15 Settembre, 2002
Comune: ordine del giorno PD contro la scelta nucleare del governo
Alessia Manfredini e Paolo feroldi scrivono al Presidente Pierluigi Rotelli
Al Presidente del Consiglio Comunale Prof. Pierluigi Rotelli
ORDINE DEL GIORNO
Premesso che:
-a più di un anno, la crisi economica sta entrando nella fase più complessa;
-tutti i Governi dei Paesi occidentali, ad eccezione del governo italiano, stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica;
-gli Stati Uniti d’America si accingono ad abbandonare il nucleare e ad investire tutte le risorse disponibili sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, dando inizio ad un cambio di strategia a livello mondiale;
Considerato che:
-il 24 febbraio 2009 è stata firmata a Parigi un’intesa tra il governo francese e italiano che di fatto segna la volontà da parte del governo italiano di ritornare al nucleare;
-a oltre 20 anni dal referendum che sancì la fine del nucleare in Italia, il governo Berlusconi torna a puntare su questo tipo di energia e i tre documenti sottoscritti definiscono la costruzione di quattro centrali e avranno una potenza di 1.600 megawatt, per un totale di 6.400 Mw, pari al 25% del fabbisogno italiano;
-è in esame in parlamento il disegno di legge del Ministro Scajola che prevede la militarizzazione dei siti interessati a impianti nucleari e il centralismo delle decisioni in capo al governo in merito alle decisioni di localizzazioni anche in presenza di pareri contrari di enti locali e regioni; tale procedura va rivista soprattutto in termini di democrazia territoriale;
Visto che:
-il nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici.
-con tale scelta, non si riuscirebbe a rispettare l’accordo vincolante europeo 20-20-20 (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici) incorrendo in ulteriori sanzioni da aggiungere a quelle ormai inevitabili per il mancato rispetto di Kyoto;
-puntando sulla costruzione di nuove centrali, si sposterebbero anche le insufficienti risorse economiche destinate allo sviluppo sulle rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica, abbandonando, di fatto, le uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni climalteranti e per innovare profondamente il sistema energetico nazionale;
Rilevato che:
-grazie al referendum del 1987, l’Italia è stato il primo Paese tra i più industrializzati ad uscire dal nucleare. Solo nel 2000, Infatti è stata seguita dalla Germania con la definizione dell’exit strategy dalla produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020, e più recentemente dalla Spagna;
nonostante la ripresa e l’intenzione dichiarata di programma nucleari in alcuni paesi, il nucleare è una fonte energetica in declino sullo scenario mondiale.
-la tecnologia su cui vuole puntare il governo italiano è quella di “terza generazione” che non ha risolto nessuno dei problemi noti da anni: la sicurezza delle centrali, la produzione delle scorie e dei rischi di proliferazione di armi nucleari, la gestione dei rifiuti radioattivi e lo smantellamento degli impianti e la necessità di importare dall’estero l’uranio, le cui riserve sono sempre più scarse;
-nonostante da più parti si continui a dichiarare il nucleare come una tra le fonti energetiche meno costose, l’apparente basso costo del KWh nucleare è dovuto esclusivamente all’intervento dello Stato, direttamente o indirettamente, nell’intero ciclo di vita di una centrale dalla costruzione allo smantellamento sino allo smaltimento definitivo delle scorie;
-sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 22 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti nelle nazioni vicine gli anni scorsi;
-non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali e dal loro decomissioning. Le circa 250 mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attese di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono state generati;
-oltre al problema legato alla sistemazione definitiva delle scorie, esiste anche la necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto per evitarne il possibile uso a scopo militare, a maggior ragione in uno scenario mondiale in cui il terrorismo globale è una minaccia attualissima;
-occorre fare i conti con le riserve di U235 (l’uranio fissile altamente radioattivo che rappresenta il combustibile dei reattori nucleari) al ritmo del consumo attuale, la sua disponibilità potrà essere stimata per circa 70 anni;
Sottolineato che:
-la mappa delle centrali in Italia, in Lombardia e vicino al Comune di Cremona, prevede la centrale di Caorso (in fase di decommisioning), e i siti di Viadana e San Benedetto Po (già individuati nei piani energetici nazionali negli anni settanta e ottanta);
-Cremona è a soli 15 km in linea d’aria da Caorso; e gli esperti di sicurezza nucleare sostengono che i rischi maggiori di fughe radioattive sono nel raggio di alcune decine di chilometri;
Considerato inoltre che:
-occorre prima di parlare dell’opzione nucleare a risolvere almeno sei criticità connesse alla sicurezza, all’ambiente, alla partecipazione dell’industria nazionale, all’economicità, alla costruzione del necessario consenso sociale e alla ricerca;
-sarebbe opportuno impegnarsi con maggior determinazione sulla ricerca per la fissione di nuova generazione e impianti di quarta generazione, cioè su processi di produzione elettrica da energia nucleare capace di risolvere o di minimizzare i rischi in termini di sicurezza e quelli connessi alla produzione di scorie radioattive;
-è giusto domandarsi, quanto contano nella globalizzazione i territori e le loro esigenze;
-è giusto orientarsi verso il federalismo territoriale, dove si costruiscono consensi locali e forme di democrazia;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI CREMONA IMPEGNA LA GIUNTA
-a esprimere la netta contrarietà sulle modalità e sulla decisione del Governo di ritornare al nucleare in quanto gli enti locali sono espropriati da qualsiasi decisione e perché manca un progetto organico e strategico relativo al tema delle risorse energetiche;
-a invitare il presidente della Regione Lombardia e il presidente della Regione Emilia Romagna a dichiararsi non disponibili ad installare sui propri territori centrali nucleari;
-a promuovere, nelle forme dovute, e ad implementare il miglioramento dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili sul territorio comunale;
Cremona, 27 febbraio 2009
ALESSIA MANFREDINI
PAOLO FEROLDI
 
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