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15 Settembre, 2002
Cremona abbraccia Ambrogio Guarneri
Incontro svoltosi in Sala Giunta del Comune. Saluto del Sindaco, alla presenza delle autorità. Commosso, Guarneri ha ringraziato (guarda il video)

Di seguito il testo del saluto tenuto dal Sindaco Corada in occasione dell'incontro che ha avuto luogo oggi in Sala Giunta.
Ambrogio Guarneri ha risposto al saluto del Sindaco con poche parole, commosse e molto sentite.
Ha poi fatto seguito l'audizione dello Stradivari 1715, suonato dal maestro Andrea Mosconi.


CREMONA ABBRACCIA AMBROGIO GUARNERI
Palazzo Comunale – Venerdì 16 novembre 2007
Intervento del Sindaco Gian Carlo Corada

Cremona abbraccia Ambrogio Guarneri.

Questo é il titolo della iniziativa che abbiamo voluto tenere qui, in palazzo Comunale, oggi, a qualche giorno di distanza delle celebrazioni del Santo Patrono della città ed alla vigilia delle due giornate che Cremona dedica ad uno dei suoi simboli più cari e, se mi permettete il gioco di parole, più .... dolci: il torrone.

Noi abbracciamo Ambrogio Guarneri, che abbiamo conosciuto, purtroppo, da poco tempo e con qualche ritardo rispetto a quanto meritasse. ma la cui storia ha da subito conquistato il cuore della sua città e dei suoi concittadini.

Ambrogio Guarneri nasce a Tirana, in Albania, il 12 giugno 1955, da padre cremonese e da madre albanese.

Qualche mese prima della sua nascita il padre, Mario Guarneri, per vicende complicate da capire ed in una situazione davvero non facile, anzi difficilissima, nei rapporti tra i due Stati, rientra in Italia e torna a vivere a Cremona.

Qualcuno lo ricorda ancora, come capace tecnico, dipendente della ditta Canzani. Una figura che non sfuggiva all'attenzione – nelle vie della storica zona di Via Aselli - non fosse che per la sua statura, oltre i due metri, sufficientemente inusuale a quel tempo. Noi ci fermiamo qui, nel ricordo. Non compete a noi sondare e dare valutazioni. Queste vanno riservate alla parte più intima dei ricordi e dei rimpianti di Ambrogio e della sua famiglia.

L'Albania é governata dal regime comunista di Enver Hoxha . Un lungo periodo di una delle tirannie più dure e disumane dell’Est. Gli albanesi per decenni sono stati oggetto di una sorta di triste esperimento sociologico: si trattava di vedere come si sviluppava un popolo isolato dal resto del mondo e privato di ogni valore umano e religioso.

Secondo un importante rapporto di Amnesty International pubblicato nel 1984, lo stato dei diritti umani in Albania era terribile. Il regime impediva e denigrava la libertà di parola, di religione, di stampa e di associazione sebbene la costituzione del 1976 pretendeva di garantire ognuno di questi diritti.

Le clausole della Costituzione riguardanti le varie libertà furono presto tolte (con una legge del 1977, che modificava la Costituzione) perché il regime riteneva che il loro esercizio avrebbe comportato la mancanza di stabilità e ordine. In aggiunta, il regime cercò di impedire alla popolazione l'accesso a fonti di informazione che non fossero controllate dal governo. La Sigurimi (la polizia segreta) violava abitualmente la riservatezza delle persone, delle abitazioni, delle comunicazioni e compiva arresti arbitrari. I tribunali si preoccupavano che le sentenze fossero scritte secondo la prospettiva politica del partito, piuttosto che garantire un giusto processo all'accusato, che a volte era condannato senza nemmeno la formalità di un processo.

Se il regime era durissimo nei confronti degli albanesi, ancora di più lo era con chi veniva ritenuto straniero, figlio di un italiano, dunque antipatriottico e nemico del popolo.

Ambrogio cresce così con la madre, tra miseria, campi di prigionia, pesanti privazioni e in un clima di paura e di sospetto.

Cresce con un'idea fissa, nella mente e nel cuore: riabbracciare il papà e poter vedere Cremona, che lui considera la "sua città".

La sogna, la mitizza, la vive come "orizzonte e speranza di vita". Ambrogio ha trent'anni quando muore Enver Hoxha nell'aprile del 1985. La scomparsa del dittatore comporta una certa distensione sia interna che in politica estera, sotto la guida del suo successore Ramiz Alia, mentre il potere del partito comunista si indebolisce come in altri paesi nell'Europa dell'Est, giungendo all'abbandono in Albania del regime a partito unico nel 1990 e alla sconfitta del riformato Partito Socialista nelle elezioni del 1992.

Questi eventi portano la libertà nel Paese - pur in una situazione di grande confusione e pericolosissime tensioni.

Ambrogio, che si sente a tutti gli effetti italiano, anzi "cremonese" e dunque italiano, non pone tempo in mezzo e tenta in ogni modo di entrare in Italia.

Sviluppa parecchi tentativi finché finalmente ci riesce. In questi anni é sempre accompagnato dalla magnifica moglie Wilma, anch'essa albanese figlia di italiani, che aveva conosciuto e sposato da qualche anno e che sarà al suo fianco negli anni bui della tirannide ed anche negli anni duri, non facili, ma pieni di speranza, della ricostruzione in Italia della famiglia e del proprio futuro.

Commovente é l'immagine del suo ricordo, di quando riuscì ad entrare in Italia dal valico di Trieste.

Si chinò, si inginocchiò e baciò la terra con le lacrime agli occhi.

Diverse vicende lo conducono a fermarsi a Mantova, dove cresce la propria famiglia e da dove - spesso - raggiunge la vicina Cremona, per le strade della quale cammina alla ricerca del ricordo e delle orme del padre, che purtroppo ormai era deceduto nel 1968.

Poi la sua emozionante storia sbarca sulle pagine dei giornali, raggiunge una certa diffusione; attraverso la trasmissione televisiva di Rai Due "Ricomincio da qui" condotta da Alda D'Eusanio, arriva anche alla nostra Amministrazione che immediatamente la raccoglie, per darle la giusta conclusione.

Oggi Cremona - nell'abbracciare Ambrogio Guarneri, riconoscente per l'amore che ha portato per la città del padre, la “sua” città - spera di riuscire a mitigare il tanto dolore che ha sofferto ed augura sinceramente ogni bene a lui ed alla sua famiglia.

A lui vogliamo consegnare questa targa, che reca questa dedica che voglio leggere a tutti voi "Cremona, riconoscente, ad AMBROGIO GUARNERI che negli anni tristi e bui della tirannia albanese - con amore e speranza - l'ha portata nel cuore come propria città d'elezione".

Benvenuto tra noi, carissimo Ambrogio. Benvenuto a te ed alla tua bella famiglia. Cremona ti abbraccia e non dimenticherà mai il dolore ed il sacrificio che hai dovuto provare pensando a lei.

Grazie e buona fortuna

Gian Carlo Corada, Sindaco

Cremona, palazzo Comunale, venerdì 16 novembre 2007

 


       



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