15 Settembre, 2002
La nuova razza predona dell'economia italiana
di Stefano Natoli dal sito del Sole24Ore
Gianpiero Fiorani a capo del gruppo Banca popolare italiana-Antonveneta,
Giovanni Consorte al vertice della Bnl e pronto alla fusione col Monte
Paschi di Siena, Stefano Ricucci fra i soci che governano il Corriere della
Sera, Sergio Billé pronto a candidarsi in Parlamento per un partito di
centro, Danilo Coppola nel cda di Unipol-Bnl-Mps e componente del Consiglio
di sorveglianza di Mediobanca, Emilio Gnutti vicepresidente di
Bpi-Antonveneta, consigliere di Unipol-Bnl-Mps e pronto a dare l'assalto
alle Generali, Antonio Fazio presidente della Repubblica, Sergio Cragnotti
proprietario della Del Monte, Calisto Tanzi presidente della Bon Lat: se le
scalate del 2005 fossero andate in porto, la mappa del potere
economico-finanziario italiano sarebbe stata molto probabilmente ridisegnata
con questi nomi. Così, fortunatamente, non è stato. Fortunatamente perché -
come scrivono in 'Capitalismo di rapina' i giornalisti Paolo Biondani, Mario
Gerevini e Vittorio Malagutti - i protagonisti di scalate e crac finanziari
erano nient'altro che 'pirati dell'economia e della finanza' che
'concertavano' i loro affari ricorrendo sistematicamente a reati quali
l'insider trading, l'aggiotaggio, l'evasione fiscale, l'appropriazione
indebita, l'ostacolo all'attività di vigilanza, la bancarotta fraudolenta.
Non a caso le vicende che li riguardano sono attualmente all'attenzione
della magistratura.
'Capitani coraggiosi' e alleanze trasversali
Come è potuto accadere che una categoria di manager e finanzieri legati fra
loro da un intreccio indissolubile di relazioni d'affari abbia potuto
crescere e prosperare indisturbata nonostante bilanci drogati, enormi buchi
patrimoniali, continue ruberie dei suoi dirigenti? Come è possibile che
questa cricca abbia potuto eludere qualsiasi controllo e guadagnare cifre
stratosferiche? "La verità - sostengono gli autori - è che i 'capitani
coraggiosi' piacevano a tutti, a destra come a sinistra". Tanto da godere di
coperture politiche ed appoggi istituzionali ai più alti livelli. Tutti,
insomma, avevano da guadagnarci. Tutti - sottolineano gli autori - tranne i
piccoli azionisti, "truffati clamorosamente, anche da chi avrebbe dovuto
proteggerli".
Il volume racconta, con stile asciutto e dovizia di documentazione,
'l'irresistibile ascesa di Gianpiero Fiorani' e della 'razza predona', il
'colpo grosso alla Telecom' di Gnutti&company, il mattone d'assalto dei
Ricucci, dei Coppola e degli Zunino, le plusvalenze d'oro e i blitz della
magistratura, il 'sonno' del governatore della banca d'Italia, il
coinvolgimento di politici di entrambi gli schieramenti nelle vicenda Unipol
e Antonveneta, i crac' Cirio e Parmalat dei 'gemelli' Tanzi e Cagnotti.
In chiusura un documento che più di ogni altra cosa rende chiari i rapporti
fra i raider di mille scalate e la rete di complicità di cui essi godevano:
l'agenda di Gianpiero Fiorani. Un documento che ci porta direttamente
nell'ufficio del banchiere rampante che ha contrassegnato uno dei periodi
certamente più neri della storia del capitalismo italiano.
Una lettura che evoca interrogativi inquietanti e che suscita nel lettore,
sin dalle prime righe, indignazione e sgomento. Innanzitutto per i mancati o
'distratti' controlli degli enti preposti alla vigilanza, poi perché le
sanzioni - comunque tardive - non appaiono quasi mai proporzionati alla
gravità dei fatti e i colpevoli se la cavano - nella peggiore delle
ipotesi - con pochi mesi di carcere e con pene pecuniarie risibili in
rapporto alle ingenti fortune accumulate illegalmente.
Capitalismo di rapina
Biondani, Gerevini, Malagutti
ChiareLettere
pagg 262 - 14 euro
 
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