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15 Settembre, 2002
Contro il patriarcato
Comunicato della Federazione della Sinistra sui funerali ai feti abortiti

Contro il patriarcato
Comunicato della Federazione della Sinistra sui funerali ai feti abortiti
Non passa giorno che un marito, un compagno, un padre, un amico, un vicino di casa, un fidanzato non decida di interrompere volontariamente non una gravidanza alla terza settimana ma la vita di una donna, di solito quella della propria compagna o ex compagna, la donna che si dichiara di amare o di aver amato alla follia. Una legge non scritta sembra regolare questa cadenza tragica e inesorabile che segna troppo spesso in modo irreversibile la vita di tante donne. E’ la legge del patriarcato che non ammette deroghe e discussioni; colpisce, copre e giustifica i delitti contro le donne in qualunque contesto essi vengano perpetrati, qualunque siano la cultura, le condizioni sociali e materiali di vita, il credo religioso, la classe sociale di appartenenza dei carnefici e delle vittime. Le “ragioni” addotte per giustificare le violenze anche psicologiche e gli omicidi sono tante ma non sentite come obbligatoriamente da ricercare. In fondo non servono: la cultura patriarcale non è avvezza alle analisi, a guardarsi dentro e a mettersi seriamente in discussione. La violenza e’ la dimostrazione a se stessi e agli altri di essere ancora in grado di controllare chi continuamente sfugge ed è irriducibile. E’ la vendetta di una cultura che non può accettare il diritto all’autodeterminazione delle donne, la libertà sessuale delle donne, ma anche la libertà di decidere quando essere madri, la libertà di decidere di non essere madri, la libertà di considerare se l’essere madri sia compatibile o no col proprio specifico essere donna, la capacità di ricondurre all’unità l’essere donna non separando o delegando ad altri il controllo sul proprio corpo.
La volontà, la salute e l’integrità sia fisica che psichica della donna devono precedere qualunque altra considerazione. L’interruzione volontaria di gravidanza, che piaccia o no, è un diritto delle donne, conquistato con decenni di lotte e come tale va garantito. Le strutture sanitarie pubbliche devono assicurare a tutte l’esigibilità di questo diritto e accompagnare e sostenere le donne nella scelta più adeguata, nel rispetto della storia e del vissuto di ciascuna, fornendo il servizio più adeguato, più sicuro e le tecniche più avanzate e meno invasive. Le amministrazioni locali devono tenere sempre ben presente il tessuto laico di cui sono costituite secondo il quale permeare la propria azione rivolta al bene di ogni cittadino, non dimenticando mai la grande responsabilità che hanno rispetto alla salute di tutti e tutte. Avvallare e sostenere pratiche confessionali da parte di chi ricopre istituzioni e cariche pubbliche elettive non è affatto un buon modo per interpretare il proprio ruolo ed è odiosamente irrispettoso nei confronti di tutti i cittadini e le cittadine che da quelle istituzioni dovrebbero essere e sentirsi rappresentati. Quello che oggi non si può più negare alle donne, perché se lo sono conquistato, glielo si rinfaccia attraverso pratiche violentemente e fintamente compassionevoli e attraverso la pubblica e ostentata condanna sociale e morale. Cos'altro sarebbe se non questo la pratica di seppellire dei feti abortiti? Un rito confessionale che serve a condannare, non a salvare, a giudicare cosa è bene cosa è male, secondo i parametri di una verità presuntuosamente considerata valida per tutti. “Se non sei madre non sei donna fino in fondo – dicono questi ben pensanti - ma se vuoi essere madre non puoi decidere come e quando esserlo. Se l’”errore” succede - ben ti sta! perché tutto va fatto e accettato secondo quanto stabilisce madre natura o il padre eterno - non puoi abortire e se lo fai lo devi fare di nascosto a rischio della vita”; “se invece una sciagurata legge di uno sciaguratamente laico Stato ti permette di abortire - continuano gli inflessibili maestri - lo puoi fare però solo sottoponendoti ad intervento chirurgico possibilmente doloroso” - magari chissà dopo quanto peregrinare da struttura a struttura ospedaliera cercando un medico non obiettore! Se invece nonostante tutti gli intralci e le burocrazie riesci purtroppo ad abortire ciò che era tuo ed hai consapevolmente rifiutato diventa di proprietà esclusiva di altri che vi impongono il proprio sigillo di sacralità e di verità per condannarti definitivamente davanti alla società come assassina e sacrilega.
Quello che la donna ha consapevolmente e spesso dolorosamente deciso le torna sbattuto in faccia a perenne rimorso ed onta per ricordarle che nonostante tutto c’è qualcosa più importante di lei, che viene prima di lei e indipendentemente da lei. E qui il cerchio “virtuoso” del patriarcato si chiude di nuovo esultante per aver riportato sotto controllo chi ha osato praticare la libertà.

Le donne della Federazione della Sinistra - Rifondazione comunista Cremona
Federazione della Sinistra - PRC
via Cavitelli 4, 26100 Cremona
tel. 0372-452702
rifondazionecr@fastpiu.it

 


       



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