15 Settembre, 2002
Stop al massacro a Gaza. Fermiamo la guerra i medioriente
Anche a Cremona, sabato 3 gennaio 2009 alle ore 16, presidio di pace
"Quello in corso a Gaza è un massacro,
non un bombardamento; è un crimine di guerra
e ancora una volta nessuno lo dice".
Padre Manauel Musallam, Parroco a Gaza
STOP AL MASSACRO DI GAZA! FERMIAMO LA GUERRA
IN MEDIORIENTE
Continuano i bombardamenti su una popolazione
assediata da due anni nella striscia di Gaza.
Israele prepara l'invasione da terra.
L'obiettivo dichiarato del Governo Israeliano
è Hamas: le vittime reali sono uomini e donne
che non possono neppure scappare.
L'attacco di questi giorni non ha fermato
i lanci di razzi contro il sud di Israele,
e mette semmai maggiormente in pericolo i
civili e le città.
Tutte le leggi internazionali sono state
violate da Israele in questi anni, senza
che ne pagasse alcun prezzo.
Se questo intendeva essere, è una forma di
vicinanza sbagliata e controproducente per
lo stesso popolo israeliano e per la stabilità
di tutto il mondo.
In nome della difesa di città assediate la
comunità occidentale ha fatto la guerra,
nel decennio passato. Ora tace.
Neppure il massacro di queste ore smuove
la comunità internazionale
Cessare il fuoco subito e fermare l'invasione
non può essere un invito.
Deve essere un ordine delle Nazioni Unite.
Deve essere imposta la fine dell'assedio,
la fine dei preparativi dell'invasione e
la riapertura della striscia.
Devono essere imposti tempi, contenuti, modalità
di un negoziato su basi eque e fondato sul
diritto internazionale.
La comunità internazionale perde la sua dignità
ogni volta che un civile perde la vita, in
queste ore.
TUTTI I DIRITTI UMANI PER TUTTI ! SEMPRE
E DAPPERTUTTO !
Anche a Cremona,
lanciamo un Appello alla mobilitazione al
popolo della pace
alle organizzazioni della società civile,
alle reti e ai movimenti sociali
agli enti e alle istituzioni locali, alla
comunità cremonese...
SABATO 3 GENNAIO
ore 16
PIAZZA STRADIVARI (lato corso v.emanuele)
AZIONE DI PACE
testimonianze informazioni immagini
a.. contro i bombardamenti del Governo di
Israele e i razzi delle Milizie di Hamas;
b.. per impedire ogni ulteriore escalation
militare a Gaza e in tutto il Medioriente;
c.. per l'interruzione dell'assedio di Gaza
e il soccorso umanitario alle vittime civili;
d.. per chiedere al Governo Italiano e all'Unione
Europea l'immediata assunzione di iniziative
dirette per fermare la strage;
e.. per chiedere alle Nazioni Unite e alla
Comunità Internazionale una mobilitazione
concreta e autorevole per proteggere le popolazioni
civili, fermare la guerra e ristabilire il
diritto internazionale;
f.. per la pace in Medioriente, due popoli
due stati, con il ritiro israeliano dai Territori
Occupati nel 1967: vita terra libertà per
il popolo palestinese con la piena costituzione
dello Stato di Palestina; sicurezza per il
popolo israeliano con il pieno riconoscimento
dello Stato di Israele
Lettera da Ramallah
E' stata scritta da Mustafah Barghouti, una
delle figure più importanti e lucido dello
scenario palestinese, medico, attivista di
società civile e della politica, attivista
resistente nonviolento, fondatore del Palestinian
Medical Relief e della Palestinian National
Initiative.
Ha collaborato con lui Francesca Borri, giovane
e bravissima scrittrice italiana, pacifista
e nonviolenta.
Due amici cari di tutti e tutte coloro che
hanno in questi anni battuto le strade difficili
e accidentate della pace in un mondo impazzito.
Leggiamola, diffondiamola, facciamola girare.
Vale la pena, anche se fa male.
Raffaella Bolini
cooperante di pace in Palestina e Israele
Responsabile Internazionale Arci
Ramallah, 27 dicembre 2008
E leggerò domani, sui vostri giornali, che
a Gaza è finita la tregua. Non era un assedio
dunque, ma una forma di pace, quel campo
di concentramento falciato dalla fame e dalla
sete. E da cosa dipende la differenza tra
la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei
morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione,
a quale conto si addebitano? Muore di guerra
o di pace, chi muore perché manca l'elettricità
in sala operatoria? Si chiama pace quando
mancano i missili - ma come si chiama, quando
manca tutto il resto?
E leggerò sui vostri giornali, domani, che
tutto questo è solo un attacco preventivo,
solo legittimo, inviolabile diritto di autodifesa.
La quarta potenza militare al mondo, i suoi
muscoli nucleari contro razzi di latta, e
cartapesta e disperazione. E mi sarà precisato
naturalmente, che no, questo non è un attacco
contro i civili - e d'altra parte, ma come
potrebbe mai esserlo, se tre uomini che chiacchierano
di Palestina, qui all'angolo della strada,
sono per le leggi israeliane un nucleo di
resistenza, e dunque un gruppo illegale,
una forza combattente? - se nei documenti
ufficiali siamo marchiati come entità nemica,
e senza più il minimo argine etico, il cancro
di Israele? Se l'obiettivo è sradicare Hamas
- tutto questo rafforza Hamas. Arrivate a
bordo dei caccia a esportare la retorica
della democrazia, a bordo dei caccia tornate
poi a strangolare l'esercizio della democrazia
- ma quale altra opzione rimane? Non lasciate
che vi esploda addosso improvvisa.
Non è il fondamentalismo, a essere bombardato
in questo momento, ma tutto quello che qui
si oppone al fondamentalismo. Tutto quello
che a questa ferocia indistinta non restituisce
gratuito un odio uguale e contrario, ma una
parola scalza di dialogo, la lucidità di
ragionare, il coraggio di disertare - non
è un attacco contro il terrorismo, questo,
ma contro l'altra Palestina, terza e diversa,
mentre schiva missili stretta tra la complicità
di Fatah e la miopia di Hamas. Stava per
assassinarmi per autodifesa, ho dovuto assassinarlo
per autodifesa - la racconteranno così, un
giorno i sopravvissuti.
E leggerò sui vostri giornali, domani, che
è impossibile qualsiasi processo di pace,
gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno
con cui parlare. E effettivamente - e ma
come potrebbero mai averlo, trincerati dietro
otto metri di cemento di Muro? E soprattutto
- perché mai dovrebbero averlo, se la Road
Map è solo l'ennesima arma di distrazione
di massa per l'opinione pubblica internazionale?
Quattro pagine in cui a noi per esempio,
si chiede di fermare gli attacchi terroristici,
e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà
alcuna azione che possa minare la fiducia
tra le parti, come - testuale - gli attacchi
contro i civili. Assassinare civili non mina
la fiducia, mina il diritto, è un crimine
di guerra non una questione di cortesia.
E se Annapolis è un processo di pace, mentre
l'unica mappa che procede sono qui intanto
le terre confiscate, gli ulivi spianati le
case demolite, gli insediamenti allargati
- perché allora non è processo di pace la
proposta saudita? La
fine dell'occupazione, in cambio del riconoscimento
da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo
avere se non altro un segno di reazione?
Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall'altro
lato del Muro?
Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò
solo un rigo domani, sui vostri giornali
e solo domani, poi leggerò solo, ancora,
l'indifferenza. Ed è solo questo che sento,
mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine,
verso centinaia di danni collaterali che
io conosco nome a nome, vita a vita - solo
una vertigine di infinito abbandono e smarrimento.
Europei, americani e anche gli arabi - perché
dove è finita la sovranità egiziana, al varco
di Rafah, la morale egiziana, al sigillo
di Rafah? - siamo semplicemente soli.
Sfilate qui, delegazione dopo delegazione
- e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca,
le parole restano nell'aria, come sugheri
sull'acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non
siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà,
frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo
diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi,
domandate cosa potete fare per noi. Una scuola?,
una clinica forse? delle borse di studio?
E tentiamo ogni volta di convincervi - no,
non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio,
solo la severa giustizia - sanzioni, sanzioni
contro Israele. Ma rispondete - e neutrali
ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio,
partigiani dei vincitori - no, sarebbe antisemita.
Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele
passo a passo per sessant'anni, fino a sfigurarlo
nel paese più pericoloso al mondo per gli
ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca
un ghetto da entrambi i lati? Rileggere Hannah
Arendt è forse antisemita, oggi che siamo
noi palestinesi la sua schiuma della terra,
è antisemita tornare a illuminare le sue
pagine sul potere e la violenza, sull'ultima
razza soggetta al colonialismo britannico,
che sarebbero stati infine gli inglesi stessi?
No, non è antisemitismo, ma l'esatto opposto,
sostenere i tanti israeliani che tentano
di scampare a una nakbah chiamata sionismo.
Perché non è un attacco contro il terrorismo,
questo, ma contro l'altro Israele, terzo
e diverso, mentre schiva il pensiero unico
stretto tra la complicità della sinistra
e la miopia della destra.
So quello che leggerò, domani, sui vostri
giornali. Ma nessuna autodifesa, nessuna
esigenza di sicurezza. Tutto questo si chiama
solo apartheid - e genocidio. Perché non
importa che le politiche israeliane, tecnicamente,
calzino oppure no al millimetro le definizioni
delicatamente cesellate dal diritto internazionale,
il suo aristocratico formalismo, la sua pretesa
oggettività non sono che l'ennesimo collateralismo,
qui, che asseconda e moltiplica la forza
dei vincitori. La benzina di questi aerei
è la vostra neutralità, è il vostro silenzio,
il suono di queste esplosioni. Qualcuno si
sentì berlinese, davanti a un altro Muro.
Quanti altri morti, per sentirvi cittadini
di Gaza?
Mustafah Barghouti
Francesca Borri
 
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