15 Settembre, 2002
AGHANISTAN VIA DALLA GUERRA PER COSTRUIRE LA PACE
Ieri sulle strade di pace della Marcia Perugia-Assisi oggi il dolore per una nuova tragedia della guerra
Ieri sulle strade di pace della Marcia Perugia-Assisi
oggi il dolore per una nuova tragedia della
guerra
AGHANISTAN VIA DALLA GUERRA PER COSTRUIRE
LA PACE
Era il 2006 quando l’Arci, insieme ad altre
associazioni, ad accademici, esperti e operatori
dell’informazione promosse "Afgana -
un percorso per la pace e la giustizia per
l’Afghanistan".
L’appello conteneva un piano serio e fattibile
finalizzato a realizzare in tempi brevi una
forte iniziativa ONU per garantire la protezione
dei civili e un processo di pace partecipato
e inclusivo.
Sono passati quattro anni. I paesi occidentali,
insieme con l’Italia, hanno preferito proseguire
sulla strada di un intervento militare subalterno
alla guerra aperta ai talebani condotta dagli
Stati Uniti.
Ieri, con il popolo della pace, abbiamo marciato
insieme a esponenti della società civile
afgana da Perugia ad Assisi. E con convinzione
oggi rilanciamo l’appello che arriva dalla
Tavola della Pace:
"La guerra che stiamo conducendo in
Afghanistan ci ha restituito questa mattina
altri corpi straziati di soldati italiani.
Altri morti, altri feriti, altro dolore,
altro sangue che costringono tutti a riaprire
gli occhi su questa tragedia.
La morte, il dolore e il sangue scorrono
tutti i giorni in Afghanistan ma a noi (ai
nostri media, prima di tutto) fa impressione
solo il sangue italiano. Ed è una vergogna
che si aggiunge alla vergogna della guerra.
Di questa guerra gli italiani non sanno quasi
nulla.
Qui in Italia, nelle retrovie della guerra,
siamo sottoposti al ferreo regime della censura.
Qui (come in nessun altro paese al mondo),
dall'11 settembre 2001 è persino vietato
chiamare le cose con il loro nome.
L'espressione "guerra in Afghanistan"
è bandita. Ma tutto questo non ci aiuta a
capire cosa dobbiamo fare.
"Qualsiasi propaganda a favore della
guerra deve esser vietata dalla legge. Qualsiasi
appello all'odio nazionale, razziale o religioso
che costituisca incitamento alla discriminazione,
all'ostilità o alla violenza deve esser vietato
dalla legge."
Articolo 20 del Patto Internazionale sui
Diritti Civili e Politici (ratificato dall'Italia
nel 1977)
Il dolore dei familiari dei soldati uccisi
e l'angoscia di quelli feriti gravemente
è anche il nostro.
E' un dolore forte che ci deve spingere a
fare qualcosa in più per fermare e non continuare
a combattere questa guerra.
I nostri giovani soldati muoiono perché il
governo continua a scaricare sui militari
il compito di risolvere un problema che i
militari non hanno nessuna possibilità di
risolvere.
Per questo il mostro della guerra continua
da nove anni a fare stragi di vite umane,
di legalità, di diritto e di diritti.
L'Italia deve uscire da questa guerra. Subito.
L'Italia deve abbandonare la via della guerra
e impegnarsi a costruire un'alternativa politica
alla guerra senza limiti.
L'exit-strategy è una sola: dobbiamo passare
dall'impegno militare ad un impegno politico
e civile a fianco delle popolazioni vittime
decennali della guerra, dell'oppressione
e della miseria.
Dobbiamo sostenere la società civile afgana
che s'impegna per il rispetto dei diritti
umani, la ricostruzione e la riconciliazione,
la più importante leva della democrazia in
Afghanistan.
Dobbiamo aumentare decisamente gli interventi
di cooperazione con l'obiettivo di rispondere
ai bisogni vitali della popolazione.
Ce lo hanno chiesto in questi giorni a Perugia
anche Najla Ayubi coordinatrice dell'Afghan
Woman Network e Abdul Khalil Narmgui, presidente
di un'associazione di giornalisti afgani.
Con loro abbiamo marciato ieri da Perugia
ad Assisi e oggi non possiamo stare zitti.
Al Parlamento chiediamo di convocare subito
una seduta straordinaria dedicata alla guerra
in Afghanistan, alla revisione della politica
dell'Italia e delle iniziative urgenti da
assumere a livello nazionale e internazionale.
Alla Rai, servizio pubblico, e a tutto il
mondo dell'informazione, chiediamo di organizzare
un serio dibattito sulla guerra in Afganistan
per aiutare gli italiani a capire cosa è
accaduto, cosa sta succedendo e come si può
fare per evitare di continuare a piangere
inutilmente.
Chiediamo che a parlare e a scegliere non
siano invitati solo i militari e i cosiddetti
"esperti", ma anche i costruttori
di pace, quelli che ieri hanno partecipato
alla Marcia per la pace Perugia-Assisi, quelli
che lavorano tutti i giorni per evitare queste
inutili stragi".
fonte: Arci Cremona
 
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