15 Settembre, 2002
Dal 1 al 14 dicembre Stradivari tra Cremona e Madrid
Due violini, una viola ed un violoncello saranno esposti a Palazzo Reale
Dal 1 al 14 dicembre Stradivari tra Cremona
e Madrid
Due violini, una viola ed un violoncello
saranno esposti a Palazzo Reale
Il 13 dicembre saranno suonati dal Quartetto
d’Archi della Scala
Il 13 dicembre, a Madrid, il Quartetto della
Scala e gli strumenti di Antonio Stradivari
saranno protagonisti del Concerto di Natale
di Palazzo Reale. L’esibizione sarà preceduta
da una esposizione degli strumenti per 14
giorni nella sala attigua a quella del quartetto
stradivariano intarsiato spagnolo, che è
esposto in Palazzo Reale da oltre un secolo.
L’appuntamento spagnolo conclude, dunque,
un 2009 ricco di iniziative per la Fondazione
Antonio Stradivari di Cremona che, dopo il
Concorso Triennale e la kermesse Liuteria
in Festival, l’inaugurazione del progetto
Friends of Stradivari e la presenza alle
maggiori rassegne internazionali, prosegue,
con l’evento alla Corte di Spagna, nel suo
impegno promozione della liuteria classica
e contemporanea. Nondimeno proprio il Patrimonio
Nacional può vantare alcuni capolavori del
grande Maestro Liutaio: a questa collaborazione,
dunque, potrebbero seguirne altre.
Ancora una volta si è rivelata determinante
la partenership con Comune di Cremona e Fondazione
Stauffer. Tre dei quattro strumenti appartengono,
infatti, alla collezione Civica degli Archi
di Palazzo Comunale: Il “Cremonese” ex Joachim
del 1715, il “Vesuvius” del 1727 ed il violoncello
“Stauffer” ex Cristiani del 1700. È invece
custodita in una collezione privata inglese
la viola Stradivari - Bergonzi del 1740.
Come nello stile della Fondazione, poi, all’esposizione
statica si accompagnerà la possibilità di
ascoltare la voce di questi preziosi strumenti.
Ma non si tratterà semplicemente un’audizione,
bensì del Concerto di Natale, uno degli appuntamenti
di maggior rilievo a Palazzo Reale.
Per un’occasione tanto importante il Quartetto
d'archi della Scala, composto da Francesco
Manara, Pierangelo Negri, Simonide Braconi
e Massimo Polidori, interpreteranno musiche
cameristiche di Giuseppe Verdi. La scrittura
del compositore bussetano, peraltro, sembra
modellata sulle caratteristiche interpretative
dell’ensemble. Tanto che Riccardo Muti, per
sottolineare la rara eccellenza tecnica e
musicale, della formazione scaligera ha scritto:
“La bellezza del suono e la preziosa cantabilità,
propria di chi ha grande dimestichezza anche
con il mondo dell'Opera, ne fanno un gruppo
da ascoltare con particolare gioia ed emozione”.
Il programma del concerto prevede anche l’esibizione
del Quartetto d’Archi dell’Orchestra Sinfonica
della Radio Televisione Spagnola (primo violino
Mariana Todorova) con gli Stradivari della
Corona.
Confermando una sinergia consolidata, Regione
Lombardia affianca la Fondazione Stradivari
in questo progetto internazionale. Collaborano
all'organizzazione dell'evento l'Ambasciata
Italiana a Madrid e l'Istituto Italiano di
Cultura e di Palazzo Reale.
---------------------
La voce dei violini porta Cremona nel Mondo
di Oreste Perri(*)
Ogni sera, nei teatri e nelle sale da concerto
di tutto il mondo, echeggia il suono dei
violini cremonesi. A dicembre, grazie all’impegno
di promozione della liuteria cremonese profuso
dalla Fondazione Stradivari - in questo fattivamente
sostenuta dal Comune di Cremona - ed alla
collaborazione della Fondazione Stauffer,
un quartetto di Antonio Stradivari avrà un
palcoscenico particolare: sarà esposto nel
Palazzo Reale di Madrid ed il 13 dicembre
sarà affidato alle prime parti del Teatro
alla Scala in occasione del Concerto di Natale.
Ancora una volta la storia intreccia il destino
dei preziosi strumenti cremonesi e delle
grandi dinastie. Basti ricordare come, a
metà del Cinquecento, Carlo IX, re di Francia,
avesse commissionato un'intera orchestra
ad Andrea Amati, mentre, due secoli dopo,
un quartetto di Stradivari entrasse al Palazzo
Reale spagnolo, dove è ancora conservato.
Queste vicende evidenziano quanto il primato
della liuteria cremonese abbia radici lontane
e profonde. Non solo storicamente, ma soprattutto
perché frutto di una lunga e fertile cooperazione
tra cultura, arte, artigianato, abilità manifatturiera.
Per questo è indissolubilmente legato all'identità
del territorio. Non a caso sarà esposto lo
Stradivari 1715 ex Joachim, che non solo
vanta una realizzazione superlativa ed un
timbro eccezionale, ma ha pure un nome che
lo investe del ruolo di ambasciatore della
città: "Il Cremonese".
Benché costruiti tanti secoli fa, questi
strumenti ci raccontano una storia viva e
attualissima: il consenso internazionale
che premia, oggi, tanti costruttori testimonia
una cultura di prodotto forte e antica che
ha dimostrato di evolvere incessantemente
nel tempo.
Dalle botteghe settecentesche ai liutai di
oggi scorre una linea equilibrata di arte
e artigianalità, creatività e tradizione,
storia e territorio, qualità dei materiali
e tecniche di lavorazione. È un patrimonio
prezioso che Fondazione Stradivari, Fondazione
Stauffer e Comune di Cremona vogliono continuare
a valorizzare, ognuno nei modi propri delle
competenze specifiche ma sempre nella spirito
di aperta collaborazione e proficua sinergia.
____________________
(*) sindaco di Cremona
Il genio di Stradivari attraverso quattro
capolavori
violino Antonio Stradivari “Il Cremonese”
ex Joachim 1715
È un violino di grande formato. La raffinata
manualità di Stradivari viene esaltata dalla
particolare qualità del legno impiegato e
da una vernice arancione dorato, tutta allo
stato originale. Strumento generosissimo
di voce, anche nelle zone meno favorite,
dimostra una straordinaria vitalità. Eccezionale
l'equilibrio timbrico dalle note gravi alle
acute. La corda di Sol è particolarmente
dotata sul piano del volume; le capacità
di penetrazione e di espansione della voce
di questo strumento ben si accomunano ad
una straordinaria prontezza di emissione.
Posseduto, già negli anni Settanta del diciannovesimo
secolo, dal violinista Darius Gras, passò
nel 1877 a Jules Garcin; da questi, dopo
circa tre anni, a David Laurie, che a sua
volta lo cedette ad un violinista dilettante
di Rheims, M. Labitte.
Nel 1889 fu acquistato da un apposito comitato
e donato, in occasione della celebrazione
del Giubileo, a Joseph Joachim. Qualche tempo
prima di morire, il grande violinista tedesco
regalava il prezioso strumento al nipote
Harold. In seguito questi lo vendette a Robert
Brandt. Quindi entrò nella collezione William
Hill & Sons di Londra. Acquistato nel
1961 dall'Ente Provinciale per il Turismo
di Cremona venne in seguito donato alla città.
Proprietà: Comune di Cremona
violino Antonio Stradivari “Vesuvius” 1727
Il violino possiede i canoni tipici della
produzione del Maestro del periodo 1724-28.
Un esempio sono le palette inferiori dei
fori armonici, ora relativamente snelle ed
allungate. Nonostante l’età avanzata di Stradivari
al momento della costruzione, rappresenta
una straordinaria affermazione della sua
capacità di realizzare ancora un capolavoro
in grado di incantare, sia con la voce sia
con l’armonia visiva
Nel 1920 lo strumento arrivò in Europa dall’Australia
e in seguito fu venduto dalla ditta Hill
di Londra al liutaio parigino Ernest Maucotel,
il quale coniò il soprannome “Vesuvius” quando
lo cedette al signor Jan Hambourg di Toronto
nel 1937. Nel 1938 il violino fu acquistato
da Antonio Brosa, noto solista e pedagogo
spagnolo e membro del quartetto Pro-Arts.
Più tardi passò al suo allievo Remo Lauricella.
Questi iniziò a frequentare Cremona attorno
al 1977. Veniva con il suo strumento. Durante
le sue visite, si affezionò a tal punto da
voler indicare nel suo testamento l’assegnazione
dello Stradivari alla città dove era stato
creato.
Proprietà: Comune di Cremona
viola Stradivari - Bergonzi 1740
È un prezioso strumento italiano antico,
iniziato nella bottega di Antonio Stradivari
e completato dopo la sua morte da Carlo Bergonzi
in collaborazione con il figlio Michel Angelo.
Per questo reca la data 1740.
Il fondo, di acero in pezzo unico, con taglio
tangenziale, ha venatura regolare e di media
ampiezza - molto simile alla viola Gibson
di Stradivari - con una piccola fuga sul
bordo inferiore. Le fasce sono dello stesso
legno mentre il riccio, non originale, è
più regolare. La tavola superiore è realizzata
in abete rosso, in due parti, con venature
che si allargano leggermente dal centro verso
l’esterno. La vernice ha un caldo colore
bruno-arcione su fondo dorato.
È realizzata sulla forma elaborata da Stradivari
per lo strumento contralto. Il fondo, come
quello della viola “Gibson”, si presenta
leggermente aggredito da insetti: evidentemente
i legni furono conservati in uno stesso luogo.
Proprio per questo fu probabilmente accantonata.
Carlo Bergonzi successivamente l’ha completata
aggiungendo le fasce, la tavola superiore
e la vernice.
Ben conservata, testimonia la straordinaria
qualità artigianale del lavoro dei Maestri
che la realizzarono.
Proprietà: Collezione privata - Londra
violoncello Antonio Stradivari “Stauffer”
ex Cristiani, 1700
“Il violoncello Cristiani - scrive il noto
esperto inglese Charles Beare - è eccezionalmente
bello e storicamente assai importante”.
Venne costruito da Antonio Stradivari nel
1700 e per il liutaio cremonese segnò – insieme
all’altro violoncello realizzato nello stesso
anno e ora nella Collezione Reale di Madrid
– il passaggio dai grandi formati realizzati
nell’ultimo decennio del ‘600 secondo la
scuola degli Amati, verso quel modello che
lo stesso Stradivari chiamò Forma B, considerato
come il modello perfetto di violoncello e
perciò una delle più geniali creazioni stradivariane”.
Si ritiene che questo violoncello sia giunto
in Francia alla fine del XVIII secolo e che
sia appartenuto al celebre virtuoso Jean
Louis Duport. Tramite il liutaio parigino
Sébastien Auguste Bernardel entrò in possesso
di Lisa Cristiani, la giovane violoncellista
per la quale Mendelssohn compose la Romanza
senza parole op. 109.
Nel 1894 pervenne alla ditta londinese W.E.
Hill and Sons, il cui titolare Arthur Hill
così si pronunciò: “Il violoncello Stradivari
appartenuto alla Cristiani è uno dei migliori,
e non ve ne sono di più belli per colore
né per la qualità del legno”.
Acquistato nel 2004 dalla Fondazione Walter
Stauffer, è concesso in comodato gratuito
al Comune di Cremona ed è esposto presso
la collezione “Gli Archi di Palazzo Comunale”.
Proprietà: Fondazione Stauffer - Cremona
Interpreti e strumenti protagonisti nel Quartetto
di Verdi
Giuseppe Verdi
Quartetto in MI Minore
I Allegro
II Andantino
III Prestissimo
IV Scherzo Fuga
Scrivendo il Quartetto in mi minore – che
il Quartetto d’Archi della Scala eseguirà
a Palazzo Reale di Madrid domenica 13 dicembre
– Giuseppe Verdi, ormai, sessantenne, si
confronta con una forma “non sua” quasi per
capriccio, per caso, ma da grande maestro.
L’universo semantico del compositore maturo
è, infatti, epitome di perfetta risoluzione
formale e deviazioni espressive. Proprio
per questo sa esaltare tanto la capacità
tecnica e la sensibilità degli interpreti
quanto la bontà del suono degli strumenti,
tutti chiamati ad un chiaro protagonismo.
Il quartetto, infatti, è costruito sul sostrato
di un fitto contrappunto, dove si innervano
trame di grande unità stilistica e melodica.
L’“Allegro” iniziale contrappone due aree
tematiche ben distinte: il primo suggerimento,
esposto dal secondo violino sulla quarta
corda, echeggia in maniera evidente una cellula
espressiva di Aida, mentre il secondo è strutturato
come un corale di tempra quasi religiosa.
L’“Andantino” è, invece, una graziosa e leggera
mazurka in cui il ricco materiale, anch’esso
bitematico, viene progressivamente rielaborato
fino a giungere al culmine nelle battute
centrali. Anche in questo movimento, come
nel precedente, sono le entrate isolate ed
irrequietamente premonitrici del violoncello
a turbare – piacevolmente - le linee distese
e terse intonate dagli altri strumenti. Il
“Prestissimo” successivo irradia, poi, bagliori
di foggia teatrale con grande concorso di
sonorità contrapposte ed effetti virtuosistici
che declinano ad un “Trio” dalle movenze
di valzer intonato al grave sul tappeto iridescente
del pizzicato delle altre voci. Lo “Scherzo
– fuga”, infine, appare come un omaggio a
quella severa forma musicale di cui non si
trovano molti esempi nell’opera verdiana
ma di cui il compositore aveva in più occasioni
richiamata l’importanza didattica. Ed è curioso
osservare come il tema di questo epilogo
si elaborato proprio su un accordo di settima
diminuita, espediente retorico così caratteristico
delle modulazioni cromatiche wagneriane.
Francesco Manara volino
Pierangelo Negri violino
Simonide Barconi viola
Massimo Polidori violoncello
La prima formazione del Quartetto d’archi
della Scala è storica e risale al 1953, quando
le prime parti sentirono l’esigenza di sviluppare
un importante discorso musicale cameristico
seguendo l’esempio delle più grandi orchestre
del mondo. Nel corso dei decenni il Quartetto
d’archi della Scala è stato protagonista
di importanti eventi musicali e registrazioni;
dopo qualche anno di pausa, quattro giovani
musicisti, già vincitori di concorsi solistici
internazionali e prime parti dell’Orchestra
del Teatro, decidono di ridar vita a questa
prestigiosa formazione, sviluppando le loro
affinità musicali già consolidate all’interno
dell’Orchestra, elevandole nella massima
espressione cameristica quale è il quartetto
d’archi.
Numerosi i loro concerti per alcune tra le
più prestigiose associazioni concertistiche
in Italia (MusicaInsieme a Bologna, Serate
Musicali, Società dei concerti e stagione
“Cantelli” a Milano, Associazione Scarlatti
a Napoli, Sagra Malatestiana a Rimini, Festival
delle Nazioni a Città di Castello, Settimane
musicali di Stresa, Asolo Musica, Estate
Musicale a Portoguaro, Festival Galuppi e
Teatro Malibran a Venezia, Ravenna Festival,
Amici della Musica di Palermo, Stagione del
Teatro alla Scala, Teatro Sociale a Como
ecc.) e all’estero (Brasile, Perù, Argentina,
Uruguay, Giappone, Stati Uniti, Croazia,
Germania, Francia, Austria ecc.).
Nel 2008 fanno il loro esordio, con un concerto,
al prestigioso Mozarteum di Salisburgo e
nello stesso anno ricevono il premio “Città
di Como” per i loro impegni artistici.
Hanno inciso per l’etichetta DAD, per la
rivista musicale Amadeus , per il giornale
“La Provincia” di Cremona dove hanno suonato
i preziosi strumenti del museo e per Radio
3; attualmente incidono per l’etichetta Foné.
Ha scritto di loro il M. Riccardo Muti: “..quartetto
di rara eccellenza tecnica e musicale,…..la
bellezza del suono e la preziosa cantabilità,
propria di chi ha grande dimistichezza anche
con il mondo dell’opera, ne fanno un gruppo
da ascoltare con particolare gioia ed emozione”.
 
|