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15 Settembre, 2002
Infiltrazioni della criminalità organizzata di Giuseppe Torchio.
Interrogazione in Provincia di Cremona per l’iscrizione all’O.d.G. del prossimo Consiglio Provinciale

Infiltrazioni della criminalità organizzata di Giuseppe Torchio.
Interrogazione in Provincia di Cremona
Interrogazione a risposta orale
per l’iscrizione all’O.d.G. del prossimo Consiglio Provinciale
Oggetto: infiltrazioni della criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta) nel territorio della provincia di Cremona
Recenti rapporti di diverse Direzioni Distrettuali Antimafia (DDA) certificano una progressiva e costante espansione delle attività mafiose nel Nord Italia. In particolare, da molti mesi si susseguono in Emilia Romagna - anche nelle vicine Piacenza e Parma - attività criminose che, seppure efficientemente contrastate dalle forze dell’ordine, lasciano intendere l’espansione territoriale organizzata delle peggiori organizzazioni criminali: mafia, camorra e ‘ndrangheta. L’operatività delle tre organizzazioni mafiose è stata riconosciuta nello scorso luglio dal Ministro Guardasigilli on. Alfano, il quale nella risposta ad una interrogazione parlamentare scrive che “si deve dare atto che è frequentemente segnalata (...) [nelle regioni del Nord Italia] l'operatività di elementi appartenenti ad organizzazioni di tipo camorristico, mafioso e di origine calabrese (`ndrangheta)”. Prosegue il Ministro: “Da tempo, nella regione sono attivi soggetti contigui al «cartello dei Casalesi» che hanno esteso i propri interessi in alcuni settori economici ed imprenditoriali. Il «clan dei Casalesi», le cui emanazioni rappresentano un pericolo per il comparto degli appalti pubblici emiliano, ha creato articolazioni operative dapprima per fornire supporto logistico ai latitanti e poi per agevolare penetrazioni finanziarie illecite nel mercato immobiliare e nelle gestioni d'impresa”.
La presenza delle diverse organizzazioni criminali è operativa nelle confinanti province dell’Emilia Romagna da diversi anni; le prime interrogazioni al Parlamento furono presentate dall’on. Franco Piro a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 mentre la preoccupazione per le infiltrazioni nell’area dell’hinterland milanese ha alimentato più di un atto di sindacato ispettivo a livello parlamentare. Anche a causa di una iniziale sottovalutazione del problema - trattandosi di fenomeni esogeni, che non coinvolgono le popolazioni locali neppure a livello di mera manovalanza - l’allarme delle popolazioni e delle stesse forze dell’ordine è scattato troppo tardi, quando già la longa manus delle mafie s’era posata non solo su traffici di natura illecita (prostituzione, spaccio di stupefacenti, etc.) ma anche sugli appalti per le opere pubbliche e su tutto quanto attiene all’edilizia ed alla costruzione.
Come metteva conto attendersi, la continua espansione delle mafie del Sud Italia non s’è lasciata arrestare dal confine padano: recenti, ma sempre più frequenti, cronache giudiziarie ci mostrano come a Cremona stia avvenendo ciò che pochi anni fa avvenne a Modena. Sequestri di beni, piccole attività criminose, o altri segni in sé non troppo preoccupanti, si sono rivelati nella città emiliana i primi sintomi di un cancro che ora minaccia di insidiare il tessuto economico e produttivo in maniera determinante.
Di fronte al precedente modenese, ed emiliano in generale, alcune recenti notizie di cronaca, apparentemente marginali ed estranee al nostro tessuto sociale ed economico non possono lasciarci indifferenti; devono invece suggerirci l’immediata azione di contrasto, prima che sia troppo tardi.
Ci riferiamo al sequestro di una dimora storica, a Robecco d’Oglio, in quanto appartenente al clan camorristico facente capo a Michele Zagaria (noto come uno dei trenta latitanti più pericolosi del Paese); alla confisca di una villetta appartenente a un condannato per mafia a Trescore Cremasco (dicembre 2009); ancor prima, all’arresto a Spino d’Adda di Orazio Antonio Picceri, trovato in un cascinale con una semiautomatica e centinaia di proiettili o a quello a Monte Cremasco di Salvatore Guerino, accusato di aver partecipato all’omicidio di Carmela Minniti, moglie del boss Nitto Santapaola. Inoltre, alcuni recenti episodi sembrano riconducibili a modelli usati dalla criminalità organizzata, e fanno pensare che vi possano essere infiltrazioni in questo senso: nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha arrestato una famiglia di imprenditori accusati di usura con vittime in ben 53 comuni del Cremasco tra il 2006 e il 2008; a Offanengo in una notte di fine novembre è stato appiccato un incendio che ha distrutto un Solarium in pieno centro; il 13 ottobre sulle rive del Serio sono stati trovati due contenitori contenenti fucili, pistole, munizioni, un caricatore e cartucce di un kalashikov oltre a una bomba “Ananas”, bomba a mano dagli effetti devastanti.
L’azione di contrasto è tanto più urgente allorché si consideri la mole di appalti (e subappalti) per opere pubbliche, relativamente alla costruzione delle nuove infrastrutture (Bre.Be.Mi, Ti.Bre, Cremona - Mantova, nuovo ponte sul Po, Paullese, etc.) o ai lavori connessi ad Expo 2015. Per quest’ultima iniziativa, il Presidente della Giunta Regionale, Roberto Formigoni, ha già chiesto l’istituzione di una “task force”, a seguito delle ripetute avvisaglie di infiltrazioni mafiose negli appalti.

Tutto ciò premesso,
ed alla luce di quanto accaduto - e qui riassunto - in Emilia, in Lombardia ed, in particolare, in provincia di Cremona;
In considerazione dell’avvenuta approvazione da parte del Ministero dell’Interno del Patto Provinciale per la Sicurezza, con Prefettura, Forze dell’Ordine, Provincia ed Enti Locali, con un impegno diretto del nostro Ente di 2,2 milioni di Euro e l’investimento cospicuo di alcune centinaia di migliaia di Euro, in aggiunta agli impegni nazionali da parte delle autorità locali per l’acquisizione di mezzi per il contrasto alla criminalità;
In considerazione della a suo tempo lamentata e già avvenuta riduzione degli organici delle Forze dell’Ordine in provincia di Cremona, a favore di Milano, dell’area metropolitana e delle zone ritenute a maggior rischio della Lombardia;
Si interpella l’Onorevole Giunta, per sapere
se Essa non ritenga di assumere informazioni, da riferire al Consiglio, sull’attuale situazione degli organici delle Forze dell’Ordine, e se non ritenga di riferire sul livello di integrazione tra i diversi Corpi di Polizia, le Polizie Locali e Provinciale nel nostro territorio, anche attraverso l’istituzione di un’ unica centrale interforze di cooordinamento degli interventi, in ragione degli organici disponibili e della maggiore prossimità al teatro degli eventi segnalati;
se a tuttoggi le questioni poste abbiano fatto oggetto di trattazione al Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, istituito presso la Prefettura, e se la Giunta Provinciale non ritenga di proporre di affrontare il problema delle infiltrazioni sul territorio della criminalità organizzata, concordando le strategie di contrasto, e di riferire delle informazioni ricevute e delle decisioni assunte gli organi elettivi e democratici della Provincia.
Giuseppe Torchio
consigliere provinciale
Cremona, 22 gennaio 2010

 


       



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