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 Lettere a Welfare

15 Settembre, 2002
Caro Direttore non sono d’accordo che gli immigrati siano una risorsa di G.Facchinetti
Inoltre non vedo, come anche sostenuto dalla Caritas, quale risorsa possano rappresentare per il Paese.

Caro Direttore non sono d’accordo che gli immigrati siano una risorsa di G.Facchinetti
Inoltre non vedo, come anche sostenuto dalla Caritas, quale risorsa possano rappresentare per il
Paese.
Buongiorno,
scusi se La disturbo, io sono personalmente del parere opposto al Suo, ovvero che gli immigrati in questo momento rappresentano una grande risorsa ma in senso contrario, ovvero come possibilità di liberare posti di lavoro.
Inoltre non vedo, come anche sostenuto dalla Caritas, quale risorsa possano rappresentare per il
paese.
Calcolare le tasse pagate sul lavoro dipendente è di per se errato e fuorviante. Se un'azienda ricorre a manodopera a basso costo in alternativa al miglioramento tecnologico e/o riconversione in attività a maggior valore aggiunto, tale azienda non ha motivo di stare sul mercato, salvo delocalizzare.
I costi sociali della massa di immigrati sono enormi (sicurezza, sanità, scuola, inps ecc) e non trovano contropartita dalle tasse pagate sul lavoro dipendente da parte di aziende che,  come anzidetto, arebbe stato meglio che si fossero riconvertite per tempo in produzioni a maggior valore aggiunto e minor impiego di personale ma meglio pagato.
La massa degli immigrati sposta in basso la media del tenore di vita degli italiani ed
aumenta negli stessi tutta una serie di paure, peraltro non infondate, di regressione verso il
passato e di perdita delle conquiste di civiltà, quieto vivere e benessere faticosamente raggiunte
col sacrificio di più generazioni e di una struttura sociale basata sulla compresenza di leggi
umane e religiose che nel corso dei secoli sono entrate nel ns DNA (si può forse dire altrettanto
per l'immigrato molto spesso succube degli istinti più bassi?).
Cordiali saluti
GUALTIERO FACCHINETTI
9 dicembre 2008
-----------------------------------
Gentilissimo sig. Gualtiero Facchinetti,
la ringrazio per la lettera. Pubblicandola forse si aprirà un dibattito su questi importanti temi. Speriamo.
Sicuramente in un periodo di crisi prendono, giustificatamente, il soppravvento le ansie e le paure.
Non sono un esperto di economia ma sono un cittadino che da anni si occupa di welfare e di solidarietà.
Credo che sia necessario guardare oltre il momento contingente. Sicuramente questa vecchia Europa, che ha inventato il mondo, è attraversata da una crisi profondissima che viaggia, a velocità della luce, su tre direzioni fondamentali e strategiche: la prima direzione è che la società del benessere è meno feconda ed ha una natalità molto bassa; i pochi “ figli “ della nostra Europa non hanno più l’attitudine a lavori umili e manuali; la forza lavoro dell’immigrazione, con tutti i problemi che lei evidenzia, rappresenta un punto di riferimento per il funzionamento di quella “macchina dello sviluppo” che è stata messa in piedi da almeno tre secoli.
Come ridisegnare il futuro?
Ben venga, anche su questo modesto sito,l’opportunità di un dibattito e di un confronto.
RingraziandoLa, cordiali saluti.
Gian Carlo Storti
Direttore di www.welfarenetwork.it

 


       



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