15 Settembre, 2002
Più giovani in politica uguale più politiche per i giovani?
*Quanto pesa oggi in termini di opportunità di istruzione e di prospettive lavorative l’origine familiare degli ndividui?*, scrive Elisa Rebessi ......
“Quanto pesa oggi in termini di opportunità di istruzione e di prospettive lavorative l’origine familiare degli ndividui?”, scrive Elisa Rebessi nell’ultima newsletter riallacciandosi al tema del Festival dell’Economia di Trento,
dedicato al Capitale umano, capitale sociale, e sollevando un tema molto interessante.
I recenti studi sulla mobilità sociale in Europa rispondono in maniera inequivocabile al quesito: in Italia solo 20 giovani su 100 riescono a
cambiare status sociale grazie al lavoro, mentre in altri sei Paesi industriali d’Europa la percentuale di mobilità sociale è pari al 40, 50 e anche al 55%.
Sembra di capire che da noi l’ascensore sociale non solo è bloccato, ma concede il diritto di abitare ai piani più alti a coloro che lo ereditano per nascita e non per merito. Questo significa che la gerarchia naturale, che dovrebbe essere basata sulle doti individuali, sulla creatività, sulle capacità personali, viene ignorata, lasciando inutilizzate o poco utilizzate energie e cedendo il campo ad altri criteri di scelta per l’avanzamento di carriera: l’amicizia, il vantaggio, la cooptazione.
Cosa fare per spezzare questa catena e per favorire una mobilità sociale quanto più fluida e trasparente possibile? Le sfide che lancia Tito Boeri sono sempre illuminanti, quando parla di eguaglianza delle opportunità, di valorizzazione del merito e soprattutto delle politiche per i giovani fatte anche dai giovani.
Se è vero infatti che una maggiore rappresentanza femminile in politica si traduce
in più politiche per le donne, deve valere lo stesso assunto anche per la rappresentanza dei giovani: se anche i giovani prendono parte ai tavoli della concertazione, è evidente che avranno più voce in capitolo sui temi che stanno loro a cuore, come quelli relativi all’accesso al mondo del lavoro oggi e al diritto ad avere pensioni adeguate, sempre più a rischio, nel futuro.
Come non essere d’accordo, quindi, con Boeri quando lancia la provocazione di invitare ai tavoli, insieme ai sindacati, anche i giovani, come del resto avviene già in Spagna nel “Consejo economico y Social” dove gli studenti rappresentano una delle cinque categorie (le altre sono quelle dei lavoratori dipendenti, degli autonomi, dei datori di lavoro, degli esperti).
I tema della presenza dei giovani - tali non solo per età anagrafica - nel mondo della politica va affrontato ancora di più nel momento in cui si sta delineando un “nuovo” – si spera – scenario con il Pd. Del resto lo stesso Prodi ha
dichiarato qualche giorno fa che “il Partito democratico deve creare le condizioni affinché i giovani entrino con la loro specifica autonomia e siano in grado di competere sfidando se stessi, senza essere sponsorizzati da potenti”.
Accogliamo la sfida per il 14 ottobre...
Valentina Pinello
 
|