15 Settembre, 2002
3000 persone hanno visitato la chiesa di San Francesco
Grande successo della 18^ GIORNATA F.A.I. DI PRIMAVERA del 27 - 28 marzo 2010
3000 persone hanno visitato la chiesa di
San Francesco
Grande successo della 18^ GIORNATA F.A.I.
DI PRIMAVERA del 27 - 28 marzo 2010
Il complesso ospedaliero di Santa Maria della
Pietà, meglio noto come Ospedale Maggiore,
venne fondato nel 1450 per volontà di tutti
i ceti dirigenti cittadini che nell'assistenza
ai poveri esprimevano la coesione civica
di tutta la Communitas cremonese.
Il progetto di erezione dell'Ospedale trovò
sostegno nelle massime personalità dell'epoca:
il duca di Milano Francesco Sforza e la consorte
Bianca Maria Visconti, che gli assicurarono
protezione e autonomia, esentandolo da ogni
dazio e tributo, e il papa Nicolò V, che
con la bolla del 6 maggio 1451 autorizzò
l'accorpamento nel patrimonio del nuovo ospedale
di tutte le rendite e i beni dei vecchi luoghi
pii e delle confraternite benefiche operanti
in città e in provincia. Il pontefice, consigliando
di edificare il nuovo "ospitale"
a somiglianza degli ospedali - allora recenti
- di Santa Maria Novella di Firenze e di
Santa Maria della Scala di Siena, suggerì
di intitolare il nuovo ospedale cremonese
alla Beata Vergine Maria della Pietà. La
raffigurazione della Pietà fra due angeli,
che figura in un'elegante miniatura nella
pagina di apertura del Codice di fondazione
dell'Ospedale, divenne da subito simbolo
dell'istituzione, e tale rimase costantemente
nei secoli successivi e sino ai giorni nostri.
Le prime strutture dell'Ospedale grande cremonese
vennero create tra il 1451 e il 1480 nelle
vicinanze del preesistente grande complesso
monastico francescano, contemporaneamente
all'edificazione della chiesa di S. Sigismondo.
L'ingresso dell'ospedale quattrocentesco
corrispondeva probabilmente a quello dell'attuale
Centro culturale di Santa Maria della Pietà,
anche se la facciata originaria oggi non
esiste più. Al cuore della fabbrica, costituito
dalle infermerie ospitate in una struttura
a T, vennero presto aggiunte la farmacia
interna, le cucine, le dispense e il refettorio
collocati lungo l'attuale Via Aselli.
Andata in cri l'antica tradizione assistenziale
e caritativa risalente all'Alto Medioevo,
mentre ancora era in costruzione il grande
Ospedale Maggiore di Milano, il nosocomio
cremonese si pose subito, e ben oltre i propri
confini naturali, come una istituzione di
avanguardia orientata alla cura medica e
alla ricerca scientifica. L'attività del
nuovo ospedale si distinse non solo nel campo
delle cure mediche, ma anche in quello della
distribuzione di elemosine e dell'assistenza
ai poveri della città e ai fanciulli abbandonati
alla ruota.
Alla fine del XV secolo venne inoltre istituito
presso il nuovo ospedale il Monte di Pietà,
aperto a tutti coloro che necessitavano di
prestiti in denaro e che avrebbero altrimenti
rischiato di cadere vittime dell'usura.
Per oltre tre secoli, anche durante i successivi
dominii veneto, francese e spagnolo, l'Ospedale
di Cremona riuscì a mantenere la sua autonomia,
sia dalla giurisdizione ecclesiastica /anche
nell'epoca della Controriforma) che dal potere
statale, e i suoi antichi privilegi, quali
l'esenzione dal pagamento dei dazi e delle
decime.
Dopo le soppressioni ordinate dall'imperatrice
Maria Teresa d'Austria nel 1777, gli edifici
fin'allora occupati dai francescani furono
accorpati all'ospedale.
L'architettura conventuale ha lasciato la
gradita eredità di due chiostri quattrocenteschi
utilizzati come cortili interni ove i malati
potevano passeggiare. L'imponente chiesa
a tre navate dedicata a S. Francesco, edificata
verso la fine del Duecento, venne invece
trasformata, sotto la direzione del giovane
architetto cremonese Faustino Rodi, nella
sezione maschile della Facoltà di Medicina
Interna, un enorme padiglione di 178 metri
di lunghezza e 11 di larghezza articolato
in grandi camerate pavimenta in cotto e imbiancate
a calce.
Tutte le cappelle gentilizie poste a mezzogiorno
sul fianco della navata laterale vennero
demolite, ad eccezione della cappella della
Beata Vergine che venne utilizzata per creare
un passaggio sotterraneo, ancor oggi praticabile,
di collegamento tra la nuova area ospedaliera
e il vecchio nosocomio.
Sempre nel convento dei frati minori, all'estremità
settentrionale del complesso, trovò collocazione
il manicomio, che ospitava mediamente circa
duecento pazienti.
Nell'edificio originario dell'Ospedale sforzesco
continuarono ad essere ospitati la sezione
femminile, il brefotrofio, gli alloggi dei
medici, il laboratorio farmaceutico, la biblioteca,
i magazzini e le cucine.
L'imponente patrimonio di opere d'arte provenienti
dalla chiesa e dall'attiguo convento di San
Francesco venne presto disperso ed oggi lo
si può, in parte, ritrovare in alcune chiese
ed istituzioni della città, i due grandi
dipinti del Genovesino (L'ultima Cena e la
Moltiplicazione dei pani e dei pesci) che
ornavano il presbiterio della chiesa francescana
sono attualmente conservati nel Salone dei
Quadri del Palazzo Comunale.
Gli interventi di ristrutturazione effettuati
nel corso della seconda metà dell'Ottocento
non modificarono sostanzialmente la struttura
e l'articolazione del complesso dell'ospedale.
Nel 1918 venne aggregato all'Ospedale Maggiore
l'altro grande nosocomio esistente in città,
l'Ospedale Ugolani Dati, fondato nel 1603
dai frati Fatebenefratelli. Questo ulteriore
accorpamento mise però ancor più in evidenza
l'insufficienza della struttura del vecchio
Ospedale e la necessità, di cui si parlava
già da qualche decennio, di erigere una nuova
sede adeguata ai bisogni e ai progressi della
medicina. Sono di quegli anni proposte e
progetti di ristrutturazione, ampliamento
e anche di demolizione dell'antica chiesa
di S. Francesco: le esigenze di nuovi spazi
ebbero la meglio sulla conservazione del
monumento, cosicché nel 1925 si procedette
alla demolizione delle navate laterali dell'edificio
duecentesco e alla divisione in tre piani
della navata centrale.
Per la realizzazione del nuovo nosocomio,
localizzato in periferia, si dovette attendere
fino al 1970.
Da allora il vecchio ospedale è abbandonato
e divenuto ormai un bene sconosciuto alle
nuove generazioni dei cremonesi.
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