15 Settembre, 2002
Il 16 aprile la Cisl di Cremona festeggia i suoi 60 anni.
Nacque prima a Cremona che in Italia Il 16 aprile si ricorda la sua lunga storia
Il 16 aprile la Cisl di Cremona festeggia
i suoi 60 anni.
Nacque prima a Cremona che in Italia Il 16
aprile si ricorda la sua lunga storia
Il programma della giornata organizzata per
celebrare il 60° anniversario della Cisl
cremonese
prevede l’inizio dei lavori alle 14.30, alle
14.45 il saluto delle autorità e alle 15
l’introduzione
del segretario generale della Cislvdi Cremona,
Giuseppe Demaria.
Alle 15.30 interverrà il professor Aldo Carera,
docente all’Università Cattolica di Milano,
sul tema “La solidarietà del lavoro: alle
origini della Cisl cremonese”
Alle 16.15 si aprirà una tavola rotonda sul
tema “Dal patto colonico al nuovo modello
contrattuale”, coordinata dal giornalista
Costantino Corbari.
Interverranno Gigi Pettini, segretario generale
Usr Cisl Lombardia,
Domenico Pesenti, segretario generale Filca
Cisl nazionale,
Augusto Cianfoni, segretario generale Fai
Cisl nazionale,
Anna Trovò, segretario Fim Cisl nazionale,
Ermenegildo
Bonfanti, segretario generale Fnp Cisl nazionale.
Il termine dei
lavori è previsto per le 18. Sede degli eventi
è Palazzo Trecchi
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La Cisl compie 60 anni
Nacque prima a Cremona che in Italia Il 16
aprile si ricorda la sua lunga storia
Nacque prima a Cremona che in Italia, la
Cisl.
Precisamente, quattordici giorni prima di
quel 30 aprile 1950, quando in un’assemblea
al teatro Adriano a Roma fu costituita la
Confederazione
Italiana Sindacati Lavoratori.
Era il primo dopoguerra, la Democrazia Cristiana
avanzava a scapito delle sinistre.
Due mesi prima era nata la Uil e l’atto del
30 aprile contribuì a porre fine all’unità
sindacale della
Cgil.
Il 16 aprile, nel salone del Gruppo Artistico
“Leonardo” di Cremona, l’Unione Provinciale
Liberi
Sindacati e la Camera Sindacale di Cremona
si erano già unificate per dar vita all’Unione
Sindacale
Provinciale di Cremona, “aderente - si legge
nell’atto costitutivo - alla costituenda
Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori
(C.I.S.L.)”.
Nascita della Cisl Nazionale
Il 30 aprile 1950, in una Assemblea generale
a Roma, le organizzazioni sindacali di categoria
aderenti alla Libera CGIL, alla FIL (Federazione
Italiana dei Lavoratori) e all'UFAIL (Unione
federazioni autonome italiane lavoratori)
proclamavano la costituzione della CISL (Confederazione
italiana dei sindacati dei lavoratori) approvando
all'unanimità un documento fondamentale in
cui si richiamano le ragioni che avevano
portato a quella decisione, si proclamano
i diritti fondamentali dei lavoratori e si
illustrano gli obiettivi da raggiungere.
Nel successivo primo congresso della Cisl,
nel novembre del 1951, tale documento sarà
inserito a titolo permanente nel suo statuto
col nome di "Preambolo" e costituisce
tutt'oggi il suo manifesto politico.
La fondazione della CISL fu tenacemente perseguita
da Giulio Pastore, primo Segretario generale
della CISL, ex segretario generale della
Libera Cgil: un ex operaio tessile, fin da
giovane impegnato nelle lotte del sindacalismo
"bianco" sotto la guida di Achille
Grandi, finito più volte in prigione durante
il Ventennio per il suo intransigente antifascismo,
che aveva partecipato poi attivamente alla
Resistenza e quindi, nel 1945, alla fondazione
delle ACLI e della CGIL unitaria.
Egli era in Italia un acceso fautore di un
nuovo tipo di sindacalismo, libero e indipendente,
non confessionale e democratico, da contrapporre
al tradizionale sindacalismo politico della
CGIL, nell'obiettivo di raccogliere la maggioranza
dei lavoratori italiani sotto le bandiere
di un sindacato forte e combattivo, profondamente
legato alle moderne democrazie occidentali.
La scelta di Pastore e degli altri sindacalisti
veniva appoggiata dalle ACLI che, nel loro
congresso nazionale del settembre 1948, si
pronunciavano per un nuovo sindacalismo libero
e democratico. La Libera CGIL era nata il
16 ottobre del 1948, durante un'assemblea
generale a Roma di tutti i sindacati di categoria,
fondati dai lavoratori già aderenti alla
Corrente Sindacale Cristiana ed usciti dalla
CGIL unitaria dopo lo sciopero politico proclamato
il 14 luglio dalla maggioranza comunista
e socialista per chiedere le"dimissioni
del governo complice", a loro dire,
dell'attentato a Palmiro Togliatti, Segretario
del PCI. Questo episodio, vissuto dalla minoranza
cristiana come l'ennesima ingerenza politica
contro l'autonomia sindacale, rappresentava
la fine , dopo 3 anni di esaltante ma travagliata
convivenza, della prima ed unica esperienza
sindacale unitaria della storia italiana.
La rottura, che aveva profonde ragioni nella
concezione stessa dell'azione sindacale e
dei suoi strumenti, fu favorita ed esasperata
però dal clima di "guerra fredda"
che allora cominciava a segnare la vita sociale
e politica del nostro paese.
Nella primavera del 1949 anche le correnti
socialdemocratica e repubblicana uscivano
dalla CGIL unitaria con motivazioni analoghe
alla Corrente Sindacale Cristiana e fondavano
la FIL. La maggioranza del gruppo dirigente
della FIL confluiva successivamente nella
CISL mentre la minoranza, sostenuta dal partito
Repubblicano e da ampi settori del PSDI perseguiva
l’obiettivo di una terza confederazione sindacale
concretizzandolo nel marzo del 1950 con la
nascita della Uil, un'organizzazione che,
dopo un inizio incerto, raccolse a fine anni
'50 gran parte degli ex iscritti della FIL.
Nonostante la nettezza della scelta, nella
Libera CGIL, nella CISL, ma soprattutto nelle
ACLI e nel mondo cattolico restavano ancora
incertezze attorno all’identità del nuovo
sindacato: se confessionale e quindi cristiano,
come chiedeva Rapelli, o indipendente e democratico
come voleva Pastore. Non a caso Pastore figurerà
tra i promotori, nel dicembre del 1949, della
Cisl Internazionale, l’attuale centrale internazionale
dei sindacati democratici di tutto il mondo,
evitando di entrare nella CISC, oggi CMT,
l’internazionale dei sindacati cristiani,
fondata nel 1919 e a cui i sindacalisti "bianchi"
italiani avevano tradizionalmente aderito.
La CISL nasceva quindi raccogliendo il contributo
di una tradizione assieme cattolica e laica
e quindi come esperienza sindacale originale
e "non confessionale", ispirata
al nuovo unionismo anglosassone, emerso soprattutto
in Usa dopo la Crisi del 1929 e durante il
New Deal, pur reinterpretato in una realtà
economico-sociale e culturale profondamente
diversa, qual’era quella italiana del secondo
dopoguerra. Artefice primo di tale innovativa
rilettura dei nuovi compiti del sindacalismo
democratico nelle società avanzate, fu in
primo luogo Mario Romani, giovane professore
di storia economica dell'Università cattolica
di Milano, responsabile del settore Studi
e formazione della CISL per quasi un ventennio:
la linea sindacale della Cisl rappresentava
infatti una novità radicale per il nostro
paese e pertanto essa faticò molto, nei primi
anni, ad essere assimilata nell'arretrata
realtà sociale ed economica italiana, a cominciare
dal mondo del lavoro e dagli stessi quadri
sindacali, anche della Cisl.
Ciò comporterà un lungo periodo di gestazione,
perché quelle idee trovino una significativa
affermazione nella coscienza dei lavoratori
e degli stessi iscritti, contribuendo soprattutto
a superare la diffusa convinzione secondo
la quale l’azione sindacale sia inferiore,
quando non semplicemente subordinata, a quella
politica ed istituzionale.
Il nuovo modello proposto dalla Cisl è infatti
il primo nel nostro Paese ad individuare
nel metodo sindacale un’azione ed un insieme
di strumenti che possono ottenere, meglio
di altri, risultati importanti e cumulabili
per i lavoratori.
Al centro di questa concezione, già nei documenti
costitutivi della Cisl, c’è infatti l’idea
dell’autonomia del sindacato, fondata sulla
libera associazione dei lavoratori e intesa
come capacità di autogoverno della propria
rappresentanza e della propria linea d’azione,
evitando regolamentazioni di legge e condizionamenti
politici o comunque extra sindacali, pur
considerando fondamentale coniugare gli interessi
dei lavoratori con le esigenze di solidarietà
e di sviluppo generale del Paese.
La preferenza riservata all’azione contrattuale
rispetto alla tutela legislativa, la partecipazione
dei lavoratori, al pari degli altri soggetti
sociali, alla gestione dell'impresa e all’elaborazione
della politica economica del Paese, la ricerca
della presenza sindacale all’interno dei
luoghi di lavoro, il legame tra azione sindacale
e sviluppo produttivo, costituiscono le altre
idee di fondo del "sindacato nuovo".
Queste idee, unite alla convinzione della
superiorità della democrazia ai regimi totalitari,
di destra o di sinistra che fossero, della
valutazione del tutto positiva, e forse un
po’ troppo ottimistica, degli effetti sociali
provocati dallo sviluppo dell’industrializzazione,
del sindacato come fattore importante di
modernizzazione, costituiscono la concezione
di cui la Cisl si farà portatrice dentro
l’esperienza sindacale in Italia.
Fonte Cisl
 
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