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15 Settembre, 2002
NGN, scorporo rete Telecom e competitività delle Reti locali
Cremona, uno dei casi migliori d'Italia, chiede integrazione e non duplicazione delle Reti

«Mentre Roma discute, a volte inutilmente, voi avete dimostrato di saper fare» è questo uno degli sferzanti commenti di Nicola D’Angelo, Commissario per le Infrastrutture e le Reti, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che ha partecipato venerdì sera all’evento “Oltre la rete, i servizi” promosso da Aemcom, operatore locale di ICT, al Teatro Ponchielli di Cremona.
Il Commissario ha continuato il suo intervento con una precisa linea di sviluppo e di commento anche all’attuale dibattito sullo scorporo o meno della rete NGN di Telecom Italia: «Gli amministratori locali di Cremona hanno dimostrato di saper guardare più avanti rispetto alle preoccupazioni dell’immediato costruendo, aldilà dei servizi pubblici considerati fondamentali qualche anno fa, anche una rete che oggi è una delle migliori d’Italia. A Roma si discute della rete Telecom ma il caso di Cremona potrebbe essere assunto a paradigma di quello che dovrebbe essere fatto e non viene fatto. Le reti locali non sono baracconi e ci sono altri casi positivi che non vanno dimenticati. Occorre mettere sul mercato queste reti. E poi, dove sono finiti i soldi che il Governo aveva deciso di stanziare per le zone territoriali a digital divide? Per combatterlo non bastano le parole ma servono vantaggi economici per i privati che possono investire, occorre una politica di agevolazioni fiscali. La tecnologia IP ha introdotto una grande opportunità e Telecom Italia non ha ancora ben capito il valore che c’è in questa rivoluzione tecnologica. Quello delle telecomunicazioni è un settore che è liberalizzato da tempo e da questo passaggio ci si aspettava di meglio. Anche i consumatori hanno una grande attenzione verso la tecnologia, molto di più, ad esempio, di quanto avviene per i prodotti del risparmio e della finanza. Noi possiamo anche arrivare presto all’eliminazione del digital divide ma occorre remunerare un servizio universale: nella banda larga devono essere inclusi dei servizi di base».

Gerardo Paloschi, amministratore unico di Aemcom ha raccolto la sfida e rilanciato: «A livello tecnologico Cremona compete ora con Milano nell’eccellenza italiana: una cablatura FTTH (fiber to the home) rilevante, l’utilizzo di tecnologia Hyperlan in tutta la provincia di Cremona, la rete cittadina NGN realizzata con largo anticipo rispetto a quanto avviene oggi a livello nazionale. Raggiunto però il primo importante obiettivo che ci eravamo prefissati, la provincia di Cremona fuori dal digital divide, ora rimane da combattere un’altra importante battaglia: il 10% del territorio italiano è strutturalmente ancora isolato dalla banda larga ma molto di più, il 60% della popolazione, soffre del nuovo divario, il knowledge divide, il gap di conoscenze - tecnologia, capacità di utilizzo del PC, conoscenza dell’inglese - che non consente di sfruttare il potenziale delle reti. Questa domanda di conoscenza, di competenze, di informazioni è quello per il quale occorre una risposta di sistema che coinvolga, come già successo per le infrastrutture a Cremona e provincia, gli enti pubblici, le imprese e la comunità. Un operatore ICT non può più imporre un cambiamento al territorio semplicemente portando connettività. I servizi si costruiscono insieme al territorio e invitiamo Telecom ad una importante riflessione: a Cremona, come in altre città virtuose, diventa inutile duplicare gli investimenti infrastrutturali ed è invece possibile ragionare in un ottica One Network, cioè di sinergia tra le reti. Con il nostro traguardo raggiunto vogliamo lanciare questo segnale a Roma: non dilapidare gli sforzi che a livello locale, a Cremona come in altre città, amministratori oculati e imprese attente hanno già fatto».

Sulla stessa linea anche Paolo Nuti, Presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP): «In Italia ci sono reti locali virtuose, Cremona ne è l’esempio più fulgido ma non l’unico, ed oggi corriamo il rischio di duplicare gli investimenti degli operatori che, inevitabilmente, saranno poi ribaltati sui consumatori finali. Il modello da perseguire è quello “One Network” e sembra che ora Telecom Italia abbia compreso che questa è la linea da seguire, la condivisione delle infrastrutture. La larghissima banda è una realtà che sarà presto necessaria non solo alle imprese ma anche a tutti i cittadini».

 


       



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