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15 Settembre, 2002
Decreto Gelmini: verso il referendum abrogativo
Promuoveremo un referendum per abrogare il decreto Gelmini sulla scuola. Questo l’annuncio fatto da Walter Veltroni a nome del PD ai giornalisti a poche ore dall’approvazione della legge al Senato.

Promuoveremo un referendum per abrogare il decreto Gelmini sulla scuola. Questo l’annuncio fatto da Walter Veltroni a nome del PD ai giornalisti a poche ore dall’approvazione della legge al Senato.

Una risposta all’intransigente arroganza del governo.

Una risposta che non sarà solo un’iniziativa del Partito Democratico ma anche e soprattutto “una grande battaglia civile”.

"Non siamo persone aduse a usare questo strumento facilmente, - spiega Veltroni - lo facciamo perché pensiamo che sia in gioco l'idea stessa del futuro del paese, perciò ne abbiamo discusso e abbiamo deciso senza esitazione".

Il segretario del PD, che ha partecipato insieme ad altri esponenti del Partito Democratico alla manifestazione del 30 ottobre a Roma, ha lanciato l’appello a tutte le “forze della scuola e dell'università', alle famiglie interessate, alle forze politiche" perché partecipino alla raccolta delle firme per il referendum promuovendo comitati in tutte le città italiane".

Il principio che muoverà il referendum non sarà quello di “difendere ciò che c’è”, ma di sollecitare una riforma vera, che non sia solo una serie di tagli senza criterio. Per il Partito Democratico questo è un nodo fondamentale su cui Veltroni ha puntato, come aveva già fatto al Circo Massimo, per indicare una delle basi su cui l’Italia può ricostruire il suo futuro.

Purtroppo, in questo senso, il governo ha chiuso gli occhi e si è tappato le orecchie. Incurante degli studenti e degli insegnanti che ancora adesso sono in strada per dire no ad un decreto che mortifica uno dei settori strategici per la vita del Paese.

"Il governo -ha incalzato Veltroni - ha ignorato un grande movimento civile che deve essere rispettato nella sua autonomia, senza strumentalizzazioni e tentativi di estremizzarlo. Il governo non ha voluto ascoltare nessun appello per il ritiro del decreto Gelmini e l'apertura di un tavolo che riunisse tutti i soggetti interessati. E' stato chiuso al confronto. Nulla è stato discusso con le persone interessate. Il governo si è comportato parlamentarmente e politicamente in modo arrogante ed ha radicalmente sbagliato".

Un errore, l’ennesimo, di cui il governo dovrà assumersi le conseguenze. Sia esterne, rispetto ai cittadini; sia interne, rispetto alla sua stessa maggioranza. Il segretario del PD è infatti convinto che Il malessere che sta crescendo anche tra le fila di Pdl e Lega per i tagli alla scuola convergerà sul referendum abrogativo che il Partito Democratico intende promuovere.

In effetti, di malumori, anche all’interno dei sostenitori della maggioranza, non sono mancati. Per questo anche Dario Franceschini è convinto che "una valanga di firme potrebbe portare il governo a rivedere il provvedimento".

E allora non c’è tempo da perdere: “Partiamo subito con la raccolta delle firme – dice Rosy Bindi -E' giusto affiancare la protesta degli studenti con un'iniziativa politica che renda evidente la profonda distanza che c'e' tra questo governo e i bisogni reali del paese”.

"Il governo -aggiunge- si è oggi assunto una gravissima responsabilità, rifiutando il confronto con il mondo della scuola e ignorando il nostro appello al dialogo, e in un momento di pesanti difficoltà economiche comincia a far pagare i costi della crisi proprio ai bambini e alle famiglie italiane''.

Sulla necessità di mettere in moto immediatamente la macchina referendaria è d’accordo anche Claudio Fava, segretario nazionale di Sd: “si deve partire subito con la costituzione di un comitato referendario e con la raccolta delle firme per promuovere un referendum che spazzi via le vergogne legislative della Gelmini”. Anche Di Pietro promette che ”dal giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della famigerata legge Gelmini” anche l’Idv raccoglierà le firme “contro questa arrogante legge che umilia milioni di famiglie, studenti e insegnanti che, in questi giorni, hanno cercato inutilmente di far aprire gli occhi e sturare le orecchie -conclude Di Pietro- a questo governo cieco e sordo".

D’altronde, sostiene il segretario del Prc, Paolo Ferrero, Il referendum per abrogare la legge Gelmini sulla scuola è "un buon modo per sturare le orecchie del governo, sordo alle richieste degli studenti, degli insegnanti e dei genitori, in modo da togliere di torno questa legge vergogna".

Anche per Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, “è indispensabile e sacrosanto replicare con la raccolta delle firme”. Questa è la risposta - spiega in una nota - ''all'arroganza” di chi ha voluto umiliare le giovani generazioni e ferire “i diritti di studenti, insegnati e ricercatori''. Sulla stessa linea anche i Verdi, che domani saranno presenti alla manifestazione indetta dai sindacati, e Oliviero Diliberto, che ha annunciato che contro “una pagina nera della nostra democrazia” i Comunisti Italiani “già da oggi inizieranno a lavorare” per il referendum invocato dall’opposizione.

Ma l’impegno del Partito Democratico non si ferma al referendum. “A fine novembre – ha annunciato Veltroni in chiusura della conferenza stampa - convocheremo gli stati generali della scuola. Il tema della scuola e dell'università' deve essere messo di nuovo al centro dell'agenda politica. “Noi – conclude Veltroni - siamo per una vera riforma che punti alla qualità e diciamo no al taglio imposto dal ministro Gelmini e da questa maggioranza".

 


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