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15 Settembre, 2002
Presentato al Col del Lys 'Deo e i 100 cremonesi in Val Susa'
Terza edizioni per i tipi di Cremonabooks

Testo di Bruna Bertolo, dell'Associazione Comitato Colle del Lys, alla presentazione del libro "Deo ed i 100 cremonesi in val Susa", giunto alla terza edizione. Erano presenti il sindaco di Cremona Paolo Bodini ed il Vice Presidente della Regione Piemonte Lido Ripa

"Buongiorno a tutti e grazie per questa presenza così imponente e qualificata che rappresenta sicuramente un segno d’affetto e di riconoscimento per Enrico Fogliazza, Kiro, e per ciò che la sua figura di ex partigiano costituisce.
Vorrei iniziare la presentazione di questa nuova edizione del libro “Deo e i 100 cremonesi in Val di Susa”,curata dalla Cremonabooks, con il breve racconto di un episodio che lo riguarda e che ne sottolinea l’importanza.
Esattamente due anni fa, proprio in occasione delle celebrazioni del colle del Lys, scrissi un articolo per Luna Nuova che metteva in risalto il rapporto particolare che, durante il periodo della lotta partigiana, si era creato tra la gente che viveva su queste belle ma difficili montagne e i partigiani. In parte, basandomi su interviste fatte a gente del posto. In parte, attingendo notizie proprio dal libro del commissario Kiro. In redazione, mi si avvicina il signor Lionello Rolando, responsabile della raccolta pubblicità. Uomo di comprovata fede nei valori che la Resistenza ci ha lasciato. Guarda con interesse la prima stampa delle due pagine appena terminate e mi chiede qual è la fonte delle mie informazioni. Gli spiego che una delle mie fonti è il libro di Fogliazza. Immediata e spontanea la sua risposta: “Ma il libro ce l’hai tu? Sei fortunata ad avere questo libro: è veramente raro e prezioso!”
Già, raro e prezioso. Due aggettivi per raccontare un libro. Oggi, “raro” non lo è più, grazie a questa nuova terza edizione: la prima risale al 1985. Una nuova edizione che permetterà a molti di poterne acquistare una copia, di regalarla, di farla leggere ai propri figli, di suggerirla a qualche insegnante per il lavoro in classe.Magari una copia sarà proprio per Lionello...
Se non è più... raro, il libro resta prezioso, per il suo contenuto: per il modo in cui questo contenuto è raccontato.
Una terza edizione per un volume che si arricchisce, rispetto alle precedenti, di nuove documentazioni permesse anche dall’uso di tecnologie più raffinate, spiega l’autore, grazie alle quali è stato possibile “recuperare ad una agevole lettura alcuni documenti inediti scritti di proprio pugno dal Comandante Deo mentre – ferito e immobilizzato – era ospite in casa baita di Ettore Bertolo a Nevarussa Mompellato, Rubiana, nel mese di gennaio del 1945. Sono scritti in matita, con caratteri scomposti ed agitati dovuto allo stato di “all’erta” e di pericolo, per il violento rastrellamento nazifascista in atto”.
Nuovi documenti, una rinnovata veste tipografica, una nuova copertina. Una integrazione con la storia del Comitato Resistenza Colle del Lys.
Il libro di Kiro è un vero e proprio racconto di quei drammatici e per certi versi esaltanti ed irripetibili giorni che indicarono, sia pure con fatica (e a quale prezzo!), il sentiero verso la libertà. Un sentiero faticosamente conquistato da una generazione giovane che pure era stata nutrita, nella scuola, nella società, nelle istituzioni dominanti, dall’ideologia fascista ma che trova in se stessa la forza per opporsi. Per lottare.
Una generazione giovane quella di Kiro, cremonese, nato a Castelleone in provincia di Cremona nel 1920. Per lui, nel 1944 ci fu una scelta fondamentale: quella della lotta armata contro il fascismo. E come tanti altri ragazzi cremonesi, dall’estate del 43 alla primavera del 45, arriva in val di Susa. E’ lui stesso a spiegare perché tanti giovani di Cremona, città in cui si muovevano le squadracce di Farinacci, scelsero la montagna e la val di Susa, anziché andare nelle più vicine valli del piacentino o del parmense, del bresciano o del bergamasco. “Andammo lassù – spiega Kiro – perché convinti che in valle di Susa fossero ancora presenti formazioni militari attrezzate di alpini dell’ex esercito regio. Non era così, ma questa fu la nostra motivazione”.
La valle di Susa rappresentava davvero un campo d’azione assolutamente strategico anche per le linee ferroviarie e stradali che collegavano il nord d’Italia con la Francia e quindi la Germania. “Una valle chiave e decisiva per i tedeschi – scrive Fogliazza – che bisognava assolutamente rendere inservibile. I primi partigiani, dal Blandino all’ing. Bellone, da Don Foglia a Carlo Carli allo stesso Maffiodo, hanno agito a tal fine e spesse volte con successo”.
In valle di Susa, Fogliazza opera al fianco del comandante Deo, cremonese pure lui, con il quale intreccia forti rapporti di amicizia e di fratellanza.
Nel libro di Kiro, ideali e momenti di vita quotidiana si fondono, assumono un unico percorso, un percorso che conosce la rigidità di inverni pieni di neve, di fame, di sospetti, di morte. Ma anche la generosità di una popolazione di montagna che, pure nella grande ristrettezza economica e in un quotidiano fatto, spesso, solo di lavoro, di fatica e di “pancia vuota”, riesce a dare una mano. Gian Carlo Corada, presidente della Provincia di Cremona, fa notare nella presentazione del libro che “nonostante il tema possa indurre qualche rischio, l’opera non è retorica, non scivola nell’agiografia.
E’ un racconto vero, lontano da una visione “ideologica” di quel periodo. E’ una storia concreta. Racconta di giovani coraggiosi, pieni di voglia di vivere che - spesso per scelta consapevole ma anche per condizioni obiettive e svolte imperscrutabili della vita – si trovano lontano da casa a mettere in gioco la propria esistenza in uno scontro mortale con altri giovani, anch’essi non sempre e non tutti pienamente consapevoli, che difendono, con ferocia ed accanimento, un regime illiberale, assassino, assolutamente indifendibile ed ormai alla fine”.
Il libro ripercorre dunque i momenti di una scelta, di una lotta, di un’esperienza compiuta accanto a tanti altri, in un quotidiano non certo semplice, in zone in cui la popolazione fatica a strappare ad una montagna non facile, quella sovrastata dal Civrari, un pugno d’erba in più per il bestiame accudito nelle stalle. Eppure tra montanari e partigiani si instaurò un dialogo, una collaborazione: un rapporto semplice e rude, fatto di poche parole, ma di segnali concreti. C’era sempre qualcuno disposto a dire di sì ad una richiesta di aiuto, ad un nascondiglio, magari fra le foglie secchie del fienile, o dietro i mucchi di letame, o in uno di quei posti “invisibili” conosciuti solo da chi abitava nella zona, ma che potevano offrire un rifugio perfetto. E ricorre spesso il nome di don Evasio Lavagno nel racconto di Kiro Fogliazza, il prete di Mompellato che non esitò a dare ospitalità proprio alla moglie di Kiro e alla madre del comandante Deo giunte da Cremona, nonostante l’insistente controllo tedesco. Storie vere di vita quotidiana, di battaglie perse e vinte, di episodi drammatici e crudeli, come l’eccidio del Colle del Lys del 2 luglio 1944, in seguito ad un furioso rastrellamento nazifascista compiuto nella notte fra l’1 e il 2 luglio.
Ventisei giovani partigiani trucidati, alcuni resi irriconoscibili dalle mutilazioni: “per la prima volta – è la testimonianza di Fogliazza - si presentava ai nostri giovani occhi la cruda ed allucinante realtà di un eccidio: esseri umani mutilati, raggomitolati nel fango e tra grumi di sangue, con gli occhi sbarrati dalla paura e dal terrore.... Era la dura constatazione di quanto tetro fosse il volto reale del fascismo; cadeva il perbenismo e la retorica patriottarda del ventennio che aveva ingannato tanti giovani; veniva confermato brutalmente ciò che avevano detto i nostri padri sulle squadracce presenti nelle città e nelle nostre cascine durante quel periodo, sul metodo di violenza e di morte usato nel 1919/1922 per impossessarsi del potere”.
La morte di Deo, comandante, medaglia d’argento al valore militare, venne dopo, quando ormai il profumo della libertà sembrava essere nell’aria. Deo, Amedeo Tonani, di Cremona, 21 anni, perito agrario, definito dai tedeschi “uomo di ferro”, viene colpito il 29 marzo in uno scontro contro tedeschi e fascisti in cui perdono la vita anche altri partigiani: Pucci, Gino, Paolo, Romualdo, Zini. Il giovane comandante della 17a Brigata Garibaldi “Felice Cima” ferito, venne trasportato in una baita vicino alle Miande Marino, assistito dal professor Chiò, da don Lavagno, da partigiani e da contadini rimasti lassù. La sua morte, il 30 marzo 1945, suscita sgomento, commozione, rabbia. Ma è anche un motivo per continuare la lotta. Per inseguire il lungo e faticoso sentiero che da quelle impervie montagne porta alla libertà.
Il libro di Fogliazza è anche un ringraziamento a tutti quelli che non ce l’hanno fatta ad assaporare il gusto pieno della libertà: “dedico questo lavoro – scrive l’autore - alla memoria dei Caduti, ai loro famigliari, alle comunità di Cremona e della valle di Susa, alla mia famiglia. E’ un lavoro che ha l’ambizione di parlare ai giovani d’oggi, nella speranza di essere riuscito a trasmettere un messaggio di verità, legato ai valori testimoniati – nella vita e nella morte – da tanti giovani, tanti anni fa”.
La parola testimonianza: Fogliazza è sicuramente un testimone instancabile. Tornato dalla guerra, Fogliazza continua ad operare nell’Anpi, dirigendo le lotte contadine del dopoguerra ed impegnandosi attivamente in Parlamento dal ’53 al ’63. Più volte eletto consigliere comunale e provinciale, fonda a Cremona l’Alleanza Contadini e ricopre il ruolo di assessore provinciale all’Agricoltura dal 1970 al 1975.
Negli anni successivi alla fine della lotta per la liberazione, Enrico Fogliazza è stato un testimone d’eccezione: non è mai mancata la sua presenza al Colle del Lys e in tutte le manifestazioni in cui bisognava ricordare e rinnovare. Con la propria esperienza, con la propria parola: riscrivere ogni volta, magari a caratteri diversi, i valori di libertà e di democrazia in cui molti avevano creduto e per cui molti persero la vita. Anche questa nuova edizione del racconto su Deo e i suoi compagni è ancora una volta un prezioso modo per testimoniare.
Ma il libro contiene anche, rispetto alle due precedenti edizioni, un nuovo “capitolo”, su cui ho lavorato io, con l’apporto prezioso di Cesare Mondon che mi ha fornito documenti e idee. Un capitolo sulla storia del Comitato Resistenza del Colle del Lys, dalla sua nascita fino alla variazione statutaria del 2001 che ha di fatto trasformato il Comitato in un’Associazione di promozione sociale, in base alla legge 383 del 2000. Ripercorrere la storia di ciò che il Comitato ha realizzato dagli anni del dopoguerra in poi, significa avviarsi, materialmente ed idealmente, lungo i “sentieri della memoria”, alla ricerca di quelle tracce materiali che i luoghi conservano e di quei valori fondamentali che hanno rappresentato una conquista per il Pese e che rappresentano una garanzia per il futuro e la democrazia. E anche ricordare le varie tappe che portarono alla costruzione di quel monumento, la Torre circolare rivestita in pietra che è ormai diventata il simbolo della faticosa guerra di liberazione, nel ricordo dei 2024 partigiani delle brigate delle valli di Lanzo, della Bassa e Alta Val di Susa, della val Chisone e della Val Sangone nei terribili mesi della guerra partigiana. La storia del Comitato della Resistenza del Colle si intreccia strettamente con quella degli amici di Cremona, sempre presenti. Uniti per ricordare. Un forte legame tra Torino e le sue Valli e la città di Cremona, un legame che trova al Colle del Lys il suo punto di incontro più simbolico: come il Po unisce le due città, il Colle sublima i valori della Resistenza, attraverso gli impegni comuni, gli incontri e le iniziative. Che dire? Questo libro, non più raro ma sempre prezioso, rappresenta una testimonianza in più di questo legame!"

Bruna Bertolo
dell'Associazione 'Comitato Colle del Lys' 


       



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