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15 Settembre, 2002
25-4-2008: intervento di G.Carlo Corada, Sindaco di Cremona
Celebriamo quest'anno il 63esimo anniversario della Liberazione del nostro Paese dagli occupanti nazisti e dal fascismo.

25-4-2008: intervento di G.Carlo Corada, Sindaco di CremonaCelebriamo quest'anno il 63esimo anniversario della Liberazione del nostro Paese dagli occupanti nazisti e dal fascismo. Ricordiamo, con questo 25 aprile del 2008, una pagina decisiva nella storia italiana, che fu scritta dai partigiani che combatterono nelle città e sulle montagne; dai militari italiani che, dopo l'8 settembre, decisero di stare dalla parte della libertà; dalle popolazioni locali e dalle truppe dei Paesi democratici che combatterono al fianco della nostra Resistenza e che vinsero, chiudendo così il buio ventennio della dittatura, ed aprendo la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica ed alla nuova Costituzione.

Furono pagine eroiche, scritte a partire dalla tragica esperienza di Cefalonia, che vide cadere sotto lo strapotere delle truppe naziste, ufficiali, sottufficiali e soldati dell'esercito italiano.

Nonostante avessero ceduto le armi, furono oltre 6.000 i militari italiani massacrati, 446 gli ufficiali. 3.000 superstiti, caricati su tre piroscafi, destinati ai lager tedeschi, scomparirono in mare affondati dalle mine.

In tutto 9.640 caduti, la Divisione Acqui annientata. Tra essi ben 174 furono i Caduti cremonesi, compresa la medaglia d’oro Alfredo Bonini di Soresina.

Ai Martiri di Cefalonia, Cremona ha voluto dedicare le odierne manifestazioni a ricordo del 25 aprile.

Il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani. E’ una memoria dolorosa, bagnata di sangue.

E’ il ricordo di un indimenticabile atto collettivo, attraverso il quale il popolo italiano seppe dire ‘NO’ al fascismo ed alla guerra. E con questo NO, seppe ribellarsi alle leggi razziali, alle deportazioni, all’abominio della razza, ad Auschwitz, Buchenwald, Dachau e ai forni crematoi per ebrei, omosessuali, per rom, per malati di mente, per comunisti, socialisti, democristiani, liberali e per tutti coloro che lottavano per la libertà.

Dovremmo tornare a parlare di questi drammi, al di fuori di una logica di circostanza. Sono infatti temi purtroppo sempre attuali che richiedono e rilanciano un'autentica passione democratica.

Alla Liberazione dell’Italia si giunse grazie al sacrificio di tanti italiani. La Resistenza non fu rossa, strumentalizzazione che qualcuno vorrebbe far passare “pro domo sua”. No, la Resistenza fu bianca, rossa e verde. Fu tricolore!

Italiani, giovani e meno giovani, dalle mille origini culturali e politiche, oltre che sociali. Azionisti, socialisti, cattolici, monarchici, comunisti o senza alcuna coloritura politica che, durante la lotta di Resistenza, seppero combattere uniti per un solo obiettivo comune: la libertà e la pace.

Una lotta, quella della Resistenza, che ebbe molti volti: quello dei partigiani combattenti, nelle Brigate in montagna o nella squadre e nei gruppi di azione in città. Ma anche quello dei civili che li aiutarono, dei preti che li nascosero, dei militari che si schierarono con il Regno del Sud, dei prigionieri di guerra che si rifiutarono di entrare nelle milizie di Salò.

Fu una battaglia di un intero popolo sfinito e sfibrato da vent'anni di dittatura e da anni di guerra e di morte. Questa é la verità che ci consegna la nostra storia.

Non esiste una storia sacra. Al contrario, la storia è processo di ricostruzione lento e meticoloso, che va arricchito ogni giorno di nuovi approfondimenti, di nuove testimonianze e riflessioni.

Ciò, tuttavia, non ha nulla a che spartire con un revisionismo inaccettabile ed improponibile. Lo diciamo ai tanti immemori: non c'é alcuna storia da riscrivere. Non c'é alcuna storia ufficiale da scrivere sui libri di testo, sotto l'occhio vigile di una sorta di rinnovato Minculpop. I libri di storia li scrivano gli storici, in piena libertà ed autonomia. Ed i libri nelle scuole li scelgano gli insegnanti di storia, fruendo della ineliminabile libertà ed autonomia dell'insegnamento che la Costituzione garantisce loro.

Noi qui, oggi, nel compiangere i morti di tutte le parti e nel chiedere e provare pietà per ciascuno di loro, non possiamo non richiamare con forza come la Resistenza fu guerra per la libertà e per l'unità d'Italia.

I morti della Resistenza sono eroi della Patria. Eroi: una parola che a volte può suonare retorica, ma che mai come in queste circostanze va utilizzata con consapevolezza. Una parola che, recentemente, é stata purtroppo spesa in occasioni del tutto diverse ed inaccettabili.

Quella fu una guerra che i nostri padri ed i nostri nonni furono costretti a combattere per cacciare la dittatura e per conquistare la democrazia per il nostro Paese.

In quella vera e propria guerra tra civiltà, c’erano due parti contrapposte. C’era chi stava con la dittatura e chi combatteva la dittatura. C’era chi deportava gli ebrei nei campi di concentramento e chi difendeva la dignità umana - sotto ogni cielo - di idea, razza, fede, cultura.

Con il 25 aprile del 1945 vinse alfine la libertà e la democrazia. E vinsero in maniera talmente giusta e chiara, che libertà e democrazia valsero poi - e valgono da 63 anni - anche per coloro che, invece, si schierarono contro la libertà e contro la democrazia. Anche per loro la Resistenza vinse.

Noi stiamo dalla parte della democrazia. Per la pace e contro la guerra, ogni guerra. Per la tolleranza e contro il sopruso. Per l'unità del nostro Paese.

Decidere da che parte stare diventa fondamentale per non perdere eredità utili ed il senso del passato.

Spesso diamo per acquisite cose che invece non lo sono affatto, conquiste che invece vanno ribadite giorno per giorno. Che non possiamo permetterci di affidare alla dimenticanza.

Ripeteremmo errori gravi, ed in parte forse li stiamo ancora commettendo, e sempre in ogni caso li commettiamo ogni volta che ci dimentichiamo della ricchezza che viene dalle differenze.

Un Paese tollerante è innanzitutto un Paese più libero!

I valori della Resistenza e dell’antifascismo sono nelle fondamenta della nostra carta costituzionale e sono alla base dell’Unione europea.

Nessuna notizia, anche la più allarmante, può confonderci sulla robustezza di quelle fondamenta. La nostra é una democrazia forte, generatrice di pace e testimone di valori positivi, dentro un'Europa dei valori, della libertà, della giustizia, del rispetto della dignità umana, della solidarietà, della forza serena di Stati democratici che si riconoscono in una comune cittadinanza.

Questa è l’Europa che vogliamo - l'Europa che ci ha regalato un lungo e felice periodo inedito: 63 anni di vita senza guerre sul territorio del nostro storico continente.

Un'Europa protagonista delle vicende del mondo perché costruita da forze politiche, culturali e sociali e da cittadini che condividono la memoria comune della guerra, delle dittature, delle divisioni del passato e che da questa eredità sanno trarre una direzione per il futuro.

Ai giovani non vogliamo nascondere i fallimenti dietro di noi, perché sono figli di sbagli costosissimi. Errori che l'uomo commette e dai quali deve imparare, per tentare di non commetterli ancora.

Se sapremo insieme tenere ferma la visione del nostro passato avremo la garanzia di dare corpo ad un futuro: un domani un po’ meno difficile da costruire.

La pace, la libertà, la democrazia sono e restano conquiste che non sono date una volta per tutte, ma che vanno accudite, difese, consolidate ogni giorno, in ogni occasione, da tutte le generazioni.

Anche per questo, carissimi concittadini cremonesi, anche quest'anno, viva la Libertà! Viva la Democrazia! Viva il 25 aprile!



Il video del corteo anche qui, oltre che in mediateca

 


       



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