi
Non era da Palazzo Koch che poteva arrivare un nuovo colpo basso al Governo assediato e sempre più capro espiatorio, nel convulso succedersi degli eventi di questi giorni. Non è nello stile del Governatore. La sobria signorilità l’avrebbe comunque indotto a non infierire sugli assenti. E come da tradizione, per testimoniare l’autonomia dell’Istituto Centrale, il Governo non era presente nel salone dove Mario Draghi ha letto le annuali “considerazioni finali”, davanti all’Assemblea della Banca d’Italia.
E’ stata, invece, una promozione sul campo all’azione dell’Esecutivo, seppur con una serie di raccomandazioni, quella proclamata stamattina dal Governatore. Che diventa la ciambella di salvataggio a cui il Governo non esiterà ad aggrapparsi, trovandovi la sponda auspicata, per il prosieguo del suo percorso di risanamento dei conti pubblici. C’è profonda convinzione a via Nazionale che l’onda della crescita generale, in Europa, debba essere cavalcata per rendere più dinamica l’economia, cogliendo l’occasione per alleggerirla dall’enorme peso del debito pubblico.
Per questo, governo e politica deboli non servono a nessuno. A maggior ragione se, secondo Bankitalia, sono perfettamente raggiungibili gli obiettivi indicati dal governo per il 2007 (avanzo primario al 2,6% e indebitamento al 2,3% del Pil). Gli indici registrano un incremento di circa il 15% degli impieghi bancari nel mese di aprile. Vuol dire che cresce la richiesta di soldi in prestito, da parte delle aziende. Un buon segno, che va accompagnato, per evitare che a tirare la carretta sia solo una parte dei protagonisti della vita economica del Paese.
Mario Draghi è naturalmente soddisfatto dei risultati maturati nel breve periodo di “governatorato neutrale, ma non distaccato”, in fatto di concentrazioni bancarie. Per aver indicato gli obiettivi e la sceneggiatura, ma non gli attori del film. La testimonianza evidente è stato l’intervento successivo del piemontese Enrico Salza in rappresentanza ora di Intesa-Sanpaolo, e non più di Giovanni Bazoli per la sola Intesa.
Adesso potrà indirizzare la sua moral suasion verso Palazzo Chigi, per assicurare la vigilanza di Bankitalia sul percorso virtuoso intrapreso. Questione fiscale, inversione di rotta sulla tassazione, maggiore incisività sulle liberalizzazioni, pensioni, i temi attorno ai quali l’esortazione di Mario Draghi ha dato voce agli stimoli sparsi, per una rinnovata capacità di governo. In linea, anche, con le indicazioni del Fondo monetario, dell’Ocse e della stessa Banca Centrale Europea.
Dopo la tirata d’orecchi di Luca Cordero di Montezemolo e la scoppola dei risultati elettorali amministrativi, i riconoscimenti e le raccomandazioni pungenti del Governatore della Banca d’Italia, sono le meritate medaglie per un Romano Prodi, diligente e un po’ secchione. Che, certo, potrebbe fare di più, ma la classe in cui si ritrova è quella che è!
di Antonio V. Gelormini
(gelormini@katamail.com)
 
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