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IL BLOG DI GIANCARLO CORADA

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L`estremo saluto a Giovanni *Giano* Chiappani

Oggi, con Cesare Mainardi e Giuseppe Torchio, ho portato l`estremo saluto ai funerali di Giovanni "Giano" Chiappani. Di seguito riporto il testo del mio intervento. GCC

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IN RICORDO DI GIOVANNI CHIAPPANI

Cremona, 03 gennaio 2009

Voglio anch`io portare l`ultimo saluto a Giano Chiappani, che é stato soprattutto, per me un amico. Ma anche come Sindaco lo voglio salutare. E` stato infatti Consigliere comunale di Cremona negli ormai lontani anni `60 e per tutta la vita fu uomo delle istituzioni e della democrazia.

Sono onorato di essere stato amico di Giano.

L`ho conosciuto quando aveva appena terminato di fare il segretario generale della Camera del Lavoro di Cremona. Aveva la fama di persona determinata ma ragionevole, sindacalista capace di difendere gli interessi dei lavoratori e nello stesso tempo in grado di capire le condizioni dell`economia e delle imprese, consapevole di come il destino del lavoro e del lavoratore, del suo reddito e della sua famiglia, fosse comunque legato al buon andamento dell`impresa nella quale era occupato, oltre che al buon livello dello svilupppo sociale e civile del Paese..

Era figlio del più sano ed onesto riformismo padano e già allora sapeva rappresentarlo con prestigio e serietà.

Bagaglio che seppe portare con sé nei dieci anni che segnarono la più coraggiosa e probabilmente più importante fase di cambiamento istituzionale mai attraversata dal nostro Paese dopo gli anni della Costituzione repubblicana: la nascita delle Regioni.

Venne infatti eletto nel 1970 nel primo Consiglio regionale della Lombardia e per dieci anni seppe dare il proprio prezioso contributo, frutto di una profonda serietà di impegno. Giano infatti era persona serissima, era uno che "leggeva le carte", sgobbava sulle questioni e non si presentava mai all`appuntamento del confronto e della discussione senza avere i migliori argomenti possibili a propria disposizione.

Furono gli anni della riforma regionale, appunto. Anni nei quali si insediò la Regione Lombardia che, pur tra tante contraddizioni, saprà diventare comunque punto di riferimento essenziale per la società e l`economia lombarda e cremonese.

E Chiappani seppe svolgere davvero bene la propria funzione, a metà tra il padre fondatore di una nuova importante istituzione e il rappresentante di un territorio che, se non degnamente e rigorosamente rappresentato, avrebbe potuto rischiare di rimanere isolato e tagliato fuori dal centralismo milanese sempre latente e minaccioso.

Fu in quella fase che consolidò la propria immagine di uomo delle istituzioni, di politico riformista ed affidabile e nelle stesso tempo di persona non chiusa o settaria, ma disponibile anche alla battuta ironica e dalla risata aperta, simpatica, accattivante.

Con lui ebbi poi rapporti più stretti negli anni `80 quando avemmo l`occasione di lavorare insieme in Consiglio provinciale ed a me, giovane consigliere, risultò prezioso il rapporto con Giano Chiappani, dal quale seppi imparare tanto, anche per la sua generosità ed apertura.

Fu un rapporto felice, che con ogni probabilità ebbe l`opportunità di avvalersi di motivazioni che avevano le proprie radici anche al di fuori della politica o della colleganza istituzionale.

Da anni, infatti, Giano andava coltivando un amore ed una dedizione invidiabile al mondo della poesia e del dialetto. Mondo che aveva frequentato in maniera più appartata nel passato, e che invece negli anni `70 prese a frequentare con maggior partecipazione ed anche con notevole successo. Ne parlavamo spesso. Ho avuto l`onore di vedere per primo certi suoi lavori.

Da qui alcuni incontri e chiacchierate in anni più recenti, che ricordo con particolare piacere misto a commozione. Incontri, a volte qui a volte a Castelleone, soprattutto in occasione di alcuni "atti unici" in dialetto castelleonese scritti da mio papà e che Giano Chiappani veniva a presentare ed a vedere con piacere e partecipazione.

In questi, come in altri incontri, veniva a galla la vena poetica di Giovanni Chiappani, che era capace di mettere in versi soprattutto la vita dei campi e delle campagne, la dura vita della sua infanzia ed i personaggi veri che hanno punteggiato la recente storia del nostro territorio. Era orgolhioso del proprio passato. “Da bergamino a collocatore, sindacalista e consigliere regionale” soleva dire. Ma consapevole dei dolori e della miseria di quel mondo e della necessità del suo superamento.

Anche in questa veste di poeta dialettale, non faticava ad emergere il suo carattere aperto e gioviale, che sapeva tratteggiare con delicatezza e felicità il saldo, duraturo e profondo rapporto che lo legava alla sua terra ed alla sua gente.

Caro Giano, é stato un privilegio averti incontrato, aver potuto lavorare e crescere con te. Nessuno di quelli che ti hanno conosciuto ti dimenticherà. Hai improntato il tuo percorso di vita al senso del dovere e della solidarietà. Ora riposa in pace. Che la terra ti sia lieve.

Gian Carlo Corada

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