15 Settembre, 2002
Benvenuti Srl presenta "Atletico Ghiacciaia" di e con Alessandro Benvenuti
Domenica 30 marzo 2008, ore 21,00, ad Ostiano, per la Stagione del Teatro Gonzaga,
Nella solitudine di un paesino sperduto nell'hinterland fiorentino, tra il freddo climatico delle colline d'inverno e quello della solitudine, l'ottantenne Gino, uno sfolgorante Alessandro Benvenuti ricorda amaro, bofonchia, ruggisce contro tutto e tutti. Sboccato e volgare, ma con quella simpatia casereccia, e anche pecoreccia, che riesce a emanare, il personaggio dell'ex Giancattivo, conquista la platea, emoziona, fa piangere, commuove, fa ridere a crepapelle.
Con l'aiuto di Andrea, il barista 18enne, la brava e giovane spalla Francesco Gabbrielli, Gino in trance agonistica vomita tutta la rabbia repressa che ha in corpo, scagliandosi sulla politica, sulla televisione, sui suoi odiati compaesani. Due generazioni a confronto, con tenerezza. Ne esce fuori un affresco riconducibile a qualsiasi realtà di paese: il cornuto, le vedove, le carte al bar, i comunisti, ex, i "fascisti" a cena con il sindaco, l'orologiaio bigotto. E poi ci sono loro, i cosiddetti "pinzi", gli scapoli, Gino e Gaspare, che si fanno compagnia nelle serate al bar a discutere e prendersi in giro.
Fenomenale il monologo sui vari inviti a cena di Gaspare, anziano con ancora i genitori vivi e la sorella cinquantenne vergine, a Gino proponendogli sempre le trote cucinate ogni volta in maniera diversa. Tra le bestemmie e gli improperi, al Comune, le banche, la droga, agli Stati Uniti, a Berlusconi, al Partito, o a ciò che ne rimane, contro i Boy Scout, "dei bambini vestiti da cretini comandati da un cretino vestito da bambino", gli sfoghi continui con il volto acceso di un rosso rubino, la vena sul collo gonfia, la voce roca, e le battute serafiche che si rincorrono, s'inseguono velenose e sorprendenti, taglienti, sferzanti, ironiche e pungenti. Gino, 40 anni alla Sip, "Chi sono io? Un pensionato di una ditta estinta", non si ritrova più in questo mondo, tutto gli cambia sotto al naso, non riesce a riconoscersi, i computer, l'11 settembre 2001, e impotente gli rimane soltanto che maledire a suon di parolacce chiunque gli capiti a tiro.
Poesia contadina allo stato puro, sulla stessa scia del primo Benigni o di Carlo Monni, o ancora di Francesco Nuti, con il quale Alessandro Benvenuti, direttore del Teatro Puccini e del Comunale di Cavriglia, sta lavorando ad un nuovo progetto cinematografico. E' tardi, il bar chiude ma i ricordi e la nostalgia galoppano ad un campetto di periferia dove molte decine di anni prima giocava la mitica "Atletico Ghiacciaia", simbolo di un'età che non c'è più.I tornei della Casa del Popolo e la formazione, esilarante emozione continua, numero per numero: Bruno Pizzul, Carosio e Nando Martellini non avrebbero saputo fare meglio. In porta Fernando Quagliarelli, cassaintegrato detto "Svarione", terzino destro Bartolomeo Coglioni, roccioso, detto "Compartimento Stagno" perché dalla sua parte non passava nessuno, terzino sinistro Osvaldo detto "Caporetto", fiacco nelle rimesse, restio nelle entrate, effeminato, ipercattolico che più tardi si sarebbe impiccato in sagrestia, difensore centrale il fioraio Salvatore Becattini nominato "Portaci tanti fiori" che non voleva che gli fosse mai passata la palla, mediano Astio Giovanni, "Companatico", con 16 parole riconosciute nel suo vocabolario. E poi ancora centrocampista Manolo Sensini, "America Latina", ballerino di tango, picchiatore e bestemmiatore, una delle sue durò nove minuti e 16 secondi; all'ala destra Ivan Nardoni detto "Merdina" o "Cenerentola" perché nelle sue serpentine perdeva sempre una scarpa, mezz'ala Omero Merlini detto "Agitazione", scaramantico, non ha mai giocato volentieri, centravanti di sfondamento Hazim detto "Proboscide" per le doti nascoste sfoderate in doccia, con più di 100 reti in carriera, mezz'ala sinistra Sauro Sottili detto "Ipotenusa" perché non aveva mai rispettato una geometria, 45 chili, 120 sigarette al giorno, infine all'ala sinistra il mafioso soprannominato "Improvvisamente l'estate scorsa" che arrivò e se ne andò in gran silenzio. Allenatore: "Fanno da soli, e si vede".Sulle formazioni dell'Atletico e del Bar Moggi nella finale delle Case del Popolo del 1965, si chiude questo splendido pezzo di storia comune, con Gino al cimitero che ritrova gli amici di allora, le risate trasformate in pianto nell'ultimo singhiozzo quando Benvenuti confessa: "Gino è mio padre".
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