15 Settembre, 2002
Sui gay Binetti sbaglia
Walter Veltroni interviene con una lettera a La Stampa di Torino
Caro Direttore, va riconosciuto al Suo giornale il merito di prestare una
particolare attenzione al tema dei diritti civili e di promuovere sull'argomento un
confronto non rituale tra opinioni diverse.
In particolare, nei giorni scorsi, ha suscitato scalpore la riproposizione, da parte
della senatrice Binetti, della tesi che considera l'omosessualità come una malattia,
in quanto tale meritevole solo di essere curata. Si tratta, a mio modo di vedere, di
una tesi sbagliata e pericolosa. È una tesi sbagliata perché l'omosessualità è una
condizione umana, che non ha senso alcuno ridurre a una patologia e che deve essere rispettata in quanto tale. Ma è anche una tesi pericolosa, perché induce, o almeno asseconda, il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali di condurre una vita normale, senza subire discriminazioni sociali o addirittura, come purtroppo capita ancora con preoccupante frequenza, soprattutto nei riguardi dei più giovani, atti di persecuzione e di violenza, fisica e psicologica.
Nella campagna elettorale per l'elezione diretta del segretario del Pd ho preso
pubblicamente un impegno che intendo onorare. Ho detto che il Partito democratico
lavorerà, in Parlamento e nel Paese, per contrastare, con la legge, con le buone
pratiche amministrative, con l'impegno culturale e civile, ogni forma di
intolleranza e discriminazione, tanto più se violenta, correlata con l'orientamento
sessuale delle persone. Il primo impegno è il sostegno in Parlamento al disegno di
legge del governo contro la violenza sessuale, nel testo di larga convergenza
approvato dalla Commissione Giustizia della Camera.
Allo stesso modo, il Partito democratico lavorerà per dare seguito al preciso
impegno assunto nel 2006 da tutta l'Unione davanti agli elettori: il riconoscimento
con legge nazionale dei diritti delle persone che vivono nelle unioni di fatto,
indipendentemente dal loro orientamento sessuale. In Senato sono all'esame della
Commissione Giustizia numerose proposte. I senatori del Pd sono impegnati a
costruire il consenso più ampio possibile attorno a un testo che segni un deciso
passo in avanti. Penso infatti che il Paese possa e debba unirsi e non dividersi su
temi così decisivi per la nostra convivenza civile e che in quanto tali non possono
andare soggetti al variare delle maggioranze di governo.
 
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