Lodevole e sorprendentemente sempre attuale il ricordo dei due giovani
cattolici cremonesi barbaramente trucidati dai tedeschi in quel lontano 12
gennaio del 1945, nei pressi di Bramaiano di Bettola (Piacenza). Il loro
sacrificio, assieme ad altri giovani valorosi, vuol essere nobile testimonianza
della libertà raggiunta.
Tratti dal bel libro di Marco Allegri “Le Fiamme Verdi e la Resistenza dei
Cattolici Cremonesi” (ed. Tipografia La Nuova Rapida – settembre 1985),
volentieri introduco una breve biografia ed alcune riflessioni che di loro
scrivevano autorevoli nostri concittadini.
Il giudizio di Mons. Giuseppe Gallina, recentemente scomparso, è autorevole e
penetrante. Responsabile dell’Associazione Cattolica a Sant’Ilario dal 1937 al
1945, spiritualmente preparò ed orientò i due giovani Lorenzo e Carlo alla
Resistenza.
E così di Renzo Gastaldi scriveva: “….animo inquieto, spesso insoddisfatto.
Perciò tutt’altro che mediocre. Voleva salire. E compì tenacemente il suo
cammino. Quando Dio lo chiamò….aveva solo vent’anni. Ma era maturo, assai più di
molti suoi coetanei. Non ambiva ad incarichi; li accettava riconoscente, li
eseguiva con fedeltà scrupolosa. La sua diligenza fu sempre ammirevole. La
storia della sua anima si compì seguendo una traiettoria ascendente ”.
Anche l’inseparabile amico Arnaldo Ferragni così si esprimeva: “….Renzo era
un forte, di quella fortezza che non si misura nella potenza dei muscoli. Egli,
la sua fortezza, la dimostrava nelle piccole cose, nei moti propri dell’anima
umana e particolarmente giovanile. Arrivava dove voleva, con costanza, con
tenacia, con cocciutaggine. Ma voleva, voleva sempre!”
Di Carlo Gilberti ancora Mons. Giuseppe Gallina scriveva: “…non era di quelli
che amano seguire il gregge. Allora il suo spirito di indipendenza, la sua
volontà tendenzialmente ribelle, il suo bisogno istintivo di ragionare, di
discutere, di combattere (tutta la sua vita e la sua anima) si piegarono al
servizio dell’ “IDEA”. La sua prestanza fisica (cordialmente era soprannominato
“Carlone” dagli amici più piccoli di Associazione) li attirava, la sua cultura
scientifica, messa al loro servizio, li entusiasmava.“
Carlo e Renzo, grandissimi ed inseparabili amici, non si presentarono alla
chiamata dell’esercito repubblichino ma raggiunsero, nell’ottobre del 1944,
altri compagni cremonesi del distaccamento “Paolo Selva” della 142ma Divisione
Garibaldini di Val d’Arda. Rapidamente acquisirono destrezza nell’uso delle armi
e parteciparono a numerose azioni armate. Purtroppo, in un nefasto gennaio del
1945, nel mentre stavano per raggiungere Rompeggio assieme ad altri Combattenti
di quella gloriosa 142ma Divisione, distrutti dal faticoso cammino nella neve
alta ormai più di un metro e venti, laceri, affamati, febbricitanti, durante uno
dei numerosi rastrellamenti, furono presi e costretti alla resa da quelle orde
numericamente superiori per uomini ed armamenti. Dopo percosse e sevizie di ogni
genere furono spogliati e tradotti a Bettola, sede del comando tedesco.
Nella notte del 12 gennaio un maresciallo tedesco ne prelevò venti, tra cui
Renzo e Carlo e li condusse in una insenatura nei pressi di Bramaiano di Bettola
dove li finiva con un colpo di pistola alla nuca.
Tragico particolare di cinismo: l’assassino, tra una vittima e l’altra, se la
rideva fumando una sigaretta. Solo dopo alcuni giorni il Parroco ed alcune donne
del paese scoprirono il massacro e diedero loro degna sepoltura, dopo avere
avvolto le salme in un lenzuolo. Furono sepolti nel piccolo cimitero di
Bramaiano, non senza aver dato loro l’ultimo saluto ed impartito la benedizione
cristiana”.
SABATO 12 GENNAIO 2008 ALLE ORE 11,00
presso la Cappella del Centro Pastorale Diocesano di via S.Antonio del Fuoco
9/a verrà celebrata da Mons. Vincenzo Rini una Santa Messa in suffragio. Le
figure dei due cattolici cremonesi caduti eroicamente nella Resistenza verranno
rievocate dal Presidente dell’Associazione Prof. Angelo Rescaglio,
commemorando altresì il valore del loro sacrificio. Il robusto patrimonio di
valori che li vide attivi nei loro oratori, entusiasti di un apostolato
cristiano e poi partigiani generosi, ha lasciato a noi tutti il ricordo di bene
operare perché la libertà raggiunta, ed ora vissuta, sia il mezzo affinché la
Società ritorni a vivere per quei principi che essi stessi hanno così nobilmente
testimoniato.